Ieri mafia, oggi Libera, domani liberi

Freddo, pioggia, vento forte e gelido, ma tutto questo non è bastato a scoraggiare i tanti giovani, e meno giovani, almeno in 40.000 li hanno stimati, che ieri, dopo aver viaggiato per ore in pullman o in treno, si sono fatti trovare puntuali, a Foggia, alle 8 del mattino, per la XXIII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

Ho avuto la fortuna di essere tra loro, insieme a 250 studenti del Liceo Scientifico “Nuzzi” di Andria, solo una delle tante scuole che hanno aderito da tutta la Puglia e dall’Italia intera; solo una delle scuole di Andria, la stessa città che giusto ieri, su questa medesima testata, segnalavamo come una tra le più critiche in Puglia quanto a criminalità organizzata. La stessa città che ospita un attivissimo presidio di Libera intitolato a Renata Fonte. Diritto e rovescio di una realtà da sempre contraddittoria…

Arrivati sul luogo del raduno, c’è stato il tempo di prendere un caffè e servirsi della toilette. Un particolare che, immagino, giudicherete non degno di cronaca, se non fosse che il bar prescelto non era uno a caso: abbiamo optato per un esercizio no slot, cioè uno di quelli che non rovinano le persone spillando loro soldi e inducendoli alla ludopatia. Peraltro, non scopriamo nulla di nuovo se aggiungiamo che anche il racket delle slot machine è una gallina dalle uova d’oro per le mafie. Ci è piaciuto entrare in quel bar. Ci ritornerò, una prossima volta…

Il corteo ha poi invaso il centro di Foggia, sfilando in modo ordinato e festoso. Di tanto in tanto, si levavano delle “ola” ululanti e saltellanti. Erano belli a vedersi, i ragazzi, erano gioiosi. Fosse erano pure inconsapevoli, almeno in parte. Ma c’erano. Sapevano perché c’erano. E infondono speranza.

Credo che facesse bene anche a loro respirare quell’aria: non era semplicemente un’aria frizzantina, sapeva di legalità, odorava del “fresco profumo di libertà”, come ha insegnato a noi più anziani un maestro come Paolo Borsellino, nome che non dobbiamo mai smettere di ricordare ai giovani della generazione 2000.

Dopo due ore di cammino, la marcia è giunta in piazza Cavour, dove era allestito il palco. Al nostro arrivo, stava parlando Daniela Marcone, foggiana, vicepresidente di Libera e figlia di Francesco Marcone, direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia, assassinato il 31 marzo 1995. Stava confessando quanto sia umano avvertire la paura, ma anche quanto sia possibile sconfiggerla insieme. Ci diceva grazie perché c’eravamo. In realtà, avremmo voluto essere noi ad abbracciarla e ringraziarla, perché dopo 23 anni da che le hanno ammazzato il padre, è ancora qui a tenere alta la fiaccola, a battersi per questa terra, per noi e con noi, non solo per la memoria del suo papà.

Non a caso il tema della XXIII Giornata era “Terra, solchi di verità e giustizia”. Una verità e giustizia che il 70% dei familiari delle vittime innocenti di mafia ancora attende, mentre i solchi del loro dolore si scavano sempre più.

Nel frattempo, il freddo si era fatto ancora più pungente, il vento più sferzante, ma non quanto l’elenco dei 950 nomi e cognomi che ascoltavamo declamati, uno dopo l’altro, in una gremita e silente piazza Cavour. 950 nomi e cognomi. 950 vittime innocenti di mafia. Ognuno di quei nomi è una storia, una vita troncata, una battaglia di legalità apparentemente persa eppure capace di rinascere nell’impegno di chi ieri come oggi è qui. A testimoniare.

Come ha fatto e fa con le sue parole e le sue azioni don Ciotti, lui sì, capace di scaldare i presenti: «Non dimenticate che l’omertà uccide la verità e la speranza. Dobbiamo contribuire tutti di più per la verità. Qui piove, ma oggi c’è lo stesso la primavera: ci sono migliaia e migliaia di giovani, adulti e associazioni che stanno camminando insieme».

Già, è primavera, anche se non sembra. È primavera, a condizione che tutti facciamo la nostra parte:

«Il cambiamento – ha proseguito don Ciotti – ha bisogno di tutti. Noi lo chiediamo alla politica, alle istituzioni, ma dobbiamo chiederlo anche a noi come cittadini: abbiamo bisogno di cittadini responsabili, non di cittadini a intermittenza a seconda delle emozioni e dei momenti».

A partire da questa mattina, toccherà spiegare il senso e il valore di queste parole ai nostri ragazzi. Toccherà commentare il significato e l’importanza di quanto hanno vissuto. Perché è bello marciare un giorno con Libera. Ma bisogna essere liberi ogni giorno. E la libertà è una dura conquista.

Tra i mille slogan e cartelloni che ho ascoltato e letto ieri, ce n’è uno che ho voluto portare con me e che ho scelto per voi. Era portato con orgoglio dai giovani del presidio Libera di Bitonto, guarda caso un’altra città agli “onori” del rapporto della Commissione Parlamentare Antimafia.

Il cartellone recitava così: “Ieri mafia, oggi Libera, domani liberi”.


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

1 COMMENTO

  1. Molte volte anche le parole accompagnano i fatti e le azioni. Se le parole sono eviscerate di pomposità e ridondanza, se sono espresse in sincerità, possono andare a segno come il bisturi di un attento chirurgo.

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