Intanto: in bocca al lupo

Mi hanno insegnato che il suffisso “ismo”, nella stragrande maggioranza dei casi, indica un’esasperazione negativa del concetto base: fascismo, adultismo, marxismo, comunismo… non ne scrivo una che mi viene in mente adesso perché temo urterei troppe suscettibilità.

Tornando a noi, ciò a cui pensavo oggi è il termine “infantilismo” e, prima di usarla, ho preferito documentarmi.

Ho scoperto, tanto per cambiare, che l’accezione comune è scorretta, poiché l’infantilismo correttamente inteso è un disturbo psicosessuale non specifico, di origine non meglio identificata, meglio detto infantilismo parafilico, riferito ad una regressione allo stato infantile, con o senza tratti masochistici.

Orbene, ignorante come una capra, stavo pensando a tutt’altro quando mi è venuto in mente il termine: ho pensato ad una serie di cose che tento di vincere nei miei figli e che, di fatto, ho vinto.

Troppo spesso succede che preadolescenti ed adolescenti pretendano che siano rispettati solo ed esclusivamente i loro tempi, i loro spazi, i loro bisogni.

Se oggi non hanno tempo tacciono, domani si ritagliano uno spazio e chiunque non possa essere presente in quello spazio è un demonio: devi esserci, pena trasformarti in un demonio.

Gli stessi preadolescenti ed adolescenti sputano sentenze, emettono giudizi, difficilmente si fidano di ciò che non si spiegano e utilizzano le soluzioni più inutili dell’intero emisfero: chiudono telefoni in faccia, bloccano numeri, cancellano invii, tentano di cancellare gli eventi avversi con soluzioni prive di significato.

Anche i miei figli ci stavano cadendo, ma nel mezzo di tutte le cose che con loro non sono riuscita a fare, questa l’ho corretta in tempo. Loro non chiudono il telefono in faccia a nessuno, nemmeno nei più alti picchi di rabbia mal gestita, non escludono nemmeno il peggiore dei loro contatti dai loro elenchi, non ricorrono a mezzi senza spessore e non pretendono che il loro tempo possibile, corrisponda da un momento all’altro al tempo libero possibile del prossimo.

Perché lo fanno?

Perché sono una rompiscatole, perché ci sono cose che non tollero e che non avrei tollerato di vedere in loro. Mi dicono che non ha senso strappare i nomi delle persone come fossero pezzi di stoffa, perché le persone non si strappano ed aggiungono che ogni comportamento vuoto di senso, poi ti si ritorce inevitabilmente contro.

Bene, almeno questo lo hanno imparato: eppure contano appena 12 e 15 anni.

Peccato che, forse, (FORSE), a loro avrebbe potuto essere concesso (non da me che li ho partoriti), ma a tutti gli adulti vittime di questo genere di infantilismo no. E non perché sia una collezione di comportamenti che si sbriciolano, ma perché sono gesti che sottraggono ed ovunque c’è sottrazione, c’è inferno.

Io l’inferno lo conosco e lo riconosco, sarà per questo che ho sempre preferito passare per lupo, essere etichettata come un lupo, stereotipata come un lupo.

Intanto: in bocca al lupo. Si risponde “grazie” e non “crepi”, perché più sicuro della bocca del lupo, non esiste luogo.


FonteFoto di 14995841 da Pixabay
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Sono una frase, un verso, più raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente è muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel più profondo nord, quello da cui anche Aosta è distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, più spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo verità, non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, può valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte più della meta ed in cui il traguardo non è mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.

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