The Way Back – ventunesima puntata

Prima di partire la prima volta all’inizio del 2016 andai all’Ambasciata australiana di Roma.  Fra il materiale informativo mi colpirono i pieghevoli su LGBTQ+.  In sostanza raccomandavano ai turisti australiani in Italia di non ostentare attitudini non eterosessuali.  Gentilmente informavano che qui c’è meno libertà di costume.  Individui dello stesso sesso non si baciano per strada.  Gli eterosessuali sì.

Sabato 29 aprile 2023.  Ieri sera a South Fremantle ad una cena di donne sia etero che gay mi sono imbattuta in altre storie.  Belle storie.  Due donne con due figli a cui pochi anni fa un incendio del bush ha completamente bruciato la casa.  Hanno salvato tutti i viventi, cavalli e cani compresi, ma non sono riuscite a trarre in salvo neanche un solo oggetto.  È così nel bush.  A South Fremantle c’erano altre tre donne.  Una professoressa universitaria del North Louisiana, la regione di New Orleans che a suo dire è bella e interessante all’altezza della sua fama.  Lei mancava da un mese dagli States perché prima di venire qui in vacanza era stata tre settimane con una NGO in Nepal dove lei sta seguendo un programma di sviluppo universitario delle donne.  Parlava della gentilezza della gente del Nepal e mi è tornato in mente tutto il bello di quegli anni dal 1986 al 1994 in cui sono stata a lungo in missione archeologica a Kathmandu con l’IsMEO e con L’Orientale.  Ho vissuto lì’ a lungo per cinque volte negli anni.  E sono sempre stata ammaliata da quella proverbiale gentilezza della gente di quelle montagne, di quei verdi, di quei paesaggi.

Perth 3 maggio.  Ora Perth è la consuetudine.  Ogni giorno un quartiere.  Ogni giorno un po’ di shopping.  Qui la mia misura esiste.  In Italia no.  E se entro in un negozio non mi devo persino scusare perché oso chiedere misure over size.  E se alla fine la trovo devo essere disposta a pagarla qualsiasi cifra.  Essere over size in Italia è una colpa grave.  Evadere il fisco non lo è al confronto.  Pagare poco il lavoro non lo è.  Questione di valore.  Noi abitiamo nel paese dei valori sotto sopra.

Perth 7 maggio 2023.  Ho rivisto Abbey, una delle tante giovani donne a cui mi legai quando vissi qui.  Il bello dell’estero è che il bisogno della lingua Italiana è così forte che arriva dalla pancia al cuore ed unisce gruppi trans generazionali.  La mia ricchezza a Perth è stata quella di essere circondata da tante giovani donne unite dalla passione per l’Italiano.  Mai come qui a Perth mi sono legata alla lingua Italiana come una cozza allo scoglio.  Abbey è una delle tante Aussie di discendenza italiana di terza generazione che vuole recuperare l’orgoglio della lingua italiana dismessa dalla generazione di mezzo che voleva allontanarsi dal dialetto dei luoghi di origine dei nonni che non conoscevano affatto l’Italiano standard.  Abbey invece quella lingua italiana la rivuole e la rivuole con gli accenti e le sintassi giuste.  È bravissima.  Ha talento.  Certo, dopo sei anni lo parla un po’ meno bene, cioè da quando ha smesso di studiarla e di praticarla.  Nel frattempo da giovane donna che era è diventata una professionista. Ha lavorato suo malgrado nella sua città natale nel nord del WA, a Broome, e poi poiché le stava stretta per lavoro, per famiglia e per relazione, ha mollato tutto ed è tornata a Perth dove ha trovato subito lavoro ottimo e coerente con la sua formazione.  Ha trovato una nuova vita e una nuova relazione e ciò nondimeno si è già stufata anche del suo secondo ottimo lavoro e all’età di ventisei anni si è già licenziata per la seconda volta.  Di fatto ha già costruito il suo terzo progetto di vita.  Un master con una borsa che paga le tasse, in Tasmania.  Farà la cameriera nel week end.  Il suo compagno è un sovrintendente della logistica del survey (ricognizione) delle miniere.  Neanche lui teme il licenziamento.  Oppure continuerà on line e ogni tanto viaggerà verso il South Australia.  Qui tutto è possibile.  Il lavoro può essere flessibile.  Molti riprendono a studiare intorno ai trent’anni con un Master o con un Dottorato.  Il Master che farà Abbey sarà in Logopedia e in riabilitazione della deglutizione.  La sua prima laurea, Graduation with Honours era in Neuroscienze e in Italiano.  Il bello del modello anglosassone è che è perfettamente possibile mischiare STEAM e STEM, Umanesimo e Scienze.

Sarebbe così bello poter studiare anche in Italia materie miste.  Ma il nostro sapere è ingessato e la nostra Riforma tre più due è una perdita di tempo, di risorse e di energie.  Prima ci si laureava in quattro anni che diventavano cinque ora in cinque che diventano sei.  Il numero dei laureati è aumentato dal 3 % al 20 % solo perché la triennale ha permesso di contare tutti quelli, ed erano tanti, che prima lasciavano l’università senza concludere.  Il guaio però è che non esiste quasi nessun lavoro per chi ha una laurea triennale.  E allora che ce l’abbiamo a fare?  Nei nostri percorsi universitari STEM e STEAM non si incontrano quasi mai.  Rette parallele.  Le nostre Università continuano a sfornare diciplinaristi quando le discipline delle scuole “fordiste” sono belle che morte.  Il risultato è che per i prossimi quarant’anni avremo docenti disciplinaristi che replicheranno una scuola “fordista” che è già morta.

È un po’ come per il carcere.  Un modello morto e sepolto che continuiamo a replicare.

E la flessibilità nella carriera è qualcosa di profondamente diverso dall’offensivo precariato diffuso nel nostro paese.  In pessima e malevola fede si è scambiata la parola flessibilità con la parola precariato.

Eh no, è andata proprio così.

Si è trasformato in sistematica proposta di schiavitù quello che qui è opportunità di crescita e di dinamismo nella flessibilità.

È bello definirsi dai venti ai trent’anni facendo una lunga esperienza di lavoro e poi cambiandolo, e cambiare città e poi smettendolo del tutto per ricominciare a studiare e a crescere.  Un altro figlio di amici australiani qui a Perth facendo il cameriere per un anno ha risparmiato trentamila dollari pari a circa ventimila euro.

Ma quale cameriere in Italia risparmia tanto?  Io da docente con laurea e dottorato per venti anni ho risparmiato solo i soldi del mutuo, circa quindicimila euro l’anno ma solo perché lavoravamo in due altrimenti sarebbe stato impossibile.  Qui in due si risparmierebbe il doppio.  Il che significa che, pagato il mutuo, resterebbe qualcosa per divertirsi.  Così non è stato per noi.  Non abbiamo mai avuto un surplus oltre il risparmio del mutuo.  Eppure siamo due professionisti laureati con decadi di lavoro stabile per lo Stato.  Non siamo mai stati precari neanche per un giorno anche se a me per cinque anni all’Università non sono stati versati gli oneri riflessi.  Abbiamo iniziato a lavorare subito dopo la fine degli studi universitari.  In realtà abbiamo entrambi avuto un anno di intervallo in cui abbiamo comunque fatto molti lavori a tempo determinato mentre concorrevamo per un posto pubblico.  Io poi ho vissuto in un modo atipico per gli Italiani.  Ho trovato lavoro in tre grandi città, Roma, Napoli e Milano.  E dal primo giorno in cui ho raggiunto la stabilità ho sempre cercato un nuovo lavoro.  Forse perché insegnare non era stata la mia prima scelta o forse perché indovinavo un’impossibilità di stare quattro decadi di servizio nello stesso ruolo.  Mio marito invece ha sempre detto che lui pensa di aver fatto il lavoro più bello del mondo perché ha sempre e solo fatto la ricerca scientifica che aveva intrapreso durante gli studi universitari.  Anche lui però checché ne dica ha avuto un problema di ruolo.  Ha prodotto più di cento lavori scientifici anche di pregio e di fatto ha sempre avuto un ruolo di funzionario dei Beni Culturali. Non è mai stato un Accademico di ruolo ma solo un professore a contratto.  Di fatto in un altro paese avrebbe percepito tutt’altra retribuzione e forse avrebbe anche risparmiato.

No.  Non è andata così.

Per me è stato tutto molto diverso.  Nella carriera che avevo scelto, la Ricerca Scientifica, non ho mai trovato un lavoro stabile e definitivo e quindi dopo dieci anni ho abbandonato quella strada per cui avevo felicemente sgobbato tanto in dieci anni all’Università fra Laurea, Dottorato e Post – Dottorato. Io non avrei mai potuto fare la scelta di Abbey.  Venivo dal Sud e mio marito milanese non lo capiva quando mi chiedeva di non intraprendere la carriera nell’Educazione.  Era la mia terza scelta.  La seconda scelta era il Lettorato all’Estero.  L’unico lavoro che mi spettava di diritto e che non ho mai fatto.   Io venivo dal Sud e avevo un figlio.  Lui veniva dal Nord e non poteva capirmi.  Il precariato per scelta è un tabù insuperabile per la gente del Sud.  Oggi forse lo sarebbe per tutti gli Italiani.  Non si lascia un lavoro sicuro per un tuffo nel precariato in Italia.  Non si lasciava negli anni Ottanta al Sud.  Era possibile al Nord a Milano dove molte mie colleghe rifiutarono una cattedra nello Stato perché stavano più comode nel Privato e non temevano il precariato.  Oggi forse non lo farebbe nessuno in tutta Italia.  Il paese sul mercato del lavoro è andato talmente indietro da raggiungere a ritroso la mentalità della gente del Sud degli anni Ottanta. Un incedere all’indietro.  Non avrei potuto fare la scelta di Abbey anche perché a Napoli avevo già fatto mille lavori precari ed ero sempre stata regolarmente sfruttata con il lavoro nero, sottopagato e persino minorile senza libretto di lavoro.  E mai, mai avevo guadagnato bene tranne due singolari eccezioni globali in un mondo che era ancora glocal.  Negli anni ’80 ero stata strapagata secondo gli standard di Napoli dell’epoca sia dalla Coca Cola che dal Calcio Napoli.


FontePhotocredits: https://www.goodfon.com/landscapes/wallpaper-download-1920x1080-badfon-sidney-australia-sidney-6733.html
Articolo precedenteLe sfumature musicali di Iroai
Articolo successivoI gesti della memoria
Sono una Dirigente Scolastica in pensione da un anno. Per 15 anni ho fatto la preside. Ho diretto per otto anni un Liceo Scientifico oggi IIS Evangelista Torricelli Roma. Per sette anni – corrispondenti all’ultima parte della mia carriera –, ho fondato, insieme con la DSGA, e diretto il CPIA1 di Roma – Centro Provinciale per l’Istruzione degli adulti, con competenza su tutte le quattro Direzioni Penitenziarie di Rebibbia. Nel corso del settennio mi sono allontanata per due anni con un incarico di Principal Consultant al Consolato di Perth WA – MAECI-. Precedentemente ho insegnato Materie Letterarie per 15 anni negli Istituti Tecnici e Professionali e nei Licei Artistici di Roma. All’interno di questo periodo ho insegnato per quattro anni Italiano agli Stranieri nell’Istituto Professionale Don Bosco di Alessandria d’Egitto – MAECI. Precedentemente ho lavorato per 10 anni all’Università L’Orientale di Napoli come laureanda, dottoranda e post doc. Sono Dottore di Ricerca in Archeologia – Rapporti tra Oriente e Occidente e la mia carriera scientifica si riferisce a questo primo periodo professionale durante il quale ho partecipato a varie Missioni Archeologiche in Italia e a sette Progetti in Asia Media – uno in Pakistan, uno in India e cinque in Nepal.

LASCIA UNA RISPOSTA

Please enter your comment!
Please enter your name here