Al Sudestival2024 “Il cinema che ti parla” – Una storia che andava raccontata

Una fanciulla esile, quasi invisibile nel suo tailleur oversize; un volto pulito da adolescente, nemmeno un ombra di trucco, capelli corti. Essenziale, leggera.

Abbiamo dovuto googlare i suoi dati anagrafici per sincerarci della sua età, che sapevamo essere quella di una donna ma che non corrispondeva all’immagine sul palco.

In occasione del Sudestival 2024, festival della città di Monopoli che si terrà fino al 15 marzo, Kasja Smutniak presentava il suo primo lavoro da regista.

Un docu-film. Girato in Polonia nel 2022. Mur, il titolo. Coautrice del film, la pugliese Mariella Bombini.

Filmato per lo più con un cellulare. Inquadrature rapide, a volte sfuocate, a testimonianza delle numerose difficoltà di un viaggio verso il confine polacco – bielorusso alla ricerca del “muro” di protezione del confine, la cui costruzione è stata programmata dal governo di Varsavia per impedire ai profughi,  per lo più asiatici, di entrare in Europa attraverso la Polonia.

Scenario della ricerca, la foresta di Puszcza Bialowieza, residuo dell’antica foresta vergine che, in tempi remoti, rivestiva interamente l’Europa e che ora occupa circa ottantamila ettari di territorio tra Polonia e Bielorussia. Patrimonio Unesco. Parco nazionale polacco. Le riprese con i droni la raffigurano splendida, con le sue miscellanee di verde, le armonie tra le chiome delle conifere, le mandrie di bisonti che si muovono, libere e maestose all’interno della radura interna.

Un paradiso che, ripreso dalla telecamera, si trasforma in una giungla. Grovigli di rami secchi, su cui sventolano frammenti di vestiti rimasti impigliati nel passaggio,  terreno inospitale, territorio di lupi, che trovano le loro prede tra coloro che bivaccano in attesa “di poter passare”. Cimitero di resti umani.

Nel film Kasja è una donna coraggiosa, alla guida di una quattroruote che avanza verso il confine, determinata a cercare la verità su quel muro, accompagnata dalla sua amica e da giovani attivisti, con i quali condivide alcune missioni e che accettano di raccontarle insieme alle storie dei profughi, anche le loro storie.

Storie in cui emerge, forte, l’importanza dello scegliere di fare “la cosa giusta” per dare un senso alla propria vita. Storie da cui, a tratti, traspare la disperazione di chi sa che sta rischiando di perdere il controllo della propria vita per salvare quella degli altri, ma che rimane, non scappa come se non fosse possibile, per chi è “ giusto” nell’anima, sfuggire a ciò che coscienza impone.

– Qual è la cosa giusta?

– Quella che è coerente con la mia vita.

Andare alla ricerca del muro. Questo dà senso alla ricerca di Kasja.

– Sembrava che quel muro interessasse solo a me. Per loro non era importante vederlo, né cercarlo.  

Ho inteso il significato profondo di quella ricerca anche come un viaggio alla riscoperta di parti di sé, del proprio passato, quelle che possono permettere il passaggio dall’altra parte, consentendo a chi si mette in viaggio di condurre la proprie esistenza verso mete più lontane.

Alla ricerca di quel muro, Kasja ritorna a casa, incontra la sua famiglia di origine e il viaggio si conclude portando via con sé vecchi quadri, bicchieri e ciò che resta della casa abbandonata dei suoi nonni. Frammenti di memoria per ricostruire.

Forte il parallelo con il muro presente nella memoria della Kasja bambina; il muro del ghetto che si scorgeva dalle finestre di quella casa e che segnava il confine tra chi era libero di andare e chi no.

Forte il contrasto tra  un confine che si chiude intorno ai profughi “indesiderati” e quello che invece si apre per permettere il passaggio dei profughi provenienti dall’Ucraina.

Storie simili di gente in fuga; storie così diverse da far pensare che spesso nei casi della vita sia difficile trovare un senso” giusto”.

Ho percepito il senso di ingiustizia che permea tutto il racconto, che intride la Storia che stiamo vivendo.

Frequenti, le inquadrature alla strada, costellata da checkpoint; una strada sterrata su cui arrampicarsi, su cui orientarsi grazie al Gps, ai segnali convenuti, alle luci.

Snodi della vita. Pause. Risvegli frettolosi e improvvisi. Incontri. Appuntamenti mancati. Emozioni. C’è tutto, lungo il percorso.

Tutto viene affrontato con coraggio e determinazione. Tranne la visione di un filmato arrivato via whatsapp da uno dei tanti attivisti della rete.

Sapere è altro dal soffermarsi sui particolari. A volte non serve vedere. Basta avere la consapevolezza delle cose che accadono.

Ricordo quando ero bambina; c’era pudore di fronte alla morte, a certe immagini.

C’erano teli bianchi a coprire le vittime e mai visioni dirette. Nemmeno al telegiornale.

Oggi è tutto sotto gli occhi di tutti. Oggi filmiamo e trasmettiamo ogni genere di immagine.

E finiamo con farci l’abitudine.

E stiamo lì a guardare immagini sconvolgenti, quasi ipnotizzati come di fronte ad un film horror e lasciamo che tutto scivoli via, un minuto dopo, così come, usciti dal cinema, possiamo andare a mangiare una pizza con gli amici, che tanto, è tutto finto.

Il muro che separa la Polonia dalla Bielorussia è alto 5,5 metri e lungo 186 km. È costato 353 milioni di euro della Comunità Europea. È verità e non finzione.


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Sono un’insegnante di Matematica e Scienze che adora raccontare ed ascoltare storie. Ho scoperto il potere terapeutico del racconto in un particolare momento della mia Vita e da allora scrivo storie che prendo in prestito dalla realtà. Nel 2014 ho pubblicato il mio primo libro, È solo questione di tempo. La mia vita, una favola, edito da EtEt, casa editrice con sede ad Andria. Nel 2016 ho frequentato un corso di scrittura creativa con Tommy Dibari, coautore di trasmissioni televisive e scrittore. Nel 2019 viene pubblicato, edito da Progedit, il mio secondo libro, Ti prometto il mare, racconto fiabesco incentrato su storie di donne. Sempre nel 2019 ho frequentato un corso di scrittura creativa con Luigi Dal Cin, autore di libri per ragazzi ed insegnante presso la scuola Holden. Profondamente convinta del valore etico della comunicazione, nel 2019 ho perfezionato le mie competenze con un master in PNL, Programmazione Neuro Linguistica Bio-etica seguito e, nel 2021, con un master in Coaching bio-Etico, conseguiti entrambi presso il centro di formazione Ikos di Bari.