Ringrazia e cammina. Punto.

Tatac-tatac-sggggg-tatac.

45 minuti in compagnia di questi suoni, dentro una stanza vuota, tendenzialmente blu e bianca: pare funzioni così quando ti sottopongono ad alcuni esami strumentali.

Ti stendono, ti dicono per quanto tempo dovrai restare lì, ti avvisano che dovrai restare immobile: se ti andrà bene potrai grattarti il naso che, ovviamente, non ti prude mai ma in quel momento si farà venire tutte le orticarie dell’emisfero conosciuto e non.

Tatac-tatac-sggggg-tatac.

E così avanti, se ti comporti bene nessuna voce apparirà dal nulla a ricordarti che non devi muoverti e così potrai pensare a come diavolo far trascorrere quel tempo: un modo possibile è quello di lasciare che i sinistri rumori scandiscano i 2700 secondi che ti separano dalla fine di quello strazio.

Beh, contare 2700 secondi, come 2700 pecorelle, potrebbe anche conciliare il sonno. Non sarebbe male.

Potrebbe però anche accadere che mentre muovi gli occhi alla ricerca del nulla mischiato con il niente, tu ti renda conto che l’unica cosa, attaccata ad una parete visibile da quell’angolazione, sia una scritta: INRI.

Aehhhh!!! INRI!!! Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum.

Sapete allora cosa pensa la testa piccina che abbiamo? “Ohi amico mio! Ciao!! Ma allora è proprio vero che ci sei sempre. Proprio ora che mi serviva compagnia, eccoti qua. Come stai?”

E tanto bene non deve stare perché lo sai in che posizione è: molto peggio della tua, lo avrai detto milioni di volte ai tuoi alunni… del resto è solo la posizione di un innocente inchiodato senza colpe.

Al suo cospetto tu, invece, hai certamente tante colpe e non hai chiodi. Basta questo per accelerare improvvisamente il tempo e tramutare quello che prima ti pareva uno strazio,  in un ottimo momento di pausa in compagnia. 

E cosi Iesus Nazarenus ti riporta la voce di tua nonna: “Guardati dietro, sempre dietro. Senza superbia e senza lamento, pensa a chi sta peggio. Lo troverai. Allora taci, ringrazia e cammina. Punto”.

Bene, a chiunque continui a pensare che il nazareno sia grande solo perché fa grandi miracoli: Lui non fa grandi miracoli intesi così come giacciono alla lettera. Lui ti offre la pace dei sensi in 45 minuti di strazio.

Dovete credermi, è come sentirsi dire: “We, ciao! Birretta?”.

Beh, se ancora pensate che questo non sia un miracolo, permettetemi: sbagliate.

Grazie. Niente altro. Grazie. Che poi siano Le Palme, Pasqua, Natale, che cambia?

Ringrazia e cammina. Punto.


FontePhotocredits: https://it.wikipedia.org/wiki/File:Modern%C3%AD_výpočetn%C3%AD_tomografie_s_př%C3%ADmo_digitáln%C3%AD_detekc%C3%AD_rentgenového_zářen%C3%AD.jpg
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Sono una frase, un verso, più raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente è muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel più profondo nord, quello da cui anche Aosta è distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, più spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo verità, non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, può valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte più della meta ed in cui il traguardo non è mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.

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