«Se nelle tasche avessi solo polvere

…ricordati di vivere!»

(Lorenzo Cherubini)

Cambiare se stessi è altrettanto difficile che cambiare il mondo, anzi: il non poter cambiare il mondo, il più delle volte, è una scusa per non incominciare a cambiare se stessi: ho citato a memoria, qualche parola potrebbe non corrispondere alla lettera, ma sono abbastanza certo di non aver tradito la fonte, che è la “mia” Simone Weil.

Sono parole che mi hanno scolpito sin da ragazzo. Desidero condividerle oggi con te, caro lettore, adorata lettrice, perché ho pensato che ogni tanto una scossa possa farci bene.

Possa aiutarci a voltare pagina.

Abbiamo tutti bisogno di sentirci capiti. Tutti abbiamo sete di attenzione. A tutti piace essere desiderati e coccolati. Tutti aspettiamo, a volte invano: e Dio solo (o chi per Lui)  sa quante volte questo succeda…

Ecco appunto, quando il “mondo” ci va di traverso, ognuno ha la sua reazione che raramente, almeno in prima battuta, è positiva: c’è chi vorrebbe spaccare qualcosa, chi urla, chi piange, chi grida contro un trattamento ingiusto e crudele, chi critica il sistema, chi i tempi corrotti, chi si arrende, chi si rassegna, chi si spegne, magari a poco a poco.

E c’è chi volta pagina.

Rimboccandosi le maniche. Anche con molta fatica.

Per quanto mi riguarda, credo di essere un po’ di tutte queste cose insieme. Di natura, sono vulcanico, le contraddizioni non mi piacciono e facilmente mi urtano. Ma la vita scolpisce mentre ferisce. Incava. Crea spazi dentro di te che tu non avresti sospettato e ti conduce là dove tu stesso non avresti immaginato.

Arrivi a pensare che è occasione grata e gradita la contraddizione, che ti permette di crescere come essere umano, ti libera, ti matura in consapevolezza, ti rende fratello di sorella fragilità e, nello stesso tempo, ti irrobustisce.

Pàthei màthos (πάθει μάθος), scriveva Eschilo nel suo Agamennone, quasi 2500 anni fa. Vale a dire: attraverso la sofferenza la conoscenza. Sì, si patisce ciò che si conosce e si conosce ciò per cui si ha passione: nel bene e nel male, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia. Persino nell’abbandono.

Accade così che tutto è dono, che la vita è un miracolo e che la gratitudine non ha mai fine. Che puoi crescere sempre, anche mentre invecchi e le forze vengono meno. Anche quando curva minore del vivere t’avanza. Anche quando non c’è più tempo.

Ho una nipotina di circa dieci anni. Si chiama Marika. Giorni fa eravamo insieme ad una festa di famiglia. È venuta da me con un block notes su cui scrivere con una penna speciale, a “inchiostro invisibile”. Mi ha chiesto di scriverci una frase che è diventata leggibile solo quando lei l’ha illuminata con una piccola torcia. Non dimenticherò mai con quale gioia mi abbia sorriso mentre esclamava: «Bella, zio!».

Quasi dimenticavo. Dovevo scrivere all’istante una risposta alla domanda da lei postami a bruciapelo: «Cosa ti piace?». Ho scritto: «Mi piace vivere».

Lorenzo Cherubini:

Se nelle tasche avessi solo polvere

…ricordati di vivere!

Se dentro al cuore avessi solo un battito

…ricordati di vivere!

 

Ed un sorriso antico come viatico

…ricordati di vivere!

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FontePhotocredits: Paolo Farina
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...