ETERNA INCOMPIUTA

Mercoledì 10 aprile si è tenuto ad Andria un convegno dal titolo “La democrazia che verrà: trasformazioni democratiche per una scelta consapevole” ospite l’Arcivescovo di Catania S.E. Mons. Luigi Renna durante il quale si è discusso sulla natura democratica del nostro corpo sociale, sul fallimento dei partiti e sulle mancate possibilità di riorganizzare il paradigma della partecipazione.

Giovedì 11 aprile è andata in onda su LA7 una puntata del programma Piazza Pulita condotta dal giornalista Corrado Formigli durante il quale, tra i vari ospiti, sono intervenuti, il prof. Luciano Canfora e il giornalista Paolo Mieli. Sono stati affrontati diversi temi tra i quali la libertà di stampa e l’eventuale pericolo del ritorno o del prevalere di derive fasciste.

Due momenti molto interessanti sia per le tematiche che per gli interventi di autorevoli ospiti.

Nel primo si è posto l’accento sulla più autentica tradizione democratica, con molti riferimenti  soprattutto all’enciclica “Fratelli Tutti” di Papa Francesco. È stata introdotta una riflessione sulla democrazia efficiente e sulla democrazia delegata.

Nel programma di LA7, tra le tante tematiche affrontate, si è discusso del possibile e sempre presente pericolo del ritorno del fascismo. È emerso come il fascismo, il liberismo e il socialismo, siano tensioni sempre presenti nell’animo umano. Quasi che gli uomini potessero appartenere all’una o all’altra inclinazione o al contrario che nell’animo di ognuno di noi coesistano i tre germi.

Prendendo spunto da questi due eventi vorrei poter aggiungere alcune riflessioni come contributo  per mantenere vivo l’interesse su un tema quanto mai attuale e necessario.

Nei millenni molti e autorevoli filosofi, uomini di governo, e religiosi ci hanno preceduto nella disamina sulla democrazia. Gli esempi possono essere tanti, solo per citarne alcuni:

Aristotele: come sta a noi fare il male così sta a noi fare il bene (come scelta consapevole delle proprie azioni)

“Gli inferiori si ribellano per ottenere l’uguaglianza e coloro che hanno ottenuto l’uguaglianza si ribellano per ottenere dei privilegi”.

  1. Churchill “La democrazia è la peggior forma di governo, dopo tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora”.

“Il politico diventa uomo di stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni.”

Don Lorenzo Milani: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia”.

Sono decenni che si afferma da più parti che il problema è costituito dalla crisi di partecipazione democratica e dall’assenza di sovranità popolare. Ogni istituto politico-decisionale è riservato ad élites che col passare degli anni diventano sempre più ristrette, quasi a voler sancire che il processo decisionale è di per se elitario, oligarchico. Ogni organo di democrazia rappresentativa è, di fatto, esautorato. È proprio questa, oggi, la principale emergenza politica e sociale: la crisi o l’assenza di democrazia reale, di una politica partecipativa estesa alle masse popolari e alle classi subalterne.

Lo stesso Parlamento non legifera più delegando, il più delle volte con decreti legislativi e decreti legge, il suo compito al Governo. Spesso delega lo stesso potere alla commissione parlamentare in sede legiferante che in maniera proporzionale rappresenta il Parlamento. Inoltre lo delega, attraverso il referendum, direttamente al popolo.

Un parlamento svogliato, un popolo svogliato. Tranne accorgersi, quando è troppo tardi, di aver corroso e minato la democrazia e aver preferito delegare a uomini soli il comando di una nazione. È successo in Italia, succede nel mondo e potrebbe sempre accadere di nuovo. I fatti internazionali di questi giorni lo dimostrano.

Le esperienze partecipative vissute in un passato relativamente recente, ci mostrano che non si tratta affatto di un’utopia astratta la costruzione più alta della democrazia.

Ma occorre prendere coscienza che la sua deriva populista e autoritaria è sempre in agguato.

Molto dipende dalla capacità e volontà di mobilitazione e gestione collegiale dei soggetti protagonisti della vita politica. Se ciascuno di noi si rifugiasse nella sfera esistenziale privata, sarebbe solamente un avaro egoista.

La crisi della democrazia è direttamente proporzionale all’avanzata della oligarchia soprattutto quando i popoli non riescono ad uscire dalla loro zona di confort e, deresponsabilizzandosi, delegano l’esercizio della democrazia a pochi eletti, soggetti poco rappresentativi del consenso, ma che sanno fare tesoro, a loro vantaggio, della scarsa voglia di impegnarsi dei più. Perché impegnarsi a costruire e mantenere la democrazia costa sacrificio, rinunce e sconfitte. A questo non siamo più “allenati”.

È interessante riflettere anche sul rapporto tra la democrazia e il fattore tempo. Il tempo trascorso dall’approvazione della Costituzione e il tempo che trascorre tra una competizione elettorale e la successiva. Basti pensare all’art. 1 Cost. “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Mutuando concetti di finanza pubblica è come se avessimo accumulato nel tempo, dal 1948 ad oggi, uno stock di debito di democrazia rispetto ai nostri padri costituenti, e ad ogni competizione elettorale accumulassimo un deficit di partecipazione, rispetto alla precedente, e quindi un ulteriore debito di democrazia. Pertanto è necessario poter misurare il tasso di realizzazione della democrazia nei diversi tomi temporali.

Il diritto di voto inizialmente riconosciuto solo agli uomini, poi alle donne, è stato successivamente esteso ai diciottenni. Oggi giorno occorre ampliare la base di voto, per ampliare la partecipazione attiva, ad altre categorie di soggetti ad esempio ai sedicenni.

La partecipazione sollecitata solo in occasione delle competizioni elettorali diventa solo merce di scambio, azione di marketing elettorale. Occorre che invece sia mantenuta sempre attiva attraverso i partiti e altri organismi collettivi.

Molto dipende da quanto in un determinato momento storico e da quanto in un dato momento elettorale si riesce a mantenere alto il tasso di realizzazione della democrazia.

La democrazia è un bene comune, è benessere sociale, vive dei comportamenti dei singoli cittadini che esercitano diritti non solo per sé, ma sono chiamati ad adempiere a doveri di cittadinanza.

Una delle caratteristiche della democrazia è quella di misurarsi costantemente il suo grado di realizzazione attraverso le elezioni, la partecipazione, l’allargamento del consenso popolare.

Sarebbe opportuno finanziare i partiti non più sulla base della rappresentatività e delle tessere, ma con criteri nuovi, sulla base delle sedi aperte e delle attività svolte certificate da un organismo comunale (dirigente, segretario generale o una commissione). Far funzionare le consulte comunali, lasciate per anni sulla carta come mere enunciazioni negli statuti comunali.

Occorre reintrodurre l’insegnamento dell’educazione civica a scuola e lo studio approfondito della costituzione fin dalla scuola elementare.

Pertanto la democrazia per sua natura è incompiuta, costosa e impegnativa, restando pur sempre rappresentativa e/o diretta e pur sempre imprescindibile e fondamentale per la costruzione degli individui e della pace, perché la democrazia educa gli animi ai valori più alti della convivenza.

La democrazia va alimentata e se questo non avviene, deperisce per cause endogene. Per tornare a Luciano Violante : “…dobbiamo sacrificare qualcosa nei singoli egoismi per poter dare libertà a noi stessi e agli altri”. “Non c’è nessuna autorità morale, spirituale, politica, che parli dei doveri di ciascuno. Senza doveri una comunità non sta in piedi. Ci vogliono i diritti certamente, ma i diritti senza doveri sono pure illusioni”.

Per (continuare) ad essere liberi, occorre partecipare e questo costa sacrificio. La democrazia è prima di tutto un dovere e i doveri costano sacrifici.

Del resto Giorgio Gaber lo aveva già scritto e cantato nel 1972

Vorrei essere libero come un uomo…

Che ha il diritto di votare
E che passa la sua vita a delegare
E nel farsi comandare
Ha trovato la sua nuova libertà.

La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche avere un’opinione
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.


FontePhotocredits: https://cild.eu/blog/2016/08/23/athens-democracy-forum-nyt/
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Formazione classica, laurea in Scienze Politiche e specializzazioni giuridico-economiche. Coautore di “Ecosofia, per re-esistere alla crisi antropologica” edizioni EtEt 2012. Fortunato viandante su questa terra, consapevole che ho ancora tanto da imparare, come Diogene alla ricerca dell’Uomo, degli esseri con i quali costruire il futuro di tutti. Appassionato della vita, ho avuto la fortuna di incrociare sul mio cammino persone uniche che mi hanno rivestito di amore, passioni, forza. La vita mi ha regalato molte esperienze diverse, ma tutte speciali. Scrivere? È come condividere se stessi con gli altri: due passioni che coltivo da sempre. Nonostante le molteplici e importanti esperienze professionali, il mio centro di gravità permanente rimangono le persone: la famiglia, gli amici e le esperienze sociali nelle diverse sfaccettature. Inizio un nuovo viaggio, una nuova avventura con una certezza: “Se vuoi arrivare primo, corri da solo. Se vuoi andare lontano, cammina insieme agli altri” (proverbio africano).

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