La presenza stabilisce chi siamo

Sono sempre stato un fan del “no”.

Il “no”, spesso, è l’ultima possibilità per autodeterminarsi, l’ultimo scoglio a cui aggrapparsi, l’ultima ancora di salvezza che ogni essere umano ha per riaffermare la propria individualità.

Capita, però, sempre più frequentemente, che il “no” venga confuso con l’io, con quell’ego smisurato, con il rifiuto di aprirsi all’altro, al diverso.

Negarsi alla condivisione significa accettare la superbia della solitudine, quella non imposta, quella decisa a tavolino, quella che ci rende protagonisti nel silenzio. In fondo gli assenti sono sempre i migliori, ma è l’esserci che ci spinge all’errore, agli sbagli, ai rimorsi.

Pur delineandoci nella nostra limitatezza, la presenza stabilisce chi siamo, ci mette di fronte alle nostre responsabilità. E alle responsabilità, signori miei, non si può dire eternamente “NO”!


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.

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