Sulla scorta di Raimon Panikkar
Si avvicina la Pasqua. Quando eravamo bambini consideravamo normale che il venerdì santo piovesse, che il cielo fosse cupo, che fosse un giorno triste e di penitenza. Non è che avessimo gran che di che pentirci, ma ci sentivamo coinvolti in un’atmosfera di dolore. Però poi c’era la Domenica di Pasqua, le campane, la gioia per la Resurrezione di Gesù.
Non osavamo dire la nostra, ma l’impressione è che si ponesse l’accento più sul dolore di Gesù che sul suo trionfo nella Resurrezione. A distanza di tempo, da adulto, mi sono reso conto che nella maggior parte delle chiese si vede il Cristo crocifisso molto più che il Cristo risorto.
Personalmente sento più attraente il Cristo risorto, più vero. Lascio perdere la strumentalizzazione politica del Cristo crocifisso che, al meglio, ci può indurre alla condivisione del dolore: ma la Resurrezione è molto di più, è la vittoria della vita, del bene, della luce. Per questo continuo a chiedermi: perché si insiste tanto sul Cristo sconfitto e tanto meno sul suo trionfo?
Trovo preziosa la posizione di Raimon Panikkar, teologo interreligioso, membro del Concilio Vaticano II, che invita a vedere la Pasqua come un invito alla resurrezione interiore di ciascuno di noi. Un invito alla vita, al rinnovamento. Dice di più Panikkar: dice che senza questo orientamento esistenziale, la Pasqua non ha molto senso. Ovviamente per Panikkar ogni giorno, ogni istante è possibile il passaggio, la Pasqua.
Meno si insiste su questo significato della Pasqua, più si allontana la speranza di un cambiamento.
Commovente : poche cose sono più dissuasive di un crocifisso
Con l’avvento del Cristianesimo, la Pasqua ha acquisito un nuovo significato, indicando il passaggio da morte a vita di Gesù Cristo e il passaggio a vita nuova per i Cristiani, liberati dal peccato con il sacrificio sulla Croce e chiamati a risorgere con Gesù. La risurrezione vista come nuova vita e pertanto come cambiamento dell’ umanità.
Ogni proposito di rinascita è drammaticamente avvilito in questa pasqua di conflitti, scorrono immagini di guerra.