A proposito di Pierre Teilhard de Chardin…

Riceviamo e pubblichiamo:

Questa frase di Leonardo da Vinci mi fa subito pensare a Pierre Teilhard de Chardin: mi piace il suo modo di essere scienza, di tirar dritto su un obbiettivo che punta in alto, là dove gli uomini ricevono la dinamica spinta a migliorarsi, a evolversi, a intercettare la Fede, quella “vera”, quella nella Vita, che per molti come lui, era Dio stesso.

Ma è nella “Resurrezione” di Pericle Fazzini che lo ritrovo tutto: la sua essenza di scienziato si plasma nelle 40 tonnellate di bronzo della scultura; qui c’è lui nel gioco delle particelle cosmiche, nelle traiettorie piroettanti degli atomi, nelle forme appena accennate che quasi si sciolgono in un radioso Big-Bang, ritrovando come fulmini i tralci coesi all’unica vera vite dell’Universo: un Cristo raggiungibile, non soprannaturale, fragile nella dura vittoria sulla morte, l’ “Uomo” che per sua stessa divina natura,  non può non risorgere.

C’è lui quando segue l’onda della Materia cosmica porgendoci anche l’Antimateria come sua simmetrica e possibile alternativa: il libero arbitrio, il “Bosone” che ci fa stare di qua o al di là…

Lo Spazio-Tempo in quest’Opera esprime un irresistibile desiderio, un profumo di Verità a portata delle nostre menti: quasi a toccarla, un’evoluzione alla Vita che, filtrata dalla morte, è Resurrezione di tutti, anche di quelli che non credono.

Egli ha colto nella evoluzione delle specie le energie dell’uomo che, cominciando a studiare e a  “sapere” di sé, del mondo e del cosmo, approda naturalmente a Dio con la dolcezza di un novello “Cantico di tutte le creature”, anche di quelle di cui non conosciamo l’esistenza, ma delle quali non possiamo neppure escluderne la presenza.

«Nella scala Cosmica solo il fantastico ha possibilità di essere veritiero» diceva, scandalizzando molti.

Anche nella “Resurrezione” di Renato Bertini vi trovo lui: un Cristo che vince l’abisso passando, mentre traguarda la Luce, dall’apnea della Morte all’emersione incontenibile verso la Vita. Ma questo Cristo è un uomo vero, i suoi polmoni sembrano scoppiare senz’aria, ma non può non riemergere: è contro le leggi della Fisica!

Ricordo che proprio la storia dell’Evoluzione fa un gran salto quantico quando compare la Morte: infatti i primordiali esseri unicellulari non morivano mai ma si suddividevano all’infinito, fin quando riuscirono ad organizzarsi in colonie pluricellulari, sviluppando anche la capacità a riprodursi. Ma i “Volvox”, così si chiamavano, cambiarono le regole della vita con una nuova sconvolgente capacità: “sapevano” morire.

La morte biologica fa la sua comparsa nella storia dell’evoluzione consegnandoci però anche la resurrezione con nuove e più variegate forme di vita animali e vegetali, dalle quali anche noi oggi discendiamo. «La morte e la vita sono la medesima cosa, fanno parte dell’infinito mistero in cui gli uomini e i piccoli invisibili insetti hanno lo stesso peso, in un sempre più misterioso universo che non si logora mai» diceva proprio Pericle Fazzini.

Teilhard de Chardin era così avanti che i suoi superiori gli proibirono di pubblicare alcuni suoi testi, ed egli, pur obbedendo, mai abiurò alle sue deduzioni scientifiche… Credo ci sia un aspetto della Carità, la “Carità Intellettuale”, che talvolta rimanga in ombra: un uomo, ancor più se cristiano, per obbligo di amore verso tutti, deve donare il frutto delle  proprie scoperte. Anche se a volte ciò richiede dei martirii anche intellettuali (Giordano Bruno, Galileo Galilei).

Si può parlare quindi di una vera e propria “santità intellettuale”? Questi uomini non hanno dato con i loro studi, i loro sacrifici, testimonianza della scintilla di Dio che c’è in ognuno di noi? Il software delle Sacre Scritture, il “Crescete e Moltiplicatevi”, dove il crescere viene prima, e non a caso, del moltiplicarsi, indica che solo dopo esserci evoluti possiamo moltiplicarci responsabilmente, in modo cioè “sostenibile”.

Crescere attraverso tutte le scienze, da quelle dure a quelle sociali, ricercando sempre la Bellezza, onora il DNA di Dio che è in noi e che ci fa testimoni del fatto che «Noi non siamo esseri umani che vivono un’esperienza spirituale; siamo esseri spirituali che vivono un’esperienza umana» come egli asseriva. Anche se la solitudine nell’incomprensione può esser grande…

Come dalle parole di una grande mistica del Novecento, Chiara Lubich: «I santi hanno avuto parole di vita perché le hanno cavate da un’assoluta solitudine con Dio col Quale vivevano e per il Quale tutto operavano. Sono certa che hanno raggiunto il Cielo anche se attorno a loro il deserto era completo».

Gabriele Perrucci

Centro di Cultura “G.Lazzati” – Taranto


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Chi siamo? Gente assetata di conoscenza. La nostra sete affonda le radici nella propria terra, ma stende il proprio orizzonte oltre le Colonne d’Ercole. Perché Odysseo? Perché siamo stanchi dei luoghi comuni, di chi si piange addosso, di chi dice che tanto non succede mai niente. Come? I nostri “marinai/autori” sono viaggiatori. Navigano in internet ed esplorano il mondo. Sono navigatori d’esperienza ed esperti navigatori. Non ci parlano degli USA, della Cina, dell’Europa che hanno imparato dai libri. Ci parlano dell’Europa, della Cina, degli USA in cui vivono. Ci portano la loro esperienza e la loro professionalità. Sono espressioni d’eccellenza del nostro territorio e lo interconnettono con il mondo. A chi ci rivolgiamo? Ci interessa tutto ciò che è scoperta. Ciò che ci parla dell’uomo e della sua terra. I nostri lettori sono persone curiose, proprio come noi. Pensano positivo e agiscono come pensano. Amano la loro terra, ma non la vivono come una prigione. Amano la loro terra, ma preferiscono quella di Nessuno, che l’Ulisse di Saba insegna a solcare…

2 COMMENTI

  1. Ho salvato questo articolo tra i preferiti. Voglio rileggerlo a Pasqua e custodirlo per tutte le volte che la mia ragione vuole avere la meglio sulla fede, nell’eterna lotta in cui la prima si erge mostruosa sull’ultima riducendola a una flebile fiammella. Quest’articolo è un’arma potente nelle mani dello spirito per rimettere la ragione nei suoi ranghi, senza possibilità di replica, poiché entrambi parlano la stessa lingua e combattono con la stessa spada.

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