Vincitore del Premio Strega 2023

È semplicemente un piccolo miracolo editoriale. E consiglio di non leggerlo, di non infiltrarlo nella propria vita, di non pungersi con gli aghi delle sue parole per poi costringersi ad un brusco risveglio dal mondo fatto di apparente perfezione, precario, che ci ospita: continuiamo pure il sogno che ci vuole immortali, belli e vincenti, lontani dal dolore. Un giorno magari, prima o poi, qualcuno ci vede e ci tocca per ciò che siamo e non sembriamo.

Pascal mi aiuta a spiegare la trama: “Io non so chi mi abbia messo al mondo, né che cosa sia il mondo, né che cosa sia io stesso. Sono in un’ignoranza spaventosa di tutto. Non so che cosa siano il mio corpo, i miei sensi, la mia anima e questa parte di me che pensa quel che dico, che medita sopra di tutto e sopra se stessa, e non conosce sé meglio del resto. Vedo quegli spaventosi spazi dell’universo, che mi rinchiudono; e mi trovo confinato in un angolo d questa immensa distesa, senza sapere perché sono collocato qui piuttosto che altrove, né perché questo po’ di tempo che mi è dato da vivere mi sia assegnato in questo momento piuttosto che in un altro di tutta l’eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi seguirà…Da ogni parte vedo soltanto infiniti, che mi assorbono come un atomo e come un’ombra che dura un istante, e scompare poi per sempre. Tutto quel che so è che debbo presto morire; ma quel che ignoro di più è, appunto, questa stessa morte, che non posso evitare”.

La protagonista del libro è l’essere umano più bello dopo il Piccolo Principe e Pinocchio: entrambi nascono poveri di qualcosa e muoiono per rinascere ricchi di altro. La morte può guarire dalla vita, la vita che sembrava poca ma è stata un universo. Nessun limite, il corpo si consuma non per una malattia ma per il tanto coraggio e amore di cui si è stati capaci.

Siamo piccoli, re spodestati della felicità sinché ci guardiamo le mani e contiamo le carezze date e ricevute.

Toccare ed essere toccati dalle coccole, dai piccoli gesti quotidiani.

Lasciare il miraggio della montagna del nostro ego nutrito dal tutto che desideriamo e spaventati dal poco che ci è concesso.

E nel poco, l’amore di una figlia malata urla ma è lei il regalo, non la promessa di una vita sana e lunga, essere madre è il dono. Il limite di una figlia malata e di un cancro è la strada che salva dalla vita incomprensibile.

Grazie coraggiosa e fragile ballerina, donna pezzo di cristallo in mezzo a tanti fondi di bottiglia.