Il poeta dell’Umanità

“ …creerò terre divine e magnetiche,

con l’amore per i compagni,

con l’amore per i compagni che dura una vita.

Pianterò la fratellanza densa come gli alberi lungo tutti i fiumi dell’America…”.

In “Foglie d’erba” troviamo tutto l’universo emotivo di Whitman il cui unico scopo era scrivere per se stesso e per gli altri, suoi fratelli di carne, di cuore.

Nei meravigliosi versi che si dipanano lungo questa raccolta a cui il poeta ha lavorato per una vita intera vi si svela, piano piano, il suo salto spirituale dall’io (Song of myself) ad una visione cosmica della vita e dell’amore (Figli d’Adamo).

Uomini, natura, cose sono pervase da un legame atavico e genuino ove nessuno e niente è una monade, ma una parte del tutto.

“Ciascuno di noi è inevitabile,

ciascuno di noi senza limiti,

ciascuno di noi col suo diritto sulla terra,

ciascuno di noi partecipe dei fini eterni della terra,

ciascuno qui divino come qualsiasi altro”.

Whitman credeva nella natura divina dell’uomo che si manifesta in una grande umanità per gli altri come specchio di sé e si estende ad ogni cosa che si tratti di natura e di qualsiasi materia.

Con Calamus il poeta celebra la fratellanza e il cameratismo fra gli uomini.

“…è chiaro per me che la mia anima,

che l’anima dell’uomo per cui parlo si rallegra nei compagni…”,

“…chiedo la compagnia più abbondante e intima degli uomini…”.

Attraverso i suoi versi liberi ci porta in viaggio nella sua terra natia facendoci rivivere profondamente, attraverso innumerevoli immagini di vita, la sua quotidianità e quella di tanti uomini-fratelli a cui lui sempre canterà la “profonda lezione dell’accoglienza”.

L’altro cui si rivolge il poeta è sempre un tu. E dietro il tu c’è il lettore, che Whitman unisce a sé con amore incondizionato.

Quello stesso amore misto a tenera e triste pietà che rivolge ai combattenti nella guerra civile tra nord e sud; non c’è da schierarsi c’è solo da provare immensa compassione e abbracciare tutti coloro coinvolti nella guerra (Rulli di tamburo).

“Battete! Battete! Tamburi!

…non curatevi di chi piange o prega,

non curatevi del vecchio che implora il giovane, fate che non si senta la voce del bambino, né le suppliche della madre…”.

Per tutta la vita ha scritto cercando di perfezionare questa sua unica grande raccolta in cui si celebra il canto sognante della democrazia, una società sempre più libera e aperta in cui natura, corpi, anime, credenze, religioni si potessero unire in un abbraccio cosmico per vivere in modo più sano e più giusto.


FontePhotocredits: https://flic.kr/p/9KCy7Z
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Mi chiamo Monica Fornelli e scrivo sin da piccolina. Sono una docente di francese appassionata di somatopsichica; lo stare bene per me è essenziale per cui da sempre scrivo per “ricrearmi” un mondo ideale in cui tuffarmi e potermi riequilibrare abbracciando me stessa e al contempo abbracciare virtualmente chi vorrà leggermi. Ho partecipato a vari concorsi nazionali e internazionali tra cui “Il Papavero d’Oro“, “Levante” indetto dalla rivista Radar Sei, “On the air”, “Nino Palumbo”, ottenendo vari riconoscimenti e menzioni in giornali locali come “la Gazzetta del Mezzogiorno“ e “Meridiano Sud”. Alcune mie poesie sono presenti in antologie quali “Fiori Amori” e “Le stagioni” ed. Barbieri; “Parole senza peso” ed. Writers, “Nitriti al vento“ ed. La Conca, “Il Federiciano” ed. Aletti. Nel 2011 è uscita la mia prima raccolta dal titolo “I colori della vita” (ed. Albatros) presentata anche alla fiera del libro di Torino.