di Luca Granieri

La scienza moderna ha radici medievali, più precisamente cristiane e soprattutto francescane. Pace e Bene”.

Questa la dedica che Luigi Borzacchini, già docente presso il dipartimento di Matematica dell’Università degli Studi di Bari,  appose sulla copia del suo libro La Scienza di Francesco (Dedalo Editore, 2016) donatami in occasione di una sua conferenza. Ad un anno  dalla sua scomparsa,  il  lavoro del Prof. Borzacchini costituisce   un’eredità importante  da valorizzare, soprattutto per la determinazione a ricercare le origini fondative del pensiero scientifico, anche toccando temi originali e  poco noti. Tra questi  emerge lo sforzo di identificare il “mondo dei segni”, ovvero di come la matematica costituisca il linguaggio costitutivo della scienza moderna e come l’impresa scientifica stessa trovi in esso la sua linfa vitale.  In questa ricerca è poi particolarmente evidente il ruolo quasi “religioso” ricoperto da questi segni riproponendo con forza l’evidenza delle radici cristiane della scienza moderna.  Il contributo del Cristianesimo e del Francescanesimo in particolare allo sviluppo dei metodi della scienza moderna è un tema molto importante ma purtroppo poco conosciuto, anche tra i credenti. E il contributo di Borzacchini forse  non ha ricevuto tutta l’attenzione che meriterebbe. Certamente si tratta di temi difficili e ostici per il cittadino medio,  ma anche questa è una sfida e un’occasione  che si dovrebbe raccogliere, se non altro come dovere civico.  La pandemia da COVID-19 ha rivelato questa necessità in tutta la sua urgenza. Quante divisioni e attriti si sono innestati su incomprensioni varie  su vaccini, mascherine, green pass e quant’altro?  Con una commistione pericolosa e disinformata di scienza e fede? Oggi più che mai, vista la crescente complessità del mondo moderno, risulta indispensabile  formarsi su  temi scientifici.

Affermatasi con la rivoluzione scientifica seicentesca, la scienza moderna si colloca nel cuore dell’Europa  cristiana dopo un  lungo cammino che progressivamente ne ha consentito il distacco  dalla scienza antica di stampo per lo più aristotelico. Sebbene molti autori abbiano in diversi modi rilevato il ruolo fondante del cristianesimo in questo non scontato percorso, nella Scienza di Francesco Luigi Borzacchini (1947-2022) ricostruisce in modo documentato e convincente anche aspetti meno conosciuti, e per certi versi inediti, di una scienza strutturalmente cristiana, con la competenza di storico della scienza, esperto di logica  matematica,  appassionato francescano egli stesso, compendio naturale del notevole sforzo più che ventennale, culminato nella  trilogia di  testi Il Computer di Platone, di Ockham e di Kant (Dedalo editore),  di chiarificazione del ruolo del pensiero formale  nella storia dell’umanità e nella storia della scienza.

Tuttavia, nell’immaginario collettivo spesso lo sviluppo della scienza moderna è presentato invece in contrapposizione al cristianesimo e ai cosiddetti “secoli bui” medievali che anzi ne avrebbero piuttosto ostacolato il cammino. Ma i “secoli bui” non sono mai esistiti, e ci appaiono “bui” semplicemente perché, come direbbero Battisti-Mogol, guidiamo “a fari spenti nella notte”.

Mentre è proprio la passione con cui Borzacchini ripercorre il cammino storico medievale ad accendere una potente luce, quella fornita appunto dai “segni matematici”, gli stessi di cui Galileo in un famoso passo dice: “senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto”.

In questo contesto, è proprio la cultura cristiana a fornire l’humus  su cui si innesta la scienza moderna.  P.  Duhem, importante storico della scienza, arrivò addirittura ad identificare  l’istante del concepimento della scienza moderna   col preciso momento di emissione del  famoso decreto di condanna delle 219 tesi aristotelico-averroiste promulgato il 7 marzo del 1277 dal vescovo di Parigi Étienne Tempier. Il problema di conciliare le verità di fede con la scienza aristotelica caratterizza infatti la lunga gestazione medievale che  prepara i primi vagiti seicenteschi della scienza moderna. I Francescani fornirono un supporto essenziale dato che sono francescani (o prossimi al movimento francescano) gli autori che nel XIII e XIV secolo appaiono inaugurare uno stile di pensiero che porterà alla nascita della scienza moderna, quelli che P. Duhem considererà “i precursori di Galileo”(p. 56). In effetti, sono proprio questi autori, parte integrante della storia inaugurata da San Francesco d’Assisi, a esaltare quell’attenzione all’individuale, all’esperimento e alla creatura, che abbiamo visto come uno dei punti principali di distacco del Cristianesimo da Aristotele, contribuendo all’apparizione e alla diffusione a partire dal tardo Medioevo dell’idea che la matematica sia sufficiente per la descrizione di tutta la realtà fisica, in quanto espressione di leggi naturali di origine divina (p. 137).  E questa nuova dislocazione della conoscenza matematica costituirà il terreno di coltura di tutta La Rivoluzione Scientifica (p. 142).

In che senso possiamo dire che c’è il pensiero cristiano alle radici della scienza moderna? Cosa c’è di cristiano e francescano ad esempio nella Legge di gravitazione universale di Newton:

Molto. Intanto il concetto  stesso di “Legge” compendio di un ordine superiore della natura e di carattere “non naturale”. L’ordine legislativo, anche quello dei nostri sistemi giuridici, impone infatti un ordine ad una materia che di sua natura sarebbe disordinata, oppure avrebbe un ordine diverso, come accade ad esempio con le leggi che tutelano i soggetti più deboli che invece “per natura” sarebbero sopraffatti da quelli più forti.
Da rimarcare è poi il fatto che la legge di gravitazione  sia “universale”: la stessa fisica per tutto il Creato, qualcosa di tipicamente cristiano e impensabile prima. Cielo e terra condividono la stessa natura e le stesse leggi.   Con sfumatura chiaramente francescana il fatto che tale legge riguardi enti e grandezze individuali, singole creature, e non universali aristotelici. Infine che essa esprima verità dedotte matematicamente e non sillogisticamente, come costruzione del libero soggetto umano nella sua relazione col mondo. (p. 153)

Insomma, la riflessione cristiana e francescana ha contribuito in modo importante a rendere la scienza moderna possibile e a muovere i suoi primi passi. Certamente, vicende come quella di Galileo hanno contribuito a creare fratture e incomprensioni che perdurano tuttora nella progressiva separazione di questi due rami della conoscenza. Da un certo punto di vista esse erano anche inevitabili: nel ricercare la propria autonomia il pensiero scientifico doveva ritagliarsi il suo spazio d’azione e di indipendenza. Tuttavia, anche i contrasti più duri possono essere occasione di dialogo e di crescita reciproca, per evitare le incomprensioni che rendono le separazioni sempre più insanabili.

In realtà Cristianesimo e scienza moderna sono madre e figlia: è assurdo ridurre il loro rapporto ai loro conflitti o a incerti accordi, e altrettanto assurdo considerarle estranee. Ormai la figlia è grande e autonoma, e le due possono solo provare a ritrovarsi (p. 178). Ma è difficile trovare una comunicazione autentica senza un linguaggio condiviso. E su questo purtroppo la cristianità ha perso molto, forse troppo terreno. Tutti i principali sforzi della Chiesa Cattolica sono minati dalla consolidata incapacità di comprendere la reale dinamica del pensiero scientifico matematico moderno (p. 174).

Il profondo mutamento antropologico delineatosi con la Rivoluzione Scientifica resta ignorato perché considerato esterno e in fondo quasi estraneo- anche se non più ostile – al Vangelo, essendo una pura e semplice osservazione del Creato (p. 181)[…] il che vuol dire una sola cosa: che la Chiesa non ha capito con cosa ha a che fare (p. 190).                                                                                                                    

La traccia indelebile che  San Francesco ha lasciato per l’impresa scientifica e per l’umanità produce tuttora copiosi frutti e l’ampio respiro del libro di Borzacchini analizza in modo acuto e stimolante i rapporti tra la scienza e il cristianesimo nel mondo moderno, anche attraverso lucide analisi e penetranti provocazioni, fino al riaffiorare della sorgente francescana nell’opera del  Papa argentino che, riprendendo il nome del Santo di Assisi, richiama con forza l’umanità e la cristianità a riconfluire in questa Storia meravigliosa.

Ma questa storia può progredire positivamente solo raccogliendo le sfide del mondo moderno, innanzitutto con uno sforzo di comprensione:

Cosa significa accettare che il linguaggio matematico moderno non è più un frammento del linguaggio naturale (come nell’antica Grecia) ma un universo linguistico del tutto nuovo, distinto e intraducibile nel linguaggio naturale, un linguaggio né degli angeli né dei demoni? E a prescindere dalle opzioni religiose filosofiche o religiose dei singoli scienziati. Mentre invece il linguaggio filosofico, come quello teologico, è omogeneo a quello naturale. Probabilmente l’incapacità di comprendere l’alterità del linguaggio matematico moderno è il più grosso ostacolo alla comprensione della scienza moderna da parte della Chiesa e della stessa filosofia. Si è mai chiesta la cultura cattolica che cosa siano i “segni” dei linguaggi formali? Non intuisce che in qualche modo essi sono “altro” dall’universo linguistico comune? E la frattura con la scienza moderna non deriva forse dal fatto che con la Rivoluzione Scientifica ormai il “segno dei tempi fosse il tempo dei segni”? E come pensa la Chiesa di affrontare il nuovo millennio, quando ormai è chiaro che siamo entrati in un “regno dei segni”, del quale il mondo quotidiano è solo un’immagine virtuale? […]

Cosa significa cessare di vedere la fonte del male negli “ismi”: marxismo, nichilismo, materialismo, relativismo, storicismo, ecc.? E’ questa una visione “ideologica” del reale, diffusa oggi nella formazione culturale dei religiosi, nei programmi di studio di seminari e facoltà teologiche. E oggi nel pensiero cristiano c’è troppa metafisica e filosofia naturale e troppo poca fisica, biologia, matematica e logica moderne (p. 204-205).

Al quale si auspica possa seguire  una vera e propria  inversione di tendenza: perché non inserire insegnamenti di tipo scientifico-matematico nella formazione dei sacerdoti, dei religiosi, del popolo cristiano? Lo spazio dedicato alla scienza sarà senz’altro impegnativo e faticoso ma non è tempo perso. Anzi, si tratta dell’investimento necessario per affrontare le sfide del mondo contemporaneo e di quello che verrà, per comprendere e agire come creature di uno stesso Creato, sulle orme di San Francesco.