LA TERZA DANZA

Non riusciva ad arrendersi.

Era questo che faceva così male. Ogni sconfitta era un passo oltre il limite che avrebbe sopportato. Non si sarebbe maipiegato, ma in quei momenti arrivare a spezzarsi era una possibilità estremamente reale, una soluzione talmente sempliceche avrebbe rappresentato la salvezza, seppure nell’oscurità.

Sarebbe successo prima o poi, ne era certo, ma non questa volta, non ancora. Si illudeva che potesse dipendere da lui, che fosse davvero lui a decidere.

E non si arrese.

Non era ancora troppo tardi quando conobbe lei. L’unico dolore che provava ora scaturiva dal pensare a cosa sarebbepotuto accadere se non l’avesse incontrata, se lei non si fosse innamorata di lui, se non avessero deciso di costruireinsieme la loro vita, di mettere in gioco tutto ciò che avevano per stare così bene insieme.

Si riprese da questo sbandamento momentaneo e tornò a fissare lo specchio, osservò quelle tenui ombre che si eranoinsidiate nei suoi occhi andare via in un istante, lasciando posto alla consueta tonalità calda e profonda, mentre lasua mente si rivolgeva alla giornata che lo attendeva.

Il viaggio verso la loro destinazione durò un attimo: è raro che il tempo riesca a tenere il passo di chi è felice di essereesattamente dov’è, di chi ha trovato il suo posto nel mondo, di chi ha trovato la persona con cui ha deciso di condividerlo.

Quella giornata non doveva essere speciale, non era nata per esserlo, perché come si può definire speciale una passeggiata nel bosco? Vagare in mezzo al nulla poteva davvero essere un evento così degno di nota? Eppure, come si può non definire speciale qualcosa di puro e sincero? No, non era la passeggiata, non era il bosco, ad essere speciale, matutto assume una vividezza superiore, un significato più profondo, quando si è in armonia, quando si è con la personagiusta.

Non c’era spazio per riflessioni di questo calibro, il momento era tutto ciò che contava, non era questa la direzioneprescelta dalla mente mentre viaggiava a grandi distanze. Ogni passo in quel verde infinito ricordava loro che erano liberi discegliere la direzione che volevano. E questa li condusse ad ammirare i giochi di luce, opera del sole, splendente in alto sulle loro teste e nascosto alla vista dalle fronde dei maestosi alberi, che proiettavano sui loro tronchi storie che solo inpochi avrebbero saputo apprezzare; e a contemplare gli abbaglianti riflessi della sorgente fluviale che scorreva ai loro piedi,ad assaporare la freschezza di quell’acqua sempre calma e sempre pura; ad abbandonare il cammino tracciato, libero dalle foglie cadute nella stagione autunnale, per intraprendere la via sconosciuta, veleggiare sul mare rosso e arancio senzafare rumore, arrampicarsi sui rilievi, percorrere con la mente i luoghi nascosti di quel bosco che ancora avrebbero potutoesplorare e osservare dall’alto la vastità di quella natura in cui si stavano lentamente, spontaneamente, perdendo.

Era senza fiato, non sarebbe riuscito a muovere un altro passo e si lasciò cadere ai piedi di una grande quercia, la schienacontro la corteccia, la testa sollevata a guardare il cielo, sospirò e sorrise. Abbassando lo sguardo con il sorriso ancora sulle labbra incrociò quello di lei, che rideva di rimando per quella sceneggiata, perché sapeva che, se solo avesse voluto,avrebbero ricominciato a girovagare senza fine, senza meta, per il puro piacere di perdersi in quel bosco.

Lui allungò la mano, chiamandola a sé, lei l’afferrò accettando l’invito e si lasciò cadere a sua volta tra le sue gambe, con laschiena contro il suo petto, i lunghi capelli sulla sua spalla, guancia contro guancia, mani nelle mani. Lei gli diede un bacio e lui la strinse dolcemente a sé con le sue braccia, forti per l’affetto che provava e decise che non l’avrebbe mailasciata, mai.

La fotocamera immortalò quella silente promessa e il flash riverberò attraverso i suoi occhi riflessi nello specchio. La luce che illuminava il suo volto sembrava provenire dalle loro profondità più che dal lampadario appeso al soffitto, mentresistemava la foto nel sottile incavo tra la superficie trasparente e la cornice grigio rovere. Sorrise ancora una voltaguardandola, riassaporò il momento appena concluso trovare il suo posto tra gli istanti indelebili della sua memoria.

Prima di uscire dalla stanza, si voltò ancora una volta ad osservare la foto sospesa. Di tutta la sua vita, di tutto ciò che aveva dovuto sopportare, quello scatto inaspettato cacciava via gli ultimi residui, e non aveva dubbi: solo questi ricordi sarebbero sopravvissuti, solo questi sentimenti sarebbero durati per sempre, non avrebbero mai avuto fine.

La terza è l’amore.

L’amore è la danza dell’eternità.

Raffaele Magno