«Se pensi che tutto il mondo sia sbagliato, ricordati che contiene esseri come te»

(Gandhi)

Che sta succedendo al nostro mondo?

La domanda nasce spontanea. Se papa Francesco parla di negoziare una tregua in Ucraina, viene attaccato come se fosse un traditore della patria. Se Vannacci propone il suo mondo al contrario, lo candidano alle Europee. Se Sgarbi è costretto a dimettersi, pure lui lo candidano alle Europee. Se gli studenti manifestano in favore della popolazione di Gaza, vengono manganellati e, in alcuni casi, persino arrestati.  Se Scurati parla di antifascismo, lo censurano e lo accusano di fare soldi con Mussolini. Lo stesso Mussolini per cui a Catania vorrebbero celebrare una messa e ci vuole tutto il coraggio di un arcivescovo lungimirante per impedire non già una preghiera di suffragio, ma una riabilitazione post mortem.

Insomma: dove va questo mondo? Possibile che non abbiamo ancora inteso il senso recondito della regola aurea? Possibile che le parole di Gandhi non abbiamo più nulla da trasmetterci? Siamo arrivati a gloriarci di fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi?

Gramsci diceva che la storia avrebbe da insegnare, ma non trova scolari, e aggiungeva: «L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva».

Vien da chiedersi: di quale illusione siamo collettivamente vittime ai nostri giorni e, soprattutto, perché abbiamo ancora bisogno di affidarci alle illusioni?

La risposta arriva tanto scontata da apparire banale: si ricorre alla violenza quando si è privi di forza interiore, ci si affida al leader autoritario quando ci sentiamo deboli e disorientati, si preferisce la guerra quando non siamo capaci di pace, preferiamo la dittatura quando siamo stanchi di durare la fatica della democrazia.

E ci facciamo male. Tanto male. E ne facciamo agli altri. Ancor di più, se è possibile.

Ho avuto di recente la possibilità di tornare in visita a Berlino, una capitale che dovrebbe essere obbligatorio far visitare a tutti gli studenti europei e non. Vi si concentrano in pochi chilometri quadrati le evidenze storiche di tutti gli orrori di cui il “secolo breve” è stato capace: la depressione dopo la fine della prima guerra mondiale, la propaganda nazista e l’ascesa di Hitler, i milioni e milioni di morti della seconda guerra mondiale, di nuovo, una depressione ancora maggiore dopo la fine della seconda guerra mondiale, tanto che i pochi sopravvissuti di una Berlino ridotta in macerie erano costretti a grattare la colla della carta da parati per bollirla e divorarla spinti dai morsi della fame. E poi la nascita della DDR, il passaggio da un oppressore all’altro, da un autoritarismo al suo contrario, fino al Muro di Berlino, alle centinaia di morti che ha causato e, ancora, ai milioni di berlinesi che ha diviso. Alla divisione del mondo di cui era simbolo.

E niente: non impariamo mai.

I neonazi dilagano. La propaganda pure. Piace la divisione e la segregazione.

In Italia, si vuole l’autonomia differenziata. Si pretende “l’assimilazione” dei migranti. Si nega l’inclusione scolastica. E guai a ricordare che la nostra Costituzione è antifascista! “Antifascista” non si dice: è affermazione divisiva!

Il mondo al contrario. Appunto.

C’è speranza?

Non lo so. Ma di certo c’è un’urgenza: quella di prendere parte, quella di spendere parole di luce e libertà, quella di non piegarsi, quella di poter dire ai nostri figli che, quando questo accadeva, noi eravamo dalla parte della storia che in quel momento sembrava perdente. Ma che poi vince, vince sempre.

Perché un fiammifero acceso sarà sempre più forte del buio.

Pier Paolo Pasolini:  «I pochi che hanno fatto la storia sono quelli che hanno detto di no, mica i cortigiani e gli assistenti dei cardinali. Il rifiuto per funzionare deve essere grande, non piccolo, totale, non su questo o quel punto, “assurdo”, non di buon senso».

Martin Martin Luther King: «Prima o poi arriva l’ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla, perché è giusta».

Bertolt Brecht: «Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente».


FonteFoto di Devin Avery su Unsplash
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

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