Il contributo di  Franco Fabbro

È un dato di fatto ormai,  nella più sana letteratura filosofico-scientifica degli ultimi decenni, spaziare in campi diversi grazie alla sempre più presa di coscienza della necessità di cogliere possibilmente in una visione d’insieme  quelle che Leonardo Da Vinci chiamava le ‘infinite ragioni’ implicite in ogni singolo reale; del resto questo risulta  evidente nella concreta prassi conoscitiva, dove gli sviluppi più significativi avvengono proprio au carrefour  tra  scienze grazie al fatto che ogni singola scienza si avvale dei risultati conseguiti dalle altre col prendere contestualmente atto delle proprie limitazioni, come già avevano ben individuato negli anni ’50 Jean Piaget e prima Federigo Enriques nei Problemi della scienza (1906) (L’eredità di Federigo Enriques, 22 luglio 2021). E se questo reale è la stessa natura umana nelle diverse articolazioni fisiche, biologiche, psichiche e sociali, il compito si rivela ancora più arduo per capire tale ‘ìpercomplessità’ nel senso di Edgar Morin (Edgar Morin, voce delle “verità polifoniche” della complessità, 18 giugno 2020);  occorre in primis partire dal fatto che   ogni tipo di riflessione filosofico-scientifica che si mette in atto dipende dalla capacità degli uomini di rendere se stessi oggetto di studio, gli unici esseri viventi in grado di farlo come aveva già ben individuato Linneo nel ‘700. E come “organismi dotati di linguaggio”  con vari livelli di astrazione arrivano a costruire diverse impalcature concettuali, come quella moderna basata sull’asse fisico-matematico, che vanno modificate man mano che si prende coscienza dei “paradigmi più realistici e  complessi che caratterizzano la vita biologica e la dimensione psichica degli esseri viventi”  attraverso una organica “ricerca dei fondamenti filosofici (ontologici ed epistemologici)”, come ha affermato Franco Fabbro, neurofisiologo e attualmente impegnato  presso l’Istituto di Intelligenza Meccanica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa,   in  I fondamenti biologici della filosofia. La natura simbolica del DNA, della psiche e del linguaggio (Milano-Udine, Mimesis 2021).

Questo volume va tenuto presente per capire l’impianto del suo più recente lavoro dal significativo titolo Ipnosi e cervello sociale. Neuroscienze e filosofia politica (Milano-Udine, Mimesis 2023) con prefazione di Alessandro Zennaro che ne illustra le diverse direzioni e soprattutto ‘la lente’, quella della teoria dell’evoluzione, ritenuta più in grado di ‘approfondire i fenomeni psichici, e psicopatologici’ col ricollocare l’uomo non al centro dell’universo, ‘approccio conoscitivo, fecondo, sostenibile’. E così dello stesso  fenomeno dell’ipnosi se ne offre una inedita visione che va al di là dell’ambito medico e psicologico inserendolo da parte di Fabbro all’interno della più vasta problematica sulla “natura sociale della mente umana”, scelta epistemica per cercare di capire perché come esseri umani ne siamo spesso “suscettibili”; a tal fine vengono scandagliati i processi neuropsicologici, gli aspetti cognitivi che si mettono in atto e gli stati dinamici di organizzazione interni al cervello, gli stati coscienziali in forme particolari come nei sogni e nel sonnambulismo, nella trance e  nell’estasi.

Come i grandi problemi umani a partire dalla vita e cosa essa sia, anche la natura dell’ipnosi, nonostante sia un fenomeno già studiato da tempo, rimane “enigmatica” per Fabbro che la ritiene di “una importanza fondamentale per comprendere la natura sociale degli esseri umani” tale da essere stata per diverso tempo oggetto di suoi precedenti studi sperimentali con arrivare ad inserirla “nel contesto generale delle neuroscienze sociali”; sulla scia dei fondamentali lavori di Gustave Le Bon,  Freud,  Wilhelm Reich e Georges  Bataille, il volume ci inoltra nell’analisi del  “cervello sociale degli ominidi”, “dell’origine e natura della coscienza”, della “coscienza nel sogno”, degli “stati non ordinari di coscienza” come la trance e l’estasi indotta da sostanze psicoattive”, degli stati dissociativi; vengono passate in rassegna le terapie ipnotiche  messe in atto in ambito medico già nel ‘700 da Franz Mesmer, quelle successive  sino a Jean-Martin Charcot e Pierre Janet, quelle del ‘900  di Milton Erickson che considerava l’ipnosi “come uno stile particolare di comunicazione e di interazione interpersonale” e di Ernest Hilgard.

Vengono inoltre analizzati alcuni risultati più recenti ottenuti nell’ambito delle neuroscienze, tramite le tecniche di visualizzazione cerebrale, che portano a vedere l’ipnosi come uno “stato di coscienza diametralmente opposto alla meditazione di consapevolezza (sati)” con una riduzione dell’attività nella corteccia prefrontale mediale, struttura cerebrale che “svolge un ruolo critico nella rappresentazione del sé”; grazie poi alle acquisizioni della neurobiologia concernenti la plasticità del cervello e relative alle sue capacità di “incarnare funzioni cognitive che dipendono dai contesti socio-culturali nei quali un individuo cresce e vive”, Fabbro arriva ad affrontare i “rapporti che intercorrono tra ipnosi e politica”, “l’uso politico dell’ipnosi”  e le modalità con le quali in alcuni momenti della storia essa si presenta come “ipnosi collettiva” con tragiche implicazioni; e anche se le neuroscienze ci offrono gli strumenti per cogliere “le basi neuropsicologiche del pensiero critico” grazie  al ruolo del sistema del lobo frontale, ci sono  “situazioni di particolare difficoltà fisica o psicologica” che portano alla sua disattivazione come nello stato ipnotico, dovuta alla “mancata educazione al pensiero critico” e “alla  pigrizia mentale” col diventare “le modalità più diffuse di diseducazione all’esercizio del pensiero critico”.

Diversi storici  ci hanno illustrato la modalità di conversione delle masse alle idee totalitarie nel primo Novecento e  Franco Fabbro, sulla scia di Thomas Mann, di Bataille e di  Daniel Guérin, ne  spiega i meccanismi di quella che chiama   “seconda modalità di conversione”, quella ottenuta “attraverso la suggestione ipnotica”;  essa ha reso innocue le facoltà critiche degli individui da credere ad ogni cosa che veniva sbandierata ed ha agito su  menti già depotenziate e abbaiate dall’uso delle nuove tecnologie tra ‘800 e ‘900  abilmente manovrate (radio, cinema, ecc.) e fenomeno già denunciato da Hélène Metzger (Hélène Metzger: vittima della Shoah, filosofa della scienza, intervista di Paolo Farina 27 gennaio 2021), nel portare a delegare le decisioni fidando nelle capacità dell’uomo della provvidenza di turno.  Ci invita poi a non sottovalutare  forme inedite ma “striscianti di totalitarismo”  sulla scia del recente lavoro di Mattias Desmet Psicologia del totalitarismo; sono ritenute “presenti anche nel mondo contemporaneo”, dove si mettono in atto processi come “il consumismo” e “strategie di frammentazione sociali in modo da atomizzare gli individui” con alimentare “paure e “solitudine”. Questi processi  attivano “l’asse dello stress” e favoriscono “l’abbassamento dei livelli di autocoscienza” col ridurre sino a paralizzarlo “il senso critico” e far fuggire dalla realtà sino a cadere “in una sorta di ‘sonnambulismo ipnotico’” più subdolo in quanto non facilmente percepibile come tale.

In Ipnosi e cervello sociale il discorso viene allargato all’analisi dell’”eccessiva permanenza nei ‘mondi digitali’ che modifica la struttura del cervello e della mente”, col generare “l’ansia sociale” e altri disturbi neuropsicologici derivati da una parte da “un aumento del multitasking, ovvero dell’abitudine a svolgere due o più attività contemporaneamente” e dall’altra “dal sovraccarico cognitivo e informazionale”. Poi, oltre agli effetti psicologici, per Fabbro non vanno sottovalutati  quelli “politici della rivoluzione digitale”,  le cui piattaforme in mano ad organizzazioni economiche private influenzano “in maniera sempre più rilevante e a livello globale la cultura e la politica” con “azioni di propaganda”; nascono così diversi problemi cruciali come individuare “il responsabile del controllo e dell’orientamento dei contenuti delle piattaforme”, compito che viene attuato utilizzando “l’intelligenza artificiale” con poca trasparenza nella verifica delle informazioni col delegare così agli algoritmi automatizzati scelte tipicamente umane come la loro falsità o meno.

Franco Fabbro ci offre degli strumenti per evitare ulteriori ipnosi collettive sempre in agguato e con questa sua fatica ci sprona a mettere in atto in ogni contesto in cui agiamo strategie di autoconsapevolezza per “restare più vigili e cercare di migliorare” noi stessi;  e a tal fine il suo è un percorso teoretico-esistenziale teso programmaticamente  all’invito a conoscere la nostra particolare natura  con più responsabilità,  invito su cui spesso sorvoliamo in quanto come esseri umani a volte ci rifiutiamo di fare i dovuti conti con ‘la rugosità del reale’  e del nostro stesso reale, a dirla con Simone Weil. Non a caso siamo invitati nelle conclusioni a prendere in seria considerazione  gli stessi inviti di Carl Gustav Jung  ad ‘aumentare le nostre conoscenze psicologiche’, a ‘comprendere la natura umana di cui sappiamo troppo poco’ in quanto ‘l’unico vero pericolo esistente è l’uomo stesso”, spesso demens  come ci ha insegnato Edgar Morin; e tutto questo viene proposto sulla scia di Philip Zimbardo che,  in L’effetto Lucifero. Cattivi si diventa?, ci ha dato tra l’altro degli strumenti per ‘resistere alle influenze sociali e politiche indesiderate’ e creare le condizioni di base per ‘allontanarsi fisicamente dal sistema ingiusto e ribellarsi alle autorità ingiuste’.

E per questo Ipnosi e cervello sociale si presenta sin dall’inizio  come un particolare percorso di ‘filosofia politica’  come lezione ricavata dal prendere in esame l’esperienza di vita del fisico Werner Heisenberg, caratterizzata dall’aver attraversato  un periodo, quello nazista,  quando è   venuto meno ‘il legame con la religione’ e  alcuni ‘demoni’ hanno preso ‘il potere degli dèi’  alleandosi ‘con quello sfavillante fantasma che in ogni epoca ha traviato gli uomini, il potere politico’; sta a noi fare debitamente i conti con situazioni del genere che continuano a verificarsi individuandole con l’aiuto indispensabile del più sano pensiero filosofico-scientifico che per sua natura non può mentire sul reale, come già avevano indicato Hélène Metzger e Simone Weil, ‘cuori pensanti’ del primo tragico Novecento.


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Mario Castellana, già docente di Filosofia della scienza presso l’Università del Salento e di Introduzione generale alla filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari, è da anni impegnato nel valorizzare la dimensione culturale del pensiero scientifico attraverso l’analisi di alcune figure della filosofia della scienza francese ed italiana del ‘900. Oltre ad essere autore di diverse monografie e di diversi saggi su tali figure, ha allargato i suoi interessi ai rapporti fra scienza e fede, scienza ed etica, scienza e democrazia, al ruolo di alcune figure femminili nel pensiero contemporaneo come Simone Weil e Hélène Metzger. Collaboratore della storica rivista francese "Revue de synthèse", è attualmente direttore scientifico di "Idee", rivista di filosofia e scienze dell’uomo nonché direttore della Collana Internazionale "Pensée des sciences", Pensa Multimedia, Lecce; come nello spirito di "Odysseo" è un umile navigatore nelle acque sempre più insicure della conoscenza.

3 COMMENTI

  1. Un esempio di ipnosi collettiva nel mondo della sanità .È ciò che avverto, subisco e mi ci scontro ormai quotidianamente.
    In estrema sintesi: i medici sono valutati, nel loro operato, dai loro responsabili, medici, che però fanno capo, devono dare conto delle strutture che dirigono, al direttore generale ASL provinciale, un politico, quasi sempre un avvocato, nominato per meriti politici, dal Presidente Regionale, che ovviamente medico non è. La VALUTAZIONE avviene, dal vertice alla base di questa piramide, in relazione al RENDIMENTO cioè al NUMERO ed al valore ECONOMICO delle prestazioni effettuate, a prescindere dal beneficio sortito dal paziente! Nessuno è in grado di valutarlo. Più si spende (a carico dello stesso Sistema Sanitario Nazionale) più si è ritenuti bravi ed efficienti. Sembrerebbe banalmente assurdo, ma questa è L’IPNOSI COLLETTIVA che subisce, e da molto tempo, la classe medica. A scapito dell’utenza (termine antipaticissimo) cioè dei pazienti ed anche dei contribuenti. A tutti o quasi tutti, però, sembra del tutto normale: si evita la “rugositá del reale” da un lato, si fa incetta di benefici politici, oltre a riconoscenza di alcune case farmaceutiche dall’altra. Chi me la fa fare ad andare contro il sistema? Chi me la fa fare a scrivere questo commento? A qualcuno sorgerà anche il dubbio che cerco di perseguire interessi personali. E questa è una “rugositá” che fa davvero male, mi è capitata!
    Mi sono sempre chiesto, fin da ragazzo, come mai, un popolo mite, i tedeschi, abbiano subíto ed adottato, l’incantesimo del nazismo… Quando da medico mi resi conto di subire l’incantesimo, l’ipnosi collettiva del sistema, fu un brutto colpo, un brutto risveglio: fino ad un certo punto era sembrato tutto normale anche a me ! Erano nozioni “calate dall’alto” ed anch’io, neo laureato, non ero in grado di comprendere. Appena sopraggiunto il senso critico, il sistema non sono stato in grado di combatterlo, fin’ora solo a “scansarlo”.

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