L’uomo che voleva sfamare il mondo 2/2
Vavilov commise un crimine politico: non essere gradito al dittatore, nel nostro caso Josif Stalin. Più esattamente il crimine fu ideologico o addirittura epistemologico.
Vavilov era profondamente convinto che la Genetica fosse una risorsa insostituibile per lo sviluppo del suo progetto. Stiamo parlando della Genetica di cento anni fa, ovviamente. Egli conosceva molto bene le teorie di Darwin e di Lamarck ed era convinto anche dell’importanza dell’Epigenetica: in particolare riteneva che il citoplasma svolgesse un ruolo fondamentale nei meccanismi ereditari, trasmettendo alla generazione successiva caratteri acquisiti dall’organismo durante la sua vita, questione ancora aperta. Purtroppo però Stalin e il suo regime consideravano la Genetica una teoria troppo “borghese”, “capitalistica” perché riduceva il ruolo del processo storico, la dialettica della realtà concreta, come se la lotta di classe o la prassi non potessero modificare i fenomeni, in questo caso le piante!
Stalin puntò tutto su un altro botanico (difficile considerarlo uno scienziato), Trofim I. Lysenko (1898-1976), che sminuiva il ruolo della Genetica e sosteneva che fosse sufficiente modificare la temperatura per influenzare lo sviluppo delle piante: era una teoria già nota come “vernalizzazione”, già confutata, ma perfetta per le operazioni di propaganda.
Nel 1932-33 l’URSS conobbe una carestia che causò cinque milioni di morti, cinque! Stalin a questo punto sfiduciò Vavilov e scelse Lysenko. Il confronto fra le due scuole di pensiero continuò fino al 1940, quando Stalin fece arrestare Vavilov mentre era in viaggio di studio in Ucraina, lontano da Mosca. Il primo interrogatorio avvenne il 10 agosto del 1940 e durò quattro ore. Ne seguirono altri 400, per un totale complessivo di 1700 ore. Vavilov morì per denutrizione nel carcere di Saratov il 26 gennaio 1943.
La storia non finisce qui . Nel 1946 la Russia fu colpita da una siccità senza precedenti. Non si sa quante persone morirono di fame, né quanti siano stati i casi di cannibalismo. Iniziano timide critiche nei confronti di Lysenko per aver rifiutato il granturco ibrido, che stava invece dando invece eccellenti risultati negli USA. Le promesse di varietà più produttive non erano state mantenute. Eppure Stalin continuava ad esaltare Lysenko per aver accettato l’idea di diffondere il cosiddetto grano ramificato, altro fallimento. Lysenko continuerà a dominare anche sotto Kruscev, fino al 1965, sopravvivendo anche alla nascita della biologia molecolare.
Solo in seguito sono state rivalutate le ricerche di Nikolaj Vavilov, che offrono ancora oggi una miniera di informazioni sulle varietà botaniche delle piante alimentari di tutto il mondo.
Il pensiero va alla sua straordinaria generosità d’animo. Si resta sbigottiti di fronte a tanti altri risvolti della sua biografia. Uno su tutti: egli morì di denutrizione nella Prigione n.1 di Saratov. La sua seconda moglie ed ex allieva all’Università, Elena Barulina, abitava insieme al loro figlio Jurij ad un quarto d’ora di cammino da quella prigione, ma non seppe mai che lì era stato detenuto il suo grande amore, Nikolaj, né che in quella prigione il grande cuore del suo Nikolaj aveva cessato di battere.