Il “primo cristiano” fu un lavoratore
Resta dimostrato che il primo cristiano, – se così può dirsi il fondatore del cristianesimo, – fu operaio delle mani e della parola; scelse i suoi primi collaboratori nelle classi lavoratrici e, in maggior parte, nelle più umili di esse; e mai oppose, ma, sinché fu possibile, fuse le due occupazioni del lavoro manuale e della predicazione; e passò la vita tra gente povera, dedita alle fatiche.
(…) A questa operosità Gesù congiunge subito un obbligo di solidarietà, quella per cu il frutto delle nostre opere deve essere esteso anche a chi non ha potuto conseguirne dalle proprie, agli affamai assetai, infermi, prigionieri e a tutti i bisognosi. Gesù poi si mette al cuore di tutta questa operosità che spesso frutta lagrime e sudore, e chiama: «Venite a me voi tutti che siete affaticati…».
Gesù conosce bene la vita complessa del lavoro. Tutto il Vangelo è pieno di riferimenti ad essa e di immagini ad essa ispirate. Per l’economia semplice della sua epoca, è sopra tutto il lavoro dei campi che fornisce analogie e similitudini ai quadri della predicazione: alberi da frutto, messe abbondante per cui gli operai son pochi; pecore smarrite da rintracciare, campi di grano; il seminatore che esce a seminare; il granello di senape, il fico maledetto, il lievito per fare il pane; il tesoro nascosto nel campo; il mercante che va in cerca di perle; i pescatori sulla barca, il buon pastore; i padre di famiglia il quale, all’alba, esce ad assoldare operai…
L’aratore che riguarda indietro; il vino nuovo in otri nuovi… son tutti tocchi vivi e rapidi d’una vita alacre di lavoro, dalla quale il Vangelo si leva come una messe matura.
Dagli scritti di Igino Giordani – A cura di Gino Piccolo