La vita di una quercia e di duecentocinquantamila bambini ebrei.

La vita di una quercia e di duecentocinquantamila bambini ebrei. Tratto da una storia vera. E gentile

C’erano una volta un bambino e una quercia.

Voi mi direte – Che ci fanno un bambino ed una quercia in una fiaba? È uno strano modo di  iniziare una fiaba! Non ci sono principi o fate in questo esordio?

Beh! Vi rispondo io, effettivamente è una strana storia. Ma il bambino e la quercia avevano qualcosa da dirsi e da imparare l’uno dall’altro.

E voi ancora –  Ma cosa può imparare una quercia da un bambino e un bambino da una quercia?

Effettivamente era più il bambino che aveva da imparare dalla quercia ma… siamo in una fiaba e nelle fiabe anche le querce possono imparare dai bambini e, se non mi  interrompete più, posso continuare la storia.

Il bambino si chiamava Gosha e viveva a Varsavia in una graziosa casetta con giardino.

In questo giardino c’era una quercia bella e maestosa e con una chioma così grande da sembrare il tendone di un circo.

Diciamo che il giardino di Gosha era troppo piccolo per quella quercia o forse la quercia era troppo grande per quel giardino.

Tutte le volte che il bambino la guardava capiva che non era un albero qualunque e che poteva essere speciale.

Siccome Gosha sapeva di essere in una favola, dove tutto può accadere, pensò che se avesse chiesto alla quercia di parlargli forse avrebbe potuto ottenere risposta. Tentare non avrebbe di certo nuociuto e così, un giorno, prese il coraggio a quattro mani e decise di rivolgersi alla quercia

– Mi scusi signora quercia se la disturbo, ma lei sa parlare? –

La quercia che credeva di avere le traveggole non rispose. Allora il bambino che aveva una fiducia, che solo i bambini possono avere nel credere, e un incanto, che nessun adulto possiede mai, non si arrese, e riprese

– Signora quercia mi scusi, ma lei quanti anni ha?

– Non si chiede l’età ad una signora.

– Oh! Ha ragione, signora quercia. Me lo dice sempre mia madre, che non è da gentiluomini, ma me ne sono dimenticato!

– Che cos’è un gentiluomo?- gli domandò la quercia.

– Un gentiluomo apre la portiera dell’auto per far salire e scendere la sua signora. Un gentiluomo non dice parolacce e fa sempre delle splendide sorprese al suo amore, per esempio la va a prendere sul posto di lavoro e si fa trovare fuori con un gigantesco mazzo di fiori. Le donne vogliono essere amate davanti a tutti. Mica di nascosto! Un gentiluomo non dice mai bugie. Io da grande voglio fare il gentiluomo.

– Ma il gentiluomo non è un mestiere! Ribatté la quercia.

– Certo che lo so che non lo è, ma io voglio essere prima un uomo e poi un mestiere.

– Ma chi te le insegna queste cose?

– La mia mamma!

-Dev’essere speciale la tua mamma. Davvero speciale. Anch’io ho conosciuto una donna così. Si chiamava Irena Sendler. E io sono il suo albero.

– Perché era speciale? Chiese il bambino

-Perché ha salvato duecentocinquantamila bambini ebrei da morte certa.

-È una colpa essere ebrei?

-No, non lo è . Essere crudeli lo è.

– E come li ha salvati?

– Li ha portati via dalle mamme e dai papà con il loro consenso, prima che fossero mandati nei campi di concentramento e li ha affidati ad altre famiglie o ai conventi sotto falso nome.

– E i bambini piangevano?

– Certo! Come tutti i bambini quando vengono separati dai genitori! Irena ha sentito i loro pianti, nel cuore, tutta la vita.

– E poi?

– E poi ha nascosto tra le mie radici tanti barattoli di vetro con i nomi falsi dei bambini, usati per nascondere le loro origini, accanto  a quelli veri. Per farli ritornare a casa dopo la guerra! Anche se non tutti avrebbero rivisto i propri genitori.

– L’hanno scoperta?

– Sì, l’hanno anche torturata per farla parlare. Avevano saputo che nascondeva qualcosa d’importante, ma non ha mai svelato il suo segreto. Mai. Ha rischiato di morire per le percosse subite, sai? E ne ha portato le conseguenze sul suo fisico per tutta la vita senza mai pentirsi di essersi sacrificata così.

– E perché l’ha fatto, se ha rischiato di morire?

– L’ ha fatto perché voleva, assolutamente lo voleva, che quei bambini diventassero delle donne gentili e dei gentiluomini. Come lo sarai tu! Il mondo ne aveva bisogno.