Ci sono ancora Donne che desiderano partorire con dolore, come se la sofferenza avvalorasse la maternità. A sfatare questo luogo comune, figlio di un retaggio culturale ormai anacronistico, è il Dott. Luigi Rizzi, anestesista e rianimatore presso l’Ospedale Bonomo di Andria, che ci illustra i benefici del progetto di partoanalgesia della BAT (di cui è responsabile), una tecnica epidurale grazie alla quale la partecipazione della Donna al travaglio non viene minimamente intaccata.

Che cosa si intende per parto in analgesia?

La partoanalgesia o parto indolore, è una tecnica ormai consolidata che consiste nell’inserimento di un sottilissimo cateterino nella colonna vertebrale della partoriente in fase di travaglio attivo, in maniera assolutamente indolore, attraverso il quale somministrare farmaci a concentrazioni molto basse tali da attenuare di molto il dolore delle contrazioni uterine senza interferire con la sua capacità di spinta nella fase espulsiva del feto.

Quali sono i pro e i contro di questa tecnica epidurale?

Il vantaggio maggiore, oltre all’attenuazione del dolore da travaglio, come già accennato, è quello di rendere più confortevole e meno stressante questa fase per la donna. La ridotta percezione del dolore riduce il rilascio di sostanze nel sangue che aumentano la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca oltre all’aumento della frequenza respiratoria, tutte condizioni sfavorevoli soprattutto per il nascituro. I contro sono legati essenzialmente a errori nell’esecuzione della tecnica e sono rarissimi. Comunque le donne vengono visitate dall’anestesista circa un mese prima dell’ipotetica data del parto e se sussistono delle particolari patologie (per esempio alterazioni della coagulazione del sangue) vengono escluse dalla partoanalgesia. In sintesi tutto viene fatto in estrema sicurezza.

Ci sono donne che desiderano partorire con dolore, come se la
sofferenza avvalorasse la maternità. Teoria fondata o retaggio
culturale?

Assolutamente infondata perché la partecipazione della donna al travaglio non viene minimamente intaccata. Purtroppo molte donne continuano a farsi influenzare dalle dicerie e dai “sentito dire” di conoscenti e parenti ancora legati a certe credenze che non hanno alcun fondamento

Quali sono state, negli ultimi tre mesi, le migliorie apportate, in
questa direzione, dai Nosocomi della BAT?

Tre mesi sono troppo pochi per trarre delle conclusioni: al momento ci conforta la soddisfazione delle donne (oltre 100) che hanno usufruito di questa tecnica. Si spera nel futuro di incrementare la percentuale delle partorienti che accettano di sottoporsi alla procedura e di ridurre o eliminare quella mobilità passiva dal momento che molte donne decidevano di partorire presso strutture fuori provincia proprio per assenza di un servizio di partoanalgesia nella BAT.