M’è grato

tra vigne

imbrunate dal freddo

lo sfarfallio

delle ali bizzarre,

i nidi e gli ulivi,

le mura intrecciate

di quand’ero bambino.

 

Il salmodiare gagliardo

gioia di luce,

gracidare beffardo

mentre, curiosa,

mi guardi e mi porti lo sguardo

a levarsi di là,

col tuo volo oltre i nembi infelici,

a scoprire ancora

quella piccola nuvola rosa

che s’apre nel grigio

e che sempre mi segue,

e sempre m’incanta

come l’estate che mi regali.

 

E dopo il mare

dici il mio nome

con un gracchiare amico.

 

Gabriele Perrucci, Gispès 16/12/2023