Il processo di integrazione della Turchia nell’Unione europea è fermo da anni e si rischia di tornare indietro. L’unico antidoto possibile è la conoscenza reciproca fra persone reali

Sono stato invitato dalla Direzione provinciale dell’Istruzione nazionale di Muğla (Mugla Il Milli Eğitim Müdürlügü) a tenere, dal 24 al 28 luglio 2023, un corso base di lingua italiana (2022-1-TR01-KA121-SCH-000062485).

Avevo già collaborato con loro nell’ottobre 2022, tenendo un corso sulla prevenzione del burnout dei docenti. In quell’occasione i Responsabili della locale Agenzia Erasmus decisero di organizzare un corso base di Spagnolo ed uno di Italiano. Ed ecco per me l’occasione, graditissima, alla vigilia del pensionamento come dirigente scolastico, per ritornare all’insegnamento dell’Italiano, la nostra meravigliosa lingua.

Il corso si è svolto a Marmaris, una città costiera che in estate è invasa da turisti, soprattutto inglesi e russi; nonostante i 40° gradi e oltre, una quindicina di adulti, complice l’aria condizionata, hanno partecipato; quasi tutti insegnanti, alcuni di Inglese, di scuole di diverso ordine e grado.

Per chi non ha l’Inglese come elemento di mediazione, la distanza fra il Turco e l’Italiano è abissale. Peraltro la lingua turca è considerata una delle più difficili al mondo; è usata in stati come l’Azerbaijan, la Bulgaria, la Grecia, la parte settentrionale di Cipro, occupata dal 1974, la Macedonia del Nord, il Kosovo e l’Uzbekistan. Il turco era parlato nell’Impero ottomano e ancora oggi non sono assenti tentazioni restauratrici. Nel 1928 Mustafa Kemal Atatürk, nei suoi eroici sforzi per modernizzare la Turchia, sostituì l’alfabeto arabo con una versione modificata dell’alfabeto latino.

Il Turco è una lingua ricca di suffissi e di regole molto complesse, come l’armonia vocalica. È difficile trovare somiglianze fra Italiano e Turco: se gelato si dice “dondurma”, maschio “erkek” e pane “ekmek” vuol dire che l’etimologia non ti aiuterà e che c’è poco da improvvisare. Peraltro prima di partire ho cercato una buona grammatica turca, ma il materiale a disposizione è davvero scarso, in tutti i sensi.

La Turchia ha una popolazione molto giovane e l’apprendimento delle lingue straniere, soprattutto, ovviamente, dell’Inglese è un grosso problema. Il taxi, il portiere d’albergo si arrangiano con il traduttore vocale google. Dunque tanto più meritorio è lo sforzo di questi colleghi che hanno voluto cimentarsi con la lingua italiana.

L’obiettivo del breve corso è stato l’apprendimento dei suoni della lingua italiana e, quindi, la lettura. Le difficoltà maggiori si incontrano nelle vocali e nelle lettere “c” e “g”. Abbiamo usato come testo base “Nessun dorma”, letto e riletto, ascoltato e riascoltato nelle diverse esecuzioni di Luciano Pavarotti.

Piano piano si entra in sintonia con il ritmo e la musicalità dell’Italiano. Nello stesso tempo ti rendi conto che i gesti, lo humour, i sentimenti sono davvero simili e immediati e che le lingue sembrano allontanarci continuamente.

Insomma un granello di integrazione nel deserto dei pregiudizi, duri a morire, che ci separano e ci mettono in contrasto l’uno con l’altro.

Non sarà mai sufficiente la gratitudine nei confronti dei Padri fondatori dell’Europa unita, che oggi ci appare come la nostra unica possibile via di autentico progresso. Il processo di integrazione della Turchia nell’Unione europea è fermo da anni e si rischia di tornare indietro. L’unico antidoto possibile è la conoscenza reciproca fra persone reali, come radici che si connettono fra loro. Durante il corso ho constatato che queste radici esistono già e che abbiamo bisogno di studiare e dominare le lingue per avvicinarci e confluire.

Una piccola curiosità: per imparare i numeri ho pensato di giocare a tombola, pensando di dover spiegare le regole. Non ce n’è stato bisogno!


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Sono nato a Barletta nel 1956; ho insegnato Lettere per 23 anni e sono stato dirigente scolastico dal 2007 al 2023. Mi sono dedicato allo studio di vari aspetti della storia locale e sono membro della Società di storia patria per la Puglia; ho censito, trascritto e tradotto le epigrafi di Barletta. Per i tipi della Rotas ho pubblicato il romanzo-saggio “Ricognizioni al giro di boa”. Da molti anni mi interesso di religioni (specialmente il Buddhismo Mahayana) e di dialogo interreligioso. Ho avuto la fortuna di avere tre figli e ora di essere anche nonno! Da settembre 2023 sono in pensione: si dice tecnicamente "in quiescenza" ma è un po' difficile fermarsi. Gioco a tennis, mi piace molto viaggiare e credo molto nel lifelong learning. Sono stato cooptato in Odysseo da Paolo Farina :) e gli sono grato per avermi offerto uno spazio per parlare di scuola (e non solo) fuori dall’ambito formale/ istituzionale.