
«Ho sentito la vita politica come un dovere e il dovere dice speranza»
(Don Luigi Sturzo)
Caro lettore, adorata lettrice,
ho scelto le parole di don Luigi Sturzo, pensa: un prete che ha fondato un partito politico, per parlarti di educazione.
Tranquillo, tu hai letto bene ed io non sono ubriaco: sì, per parlarti di educazione, ho scelto una citazione di un prete appassionato di politica. Perché credo che non ci sia atto più politico dell’educare.
Non starò a tediarti con l’etimologia della parola politica: chissà quante volte te l’avranno citata. Voglio invece invitare la mia e tua attenzione a soffermarsi su come, perché, quanto e quando cambia la vita della società, ovvero la vita politica.
Cambia, quando e se educhiamo – in realtà, educhiamo sempre: solo che molte volte dis-educhiamo. Cambia, a seconda di come educhiamo e per quanto investiamo in educazione. Cambia, per come noi vediamo l’educazione: cioè, in funzione della nostra visione educativa.
E, ahimè, a volte ho la netta e amara impressione di vivere in un mondo di ciechi, cioè di adulti che non credono nell’educazione e che si gloriano di essere disperati, dei veri e propri animali impolitici.
Viviamo male, diffondiamo infelicità, ci lamentiamo dei giovani, non li amiamo abbastanza, non scommettiamo su di loro, non infondiamo in loro speranza, non li responsabilizziamo a dovere, chiudiamo loro l’orizzonte e poi torniamo a lamentarci: in una sorta di loop autodistruttivo che avvelena la e le comunità. E che annienta il futuro dei giovani.
Victor Hugo sosteneva che «Non ci sono né cattive erbe né uomini cattivi. Ci sono solo cattivi coltivatori».
Ed Henry David Thoreau esortava a investire in bontà perché: «La bontà è l’unico investimento che non fallisce mai».
Io ti lascio con le parole di Hannah Arendt.
Magari le conosci già, ma se ce ne ricordassimo a Scuola come in Parlamento, in famiglia (ah! i genitori che fanno gli amici e non educano più!) come in ogni altro tipo di realtà associativa, forse il mondo sarebbe un posto migliore in cui vivere e da affidare alle generazioni che verranno. Ho scritto “forse” per falsa modestia, perché, in verità, sono proprio sicuro che finirebbe così… Così come sono convinto che diverrebbe migliore anche la nostra politica. Con ogni probabilità, tornerebbe in grado di infondere speranza molto più di quanto non faccia oggi.
Hannah Arendt: «L’educazione è il momento che decide se noi amiamo abbastanza il mondo da assumercene la responsabilità e salvarlo così dalla rovina, che è inevitabile senza il rinnovamento, senza l’arrivo di esseri nuovi, di giovani. Nell’educazione si decide anche se noi amiamo tanto i nostri figli da non estrometterli dal nostro mondo lasciandoli in balìa di se stessi, tanto da non strappargli di mano la loro occasione d’intraprendere qualcosa di nuovo, qualcosa d’imprevedibile per noi; e prepararli invece al compito di rinnovare un mondo che sarà comune a tutti».