Il contributo di Giorgio Libero Sanna

Nel  variegato panorama  del pensiero odierno, sotto la spinta di eventi globali che investono l’intera ‘biogea’ o ‘totalità vivente’, come l’ha chiamata qualche anno fa Michel Serres, stanno emergendo quelle che vengono  considerate ‘(in)discipline scientifiche’, per loro costituzione transdisciplinari, come certi ambiti delle scienze del vivente e delle scienze degli ecosistemi, l’ecologia, l’agronomia, la bio-geologia e la bio-economia, discipline sempre più frutto del tempo della complessità, nel senso di Mauro Ceruti e del loro dilemma;  pur derivate dalle cosiddette scienze dure, ne stanno sovvertendo le basi concettuali con l’ampliare metodi e prospettive in quanto tese a rendere conto delle diverse dinamiche dell’Antropocene col suo portato di inedite sfide sino a sentire la necessità di riconfigurarlo su nuove basi (Per una visione agapica dell’Antropocene,  3 marzo 2022). Da più parti si avverte, infatti, il bisogno di farvi fronte affrontandole con rinnovato spirito critico lontano da ideologie riduttive, derivate a loro volta da interpretazioni ‘tendenziose’ frutto del fare spesso di una ipotesi scientifica ‘un dogma’, come avvertì lucidamente quella straordinaria figura di poliedrico pensatore russo  che è stato Pavel Florenskij. Per tutta una serie di ‘decentrazioni’ che stanno mettendo in atto sia a livello teorico, come le chiama Gianluca Bocchi (Il ruolo trainante delle decentrazioni, 17 novembre 2022), che politico a largo spettro, tali ‘(in)discipline’ stanno assumendo un carattere militante nel senso che portano nel loro corredo concettuale l’urgenza di scelte radicali nel mettere in discussione gli stili di vita sinora condotti con i possibili  esiti catastrofici per l’intero pianeta. Non a caso proprio in questi ultimi anni, frutto di tutti questi studi e della maggiore  presa di coscienza di tali esiti, ha preso piede una ricca letteratura che soprattutto in Francia è confluita nella collassologia, nuovo settore di indagine che prende in oggetto i vari collassi in corso e quelli che nell’immediato futuro possono avverarsi col dare anche delle indicazioni come sopravvivere ad essi (Come essere  collassonauti, 6 aprile 2023).

In tale non omogenea letteratura col prendere in esame il ‘collasso energetico’ della società termoindustriale, alla luce di risultati condotti in più campi, viene ad inserirsi questo particolare lavoro di Giorgio Libero Sanna, L’epifania del sacro. Saggio sulla ‘dimensionalità originaria’ e sull’inevitabile collasso energetico della civiltà industriale (Roma, Albatros, 2022); per capire le ragioni culturali di fondo di tale complesso fenomeno si fanno  dialogare  certi ambiti della fisica come i lavori del fisico teorico Franco Selleri, che negli anni ’70-‘80 avanzò delle critiche all’interpretazione della scuola di Copenaghen della meccanica quantistica, e quelli di Ilya Prigogine, premio Nobel per la Chimica per le ricerche sulle strutture dissipative,  colle ricerche in campo economico di  Nicholas Georgescu-Roegen, fondatore della bio-economia, figure accomunate dal fatto che hanno prodotto  una ricca riflessione di natura epistemologica sulle questioni fondamentali delle loro scienze. Tale fatto non a caso si è dimostrato cruciale in quanto le ha condotte ad evidenziare la necessità di uscire fuori da certi paradigmi in uso nei rispettivi campi di indagine col denunciarne gli esiti riduzionistici e a gettare le basi di  strategie lontane dai canoni dominanti; esse vengono  prese in esame  da Sanna anche per evidenziare   le deformazioni di natura ideologica a cui sono sottoposte la  “matematica, la cinematica classica, la meccanica classica, la termodinamica, la meccanica quantistica, la meccanica relativistica e la cosmologia’  da parte della maggior parte di fisici  che vi “aderiscono acriticamente” accentando “le più insulse ideologie antropomorfe ed antropocentriche”, ritenute cause non secondarie di molti collassi.

In più, tutto questo viene interrogato alla luce ermeneutica dell’heideggerriano concetto di ‘dimensionalità originaria’, cioè quel luogo in cui l’uomo viene ad abitare, presente in ogni fatto umano e “che determina inevitabilmente anche tutto ciò che ogni singolo uomo pensa, dice e fa” e che è sottratto, per sua natura, dal campo delle mere opinioni; facendo sua l’idea di Prigogine presente in La nuova alleanza dell’’enigma delle condizioni iniziali’, Sanna ne fa derivare, come conseguenza inevitabile, quella di ‘dimensionalità originaria ’intesa  come forma primordiale di energia che  “è stata  a lungo occultata al pensiero epistemologico dall’interpretazione probabilistica della seconda legge della termodinamica e dall’interpretazione di Copenaghen della meccanica quantistica” e che ha finito col portare molti fisici  ad avere una immagine distorta delle leggi di conservazione della quantità di moto e dell’energia, governate invece “da precisissime leggi matematiche” che “consentono di predire con assoluta certezza, mediante semplici calcoli energetici, che il destino della civiltà industriale è quello di essere distrutta da un devastante collasso energetico”. Nello stesso tempo in ambito economico, dominato da un paradigma che secondo Georgescu-Roegen “deriva dalla misconoscenza della centralità della struttura concettuale della fisica nella formulazione dei fondamenti concettuali dell’economia, il che fa dell’economia convenzionale una sorta di meta-fisica”, è presente “un’insulsa ideologia tecno-ottimista” che porta a ritenere che non c’è nessun “limite naturale che si frapponga ad una continua espansione dello sviluppo economico”. Se si tiene conto della struttura concettuale portante della fisica, si arriva a prendere atto del fatto che “tutti i sistemi fisici dissipativi, uomini compresi, è determinato dall’energia… e che quindi il destino prossimo (molto prossimo) degli uomini e delle loro società industriali, in quanto sistemi energetici dissipativi, è quello di essere devastati e in gran parte distrutti dal collasso energetico di detti sistemi”.

Bisogna quindi individuare  ”l’inquinamento ideologico insito nel paradigma economico dominante” per prendere coscienza della “fondamentale distinzione – evidenziata da Georgescu-Roegen – tra ‘tecniche fattibili’  (feasible recips) e ‘tecnologie autosostenentesi’ (viable technologies), che per Sanna è strategico per capire  il progressivo esaurimento e il rendimento decrescente delle risorse naturali che si trovano nelle viscere della terra e del fatto che anche le cosiddette tecnologie alternative all’energia fossile non possono farne a meno, come del resto la stessa energia nucleare o quella prodotta dall’idrogeno, che anche “se si rivelasse una tecnica fattibile non sarà mai una ‘tecnologia autosostenentesi” con un autonomo carburante. Su questa che viene definita giustamente da Sanna “confusione” dovuta ad un ottimismo scientista e alla misconoscenza dello stretto rapporto tra economia ed ecologia,  si è alimentato il sogno in una nuova tecnologia in grado di sopperire all’esaurimento progressivo delle fonti di energia; ma non tenere conto dei limiti oggettivi dentro il pianeta Terra fa fallire il sogno di Prometeo III, dopo Prometeo I cioè la nascita del fuoco e Prometeo II i fossili che hanno creato il mito della crescita infinita, la speranza di una nuova invenzione che sarebbe in grado di “superare l’imminente crisi energetica”, come lo ha chiamato Georgescu-Roegen. Tutto porta, pertanto, a fare i dovuti conti col “noto problema dell’EROEI e cioè della cosiddetta ‘energia netta’ ottenuta dal rapporto tra l’energia prodotta e l’energia impiegata per produrla”, che fa comprendere il progressivo esaurimento delle risorse.

Il lavoro di Giorgio Sanna è una utile e sana presa di coscienza di una realtà sempre più prossima, come il collasso energetico conseguente al  ‘picco dei combustibili fossili’ e con esso “il collasso sociale”, sulla quale non si può continuare allegramente a mentire, a dirla con Simone Weil, e ci inchioda a prendere atto di una ‘verità’ chiamata ‘epifania del sacro’ che sino ad ora abbiamo rimosso grazie al disinvolto uso della tecnica non governata venendo meno allo stesso Prometeo che nel dare all’uomo il  dono del fuoco lo invitava altresì a governarlo per non esserne travolto; nello stesso tempo sulla scia di Georgescu-Roegen, la cui intera opera viene tenuta presente con una piena metabolizzazione delle  idee più pregnanti,  ci mette di fronte alle nostre responsabilità che come uomini non abbiamo “la tendenza a preoccuparci delle generazioni future” con limitare lo sguardo all’oggi e con certo fastidio e in subordine al domani, non  sappiamo “gestire, a tutela della stessa sopravvivenza come specie, sistemi eccessivamente complessi che richiedono lungimiranza  e progettualità a lungo termine”. La mancanza di un solido ancoraggio alle ‘verità’ e ai ‘concetti fondamentali della fisica’, non tenuti in debito conto, non ha permesso di “programmare un insieme di iniziative atte ad evitare, o per lo meno rendere meno devastante, l’imminente collasso sociale” e a gestire meglio “la terribile trappola energetica”, il cui meccanismo ormai  è “chiarissimo sia sul piano fisico che in quello finanziario, nonostante venga completamente ignorato dalla quasi totalità degli economisti”. Così è inevitabile il continuo aumento del prezzo del petrolio, “cardine di tutto il sistema energetico” e dell’economia nel suo complesso, che porterà “all’abbassamento dell’EROEI con l’aumento del costo di estrazione, di raffinazione e trasporto” con effetti disastrosi sul costo  degli alimenti  con la diminuzione dei consumi e  delle entrate tributarie; tutto questo provocherà l’indebitamento crescente degli Stati con l’implosione del sistema finanziario e di quello industriale insieme alla necessità di creare moneta che “si infrange contro la barriera fisica della limitatezza delle risorse esistenti presenti nell’ambiente naturale” oltre a creare ancora ulteriori squilibri tra paesi sviluppati che faranno di tutto per accaparrarsi  delle poche risorse a scapito dei paesi sottosviluppati.

Per questo nelle conclusioni Giorgio Libero Sanna ritorna sulla considerazione del carattere enigmatico della ‘dimensionalità originaria’ che di per sé  è “indeterminata ed inosservabile” ma che prende forme fisiche visibili nell’energia, da considerarla il logos eterno sulla scia di “Eraclito che fonda la fisica, ma che sta oltre la fisica”; e conclude che il grosso problema, a dirla con parole di questo maestro del pensiero filosofico greco, è che di “questo logos  che è sempre gli uomini non hanno intelligenza”, non ne hanno fatto un ‘luogo dell’intelletto’ in termini kantiani col pagarne le conseguenze  per  non avere voluto fare i conti con delle “‘verità’ intangibili” pur avendole a disposizione.


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Mario Castellana, già docente di Filosofia della scienza presso l’Università del Salento e di Introduzione generale alla filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari, è da anni impegnato nel valorizzare la dimensione culturale del pensiero scientifico attraverso l’analisi di alcune figure della filosofia della scienza francese ed italiana del ‘900. Oltre ad essere autore di diverse monografie e di diversi saggi su tali figure, ha allargato i suoi interessi ai rapporti fra scienza e fede, scienza ed etica, scienza e democrazia, al ruolo di alcune figure femminili nel pensiero contemporaneo come Simone Weil e Hélène Metzger. Collaboratore della storica rivista francese "Revue de synthèse", è attualmente direttore scientifico di "Idee", rivista di filosofia e scienze dell’uomo nonché direttore della Collana Internazionale "Pensée des sciences", Pensa Multimedia, Lecce; come nello spirito di "Odysseo" è un umile navigatore nelle acque sempre più insicure della conoscenza.