Anima, corpo, relazioni. Storia della filosofia da una prospettiva antropologica. 3. periodo contemporaneo, a cura di Massimiliano Marianelli e al., (Roma, Città Nuova 2022)

Ci sono figure che, pure pienamente immerse nello spirito del loro tempo  e in quell’’inferno del reale’ che è stato il primo Novecento, per parafrasare un’espressione di Simone Weil che lo ha spietatamente interrogato senza mentire su di esso,  ne hanno saputo trarre delle indicazioni utili per ivi ‘cercare e riconoscere’ qualcosa che ‘non è inferno’ e di ‘dargli spazio’ come afferma Italo Calvino in La città invisibile;   ma è frutto di una pratica di pensiero non scisso dalla condizione umana e basato sullo sguardo attento e vigile teso a vedere i fatti del mondo  con ottiche diverse senza  aver chiuso ‘gli occhi davanti all’orribile realtà’ e col dare così il dovuto ascolto, come ha scritto  Franz Rosenzweig in  La stella della redenzione  del 1921 e nel poema del 1918  Il grido, al ‘grido’ d’aiuto che viene fuori dai problemi reali dell’umano e ritenuto  ‘in grado di squarciare il cielo’ per la radicalità degli eventi di cui è portatore, aspetto preso in esame nel recente volume a più voci  Il grido  con scritti di Massimo Donà, Pasquale Ferrara e Piero Coda (a cura di A. Clemenza e M. Martino, Roma, Città Nuova 2022). E nello stesso tempo alcune figure, pur appartenendo a mondi culturali diversi, hanno saputo trasformare questo ‘grido di suprema disperazione’ in ‘principio di uno stadio muovo del filosofare’ col ‘superare l’inerzia della legge d’identità’ che ha avvolto spesso l’io nel suo ‘stare sulla riva del nulla’,  come ha scritto magistralmente ad esempio Pavel Florenskij in  La colonna e il fondamento della verità; a simili punti di vista e per altre vie sono pervenute delle figure femminili francesi come Hélène Metzger (1889-1944, Hélène Metzger: la complessità come rimedio razionale, 20 agosto 2020) e Simone Weil che ci hanno proposto rispettivamente dei veri e propri ‘rimedi razionali’ per nuove e sempre più necessarie forme di enracinement, di cui si sente a più livelli un impellente bisogno date le poste in gioco dell’oggi alle prese con problemi inediti di portata mondiale da richiedere in ogni campo figure ‘anabattiste’, come le chiamava Gaston Bachelard, in grado  di abiurare le categorie esistenziali e concettuali  del passato e di mettere in campo nuove strategie cognitive.

In tali percorsi si possono trovare strategie di  pensiero  per “riconoscere l’umano” ed il “senso dell’umano” con le sue specificità, come scrive Massimiliano Marianelli, non  a caso autore di diversi studi su Simone Weil (Per un umanesimo dell’entre, 14 luglio 2022), nell’introduzione al terzo volume di una forma particolare di manuale  di storia della filosofia dal significativo titolo  Anima, corpo, relazioni. Storia della filosofia da una prospettiva antropologica, a cura anche di L. Mauro. M. Moschini e G. D’Anna (Roma, Città Nuova 2022). Questo poderoso lavoro, grazie alla collaborazione di numerosi studiosi, viene innanzitutto a colmare una lacuna in campo storiografico col dare alla questione antropologica  un ruolo trainante nell’interpretazione di momenti e autori che hanno costellato la storia della filosofia sin dall’antichità; e l’intera strategia che lo sorregge per “ritrovare l’umano”, come risulta chiaramente nel terzo volume dedicato al mondo contemporaneo col dare il dovuto spazio a figure e momenti assenti in altri analoghi progetti editoriali, è rappresentata dall’”istanza di una ricerca delle origini”, aspetto ritenuto  “estremamente attuale per le aperture che il nuovo millennio filosofico deve ancora accogliere”. Ed una strada,  intravista da Marianelli e ricavata dal suo lungo abbeverarsi a quella vera e propria fonte di Siloe un po’ per tutti che è Simone Weil , è quella basata sull’”entre: la via di un pensiero che accoglie la polarità”; tale scelta permette di “tornare a pensare la relazione”, di superare i diversi dualismi di certo pensiero moderno che vedeva in essi  “l’exit strategy a situazioni complesse”  e non più in grado di far fronte alla “complessità, di cui la contemporaneità fa costantemente esperienza” da abitare pienamente “puntando al faticoso ritrovamento del senso originario del pensare”.

L’aver attraversato, da parte di Simone Weil le tragiche vicende del primo Novecento col diventarne ‘un cuore pensante’, ha permesso di cogliere da parte di Marianelli e degli altri studiosi  quella ivi implicita “tensione che è alle origini del pensare” vista fortemente presente  “negli esiti ultimi” del pensiero odierno dove si stanno “intraprendendo nuove vie, incentrate su una filosofia della mediazione o della relazione”, ritenuta foriera di “prospettive ancora da indagare”; e questa scelta teorico-esistenziale di fondo  e di natura antropologica tout court  si avvale della strategica idea weiliana di metaxu e di ‘tra’ rivisitata recentemente da parte di Emmanuel Garabellieri (Il volto di un pensiero ‘sur la page’: Simone Weil, 28 luglio 2022), che permette da una parte di vedere l’uomo  “al centro di indagini sempre più diversificate e raffinate” che vanno dalle scienze umane alle scienze naturali, dalla letteratura alla teologia e al cinema, e dall’altra di “leggere una realtà sempre più complessa” e “le  attuali, spesso drammatiche, esperienze che caratterizzano la contemporaneità” irriducibili a punti di vista normativi e unilaterali.

Anima, corpo, relazioni  si distingue per aver visto nel Novecento e nell’oggi   certamente  un  vasto e a volte contraddittorio ‘campo di battaglia’ di idee (Il Novecento: anche ‘campo di battaglia’ di idee, 5 agosto 2021), ma interrogate ermeneuticamente  per evidenziare dell’uomo la sua ricca “rete di relazioni”, affrontate sul piano epistemologico ed etico-politico,  il suo occupare “uno spazio relazionale da abitare -metaxu, ‘tra’ che ci comprende da sempre in quanto esseri umani”. In tale contesto, oltre all’analisi di figure e correnti più note interrogate in tal senso come ad esempio Bergson,  Frege, Russell e Wittgenstein col fare intravedere aspetti rimasti a volte in ombra e presenti in altre storie del pensiero filosofico e scientifico ed interrogate secondo altre preoccupazioni teoretiche, vengono prese in esame autori e momenti che spesso non hanno trovato e non trovano posto in lavori di impronta storiografica; ma interrogati con l’ottica del ‘tra’ e con la sua piena metabolizzazione in campo antropologico, ricevono ad esempio attenzione  i francesi  Alain, Teilhard de Chardin,  Simone Weil, Bachelard, Ricoeur, Nancy, Marion, Serres, Derrida, Lacan, Henry, Levinas, Deleuze e Kristeva, pensatori tedeschi come Rosenzweig e l’italo-tedesco Guardini oltre a Gadamer, teologi come Barth, Newman, Balthasar, Bonhoeffer, Rahner e Lonergan, figure spagnole come la Zambrano, Ortega Y Gasset e De Unamuno,  gli italiani Del Noce, Martinetti, Rigobello, Sciacca, Pareyson e Paci, e poi  Polanyi, Patoćka, Honneth, Taylor, Bespaloff, Jonas, Fanon, Rawls, Sen, Atlan e altri.

Ampio spazio viene dato ai “rapporti tra filosofia, arte e umanesimo” col prendere in esame Dostoevskij, Bulgakov, Camus,  Borges, e ai contributi di alcuni registi come Dreyer, Bergman, Tarkovskij e Kieślowski grazie alle loro non comuni “riflessioni sull’esistere”; vengono poi approfonditi gli apporti dati da altri tendenze  come lo spiritualismo, il personalismo, il neo-kantismo, lo strutturalismo, lo spinozismo nella filosofia francese contemporanea e nella biologia, la psicoanalisi, la fenomenologia, la filosofia del linguaggio, la filosofia dialogica, “le vie della mistica contemporanea”, gli sviluppi della filosofia analitica. Vengono percorsi dai vari studiosi altri settori di indagine che hanno contributo a dare ulteriore rilevanza alla questione antropologica come la filosofia pratica, le teorie femministe, il cosmopolitismo,  la filosofia della liberazione ed il pensiero decoloniale, la questione del rapporto mente-cervello e anche nel dibattito contemporaneo ”tra neuroscienze e nuove vie della psicoanalisi”, “le nuove versioni dell’argomento ontologico”, “la questione dell’umano nella filosofia anglosassone e americana”, l’ontologia trinitaria, la bioetica, “l’essere umano, la tecnologia e la rivoluzione dell’informazione”, il rapporto tra morale e diritto, l’Antropocene e la questione ecologica, il dibattito su filosofia ed economia e su economia e valori,  i beni relazionali nella riflessione sociologica, il capability approach,

Questo ricco e articolato percorso, corredato anche da una finale bibliografia per approfondire il tutto, ci inoltra così in un vasto campo dominato da diversi approcci e tendenze che, pur sembrando tra di loro eterogenei, ci consegnano un non comune affresco critico delle questioni cruciali della contemporaneità avvertite in tutta la loro cogenza; ed è la chiave ermeneutica del ‘tra’ con le sue poste in gioco non solo di ordine teorico, che  obbliga a mettere al centro delle nostre preoccupazioni le relazioni in modo strutturale e non più in modo accessorio, come avverte Massimiliano Marianelli nei suoi diversi contributi che arricchiscono il terzo volume di Anime, corpo, relazioni. In tal modo esse ci appartengono, vanno ‘abitate’, vissute nella loro integralità senza ‘mentire’ sulla loro realtà e se ben individuate, con l’esercizio continuo del pensiero razionale con l’aiuto indispensabile delle diverse scienze  e  debitamente  ‘attendendole’ per usare delle espressioni di Simone Weil, devono entrare a far parte del nostro patrimonio cognitivo-esistenziale. La riflessione filosofica che ne prende atto deve farle diventare concreti ‘luoghi dell’intelletto’ e deve lavorare, come ha scritto Michel Serres in più occasioni grazie e  non a caso alla conoscenza del pensiero della Weil, a gettare le basi di quella che ha chiamato ‘nuova analitica trascendentale delle relazioni’; essa è ritenuta necessaria per poter mettere in atto come conseguenza un pensiero-azione in grado di generare nuove attitudini esistenziali e per poter essere, per parafrasare  Kant, dei ‘nuovi Adami sulle sponde del Rubicone’ alle prese sempre più con i diversi bisogni di ‘radicamento’, aspetto questo dell’umano ritenuto da Simone Weil uno dei più importanti anche se poco riconosciuto come tale, e fatto sottolineato in particolar modo da Massimiliano Marianelli nel ricco capitolo a lei dedicato.

Tale svolta imperniata sullo strutturale ‘riconoscimento dell’umano’ si rivela più in grado di affrontare le cruciali problematiche che ci attendono e avviare dei percorsi  per un ‘nuovo Antropocene’ da più parti auspicato col costruire delle indispensabili “prospettive etiche sul futuro della terra” come viene affermato in Anima, corpo, relazioni. I tre volumi ci offrono nel loro complesso una impresa collettiva di pensiero-azione orientata  “a proseguire l’umano”  a partire dallo scovarlo  in ogni “produzione spirituale” dove prende corpo dalla  ricerca filosofico-scientifica  al mito, alla poesia e all’arte; essi ‘fanno tesoro’ in senso biblico dei Proverbi di quel dono che è la relazione conquistato con una ragione aperta alle diverse dimensioni umane e sempre protesa a ripensare se stessa.   Tale categoria di pensiero nel suo presentarsi programmaticamente come entre, ‘tra’ e metaxu, emersa grazie al non comune approfondimento di alcuni punti forti del percorso di Simone Weil, da un lato ha permesso questo singolare approccio storiografico che viene ad arricchirne i percorsi; e dall’altro soprattutto sul terreno teoretico, in quanto ogni sana impresa di carattere storico ha dentro di sé un nucleo concettuale di fondo che l’ha generata,  aiuta a  rendere sempre più strettamente intrecciate le kantiane dimensioni umane, quelle della conoscenza, della responsabilità e della speranza che, separate e rese incommensurabili da filosofie dalla vista corta e pratiche di vita ad esse collegate, hanno portato a misconoscere la complessità dell’umano sino a produrre quella che con Jean Petitot si può chiamare sua ‘catastrofe razionale’.

E Anima, corpo, relazioni col suo carico ‘rivelativo’, nel senso di Raimon Pannikar, può essere indicato come un percorso orientato a stringere una nuova e strategica alleanza basata sul ‘tra’ dove ogni dimensione  si avvale dei valori veritativi delle altre per rigenerarsi col mettere in atto nuovi processi  e ‘continuare l’umano’; e anche  se il cammino dell’uomo è lastricato da errori e catastrofi nel comportarsi spesso da homo demens a dirla con Edgar Morin, ci sono dei  momenti in cui riprende nelle sue mani il corso degli eventi col ri-radicarsi grazie al riconoscimento di quel ‘fuoco della verità’ che ribolle nelle sue vene, come ha scritto Pavel Florenskij di se stesso.


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Mario Castellana, già docente di Filosofia della scienza presso l’Università del Salento e di Introduzione generale alla filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari, è da anni impegnato nel valorizzare la dimensione culturale del pensiero scientifico attraverso l’analisi di alcune figure della filosofia della scienza francese ed italiana del ‘900. Oltre ad essere autore di diverse monografie e di diversi saggi su tali figure, ha allargato i suoi interessi ai rapporti fra scienza e fede, scienza ed etica, scienza e democrazia, al ruolo di alcune figure femminili nel pensiero contemporaneo come Simone Weil e Hélène Metzger. Collaboratore della storica rivista francese "Revue de synthèse", è attualmente direttore scientifico di "Idee", rivista di filosofia e scienze dell’uomo nonché direttore della Collana Internazionale "Pensée des sciences", Pensa Multimedia, Lecce; come nello spirito di "Odysseo" è un umile navigatore nelle acque sempre più insicure della conoscenza.