“Il progresso a volte è crudele”

Il termine vendemmia è utilizzato per indicare un tipo specifico di raccolta: la raccolta di uva da vino. Esistono due metodi di raccolta d’uva quella manuale: per la produzione di vini di alta qualità come gli spumanti, questa però presenta costi di manodopera elevati. E poi c’è la raccolta meccanica, mediante  l’utilizzo di macchine vendemmiatrici, per appezzamenti inferiori a 50 ettari e per vitigni a controspalliera.

Ma la vendemmia, non è soltanto il risultato di un processo: è molto di più. Infatti come traditio, ha un valore storico e antropologico che risale circa a 10.000 anni fa, alla Mezzaluna Fertile. E da allora, affinando la tecnica, la vendemmia si è tramandata da generazione in generazione, e quando arriva il suo momento, i paesi si riempiono di odore di mosto e moscerini.

La vendemmia era una vera e propria cerimonia parareligiosa, di ringraziamento agli dei per il proficuo raccolto dell’anno. Ne erano tutti coinvolti, dai più piccoli ai più grandi.

“Il tempo della vendemmia” come se fosse un arco temporale con un nome proprio, come se il tempo si fermasse, appunto. Tempo di sudore, di schiena curva, di pigiatura, di odore di mosto e di moscerini. Ma anche tempo di festa.

Infatti nella vita contadina, la vendemmia era anche il momento in cui si salutavano in allegria e spensieratezza tutte le fatiche per poi accogliere l’inizio della nuova stagione invernale, la festa prima dell’aridità della nuova stagione.

I mesi di settembre e ottobre erano i mesi della festa, mentre oggi la vendemmia si è ridotta alla resa finale della produzione del vino. Manualità che lascia il posto alla meccanica, anche a causa della mancanza di manodopera, ma soprattutto per l’abbattimento dei costi fissi e per la sua rapidità.

Questo ha favorito e agevolato la vendemmia, ma ha perso il valore del tempo, della convivialità, delle relazioni tra la famiglia e della comunità stessa. Come non citare a tal proposito la scena della pigiatura, nel film Il bisbetico domato di Adriano Celentano del 1980 (ebbene si, sono passati 40 anni), dove si fa riferimento al progresso della tecnica nella vendemmia, a scapito della tradizione contadina.

Infatti nella scena del mitico film, Celentano sfida la spremitrice a diesel e ovviamente vince lui! Oggi, a distanza di 40 anni, possiamo affermare che ha vinto la tecnica e la spremitrice è ormai uno dei mezzi utilizzati per la produzione del vino.

Ma…ci sarà un ritorno al passato?

Chi può dirlo.

Intanto gustiamoci la scena del mitico film e attendiamo San Martino, l’11 Novembre per assaggiare il nuovo vino.

 


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Sono Antonio Abruzzese e sono un giovane appassionato. Cucina, tradizione, filosofia, e ricerca sono i vocaboli che mi identificano. Sono un ragazzo genuino che ama la tradizione, e il sapere popolare. Un amante della bellezza e del gusto. Mi piacciono le cose e le persone che hanno un proprio carisma, un proprio sapore..non amo ciò che è insipido, inodore e incolore. Anzi sono affascinato dalla cromaticità, dal profumo degli alimenti, e dalla bellezza che ogni cosa porta in sé.. Di professione cuoco, ma di fatto un grande buongustaio!