Non dispongo di laurea in medicina,

né la toga indosso d’avvocato;

non insegno, seppur uso la mina.

 

Sulla psiche, non sono laureato,

né mai mi graduai in virologia;

no, sui farmaci, non ho alcun dottorato.

 

Ma che c’entra? Se in biologia

io mai sostenni esami orali o scritti?

Non vengo certo a dirti una bugia:

 

son moderno, e conosco i miei diritti!

Son finiti i tempi andati del passato

quando ignoranti, si stava sempre zitti…

 

Quel che faccio, non lo dice più il prelato!

Del politico di turno me ne infischio.

Or son io e il medico, e il curato.

 

Su internèt all’occorrenza faccio un fischio

e m’ingozzo di opinioni su ogni cosa.

C’è qualcuno che mi dice ch’è un gran rischio,

 

che la fonte spesso è almeno alquanto estrosa …

Beh, a quel tal oscurantista io rispondo:

Non ci casco nella trappola insidiosa

 

di chi vuole controllare tutto il mondo,

occultandomi le verità nascoste …

o ti credi che c’è scritto qui “Jocondo”?!

 

E così, non mi infilo più supposte,

se ci mangia la multinazionale;

faccio mille e mille più proposte

 

sul programma della scuola statale.

Maestri e professori? A quel paese!

Mio figlio c’ha ragione, è naturale!

 

“Rispetto … orari …” eh … quante pretese!

Se l’han trattato male al mio ciccino,

ha fatto bene, se le streghette ha stese.

 

Mica sol io, l’ha detto anche il vicino:

i compiti so’ assai, lo zaino pesa,

ci vuol rivoluzion, si va a Berlino!

 

Beh, fammi andare, che devo far la spesa.

Sentiamoci sul gruppo di whatsapp.

Ah, se poi la maestra fa l’offesa,

 

rispondile così: “Uagnè, ve zapp!”

ASCOLTA “IO SONO IO E VOI NON SIETE UN PAZZO” INTERPRETATO DALLA VOCE DI Giuseppe Porro:


FonteImmagine di copertina: Vertunno o "Ritratto di Rodolfo II in veste di Vertunno" Giuseppe Arcimboldo 1590
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Giuseppe Porro nasce ad Andria nel 1985, vive in Seminario gli anni della sua fanciullezza e adolescenza. Frequenta il Liceo Classico “Carlo Troya” e si laurea in Lettere presso l’Università di Bari. Dal 2015 vive a Martina Franca con sua moglie e le sue figlie. Da sempre amante della poesia, l’endecasillabo lo diverte particolarmente: Per gioco cominciai al cento die convivio, i pari miei per allietare, vincendo primordiali retrosie dinnanzi ai prof non temmi di parlare: usai da dilettante il bello metro, per dare ai brindisi una veste un po’ più ilare. Ridea di gusto, vetusta, la Di Pietro, la Tarantini, ch’avvampa di vermiglio e la teatrale musa Notarpietro. Da allora quando carta e penna piglio, se voglio raccontare di qualcosa, m’imbarco in ‘sì nobile naviglio che può suonar più dolce della prosa.