In una mostra a cinquant’anni dalla morte

Sono trascorsi cinquant’anni dalla morte di Tommaso Fiore – a Bari il 4 giugno 1973 – ultimo forse dei grandi meridionalisti del Novecento italiano. Originario di Altamura, come dire appartenente al popolo della Murgia, Fiore rappresentò quella terra pugliese portandone sul piano intellettuale e politico la chiarezza scabra e a volte dura. La sua analisi mai dismessa delle condizioni di vita dei contadini pugliesi in particolare, si è via via sostenuta su un retroterra di studi classici -Virgilio sopra tutti- che ne ha rinsaldato la lucidità e la capacità di ancorare i dati della realtà contemporanea alle vicende storiche. Precursore di un socialismo liberale che in Italia non ha trovato ancora il modo di sperimentarsi, Fiore fu antifascista militante e critico, anche in senso federalista, del centralismo statale.

A cinquant’anni dalla sua scomparsa si resta quasi increduli di fronte all’incapacità della politica nel suo insieme, ma anche del mondo intellettuale, di mettere in circolo le sostanze vive del patrimonio di idee che Fiore ha continuato ad alimentare fino alla sua morte con le sue opere e con i suoi interventi pubblici. Un destino di museificazione, nel migliore dei casi, a cui pochi sono riusciti a sottrarsi nella nostra vita civile, e contro il quale da anni reagisce l’”Istituto regionale pugliese per la storia dell’antifascismo e della Resistenza” fondato proprio da Fiore.

Così ben vengano le celebrazioni che provano a costruire spazi adatti a ricevere la spinta creativa del pensiero di questo grande intellettuale, piuttosto che limitarsi alle forme comode e un po’ imbalsamate dell’omaggio accademico.

Ci ha provato con coraggio e con successo la Mostra d’arte dedicata a Tommaso Fiore dal “Club federiciano” di Altamura, aperta fino al 12 luglio presso l’ex “Conservatorio S. Croce”. Vi espongono le loro opere Luigi Basile, Enzo Morelli e Domenico Scarongella. Non è certamente un caso che la Mostra abbia inteso verificare la relazione vitale che strinse Fiore alla Murgia, esprimendo tale intenzione fin nel titolo “Murgia. Omaggio a Tommaso Fiore”. E uomini, prima ancora che pittori e incisori, murgiani sono il coratino Luigi Basile, il modugnese Enzo Morelli e il ruvese Domenico Scarongella: lo sono in modi e per ragioni diverse ma conducono la loro ricerca sul terreno comune dell’ambiente murgiano, realtà concreta che porta incisi i segni dell’azione dell’uomo dentro le linee ancestrali dei suoi rilievi e dei suoi baratri.

Nell’immagine gli ulivi murgiani di Domenico Scarongella esposti nella Mostra ad Altamura.


FonteNell’immagine gli ulivi murgiani di Domenico Scarongella esposti nella Mostra ad Altamura
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Claudio Rocco. Giornalista e docente. È stato corrispondente e inviato de “Il Messaggero” di Roma; caporedattore della “Gazzetta di Pesaro”; ha collaborato a numerosi quotidiani nazionali e regionali tra cui “La Gazzetta del Mezzogiorno” e il “Nuovo quotidiano di Puglia”; ha diretto il Periodico nazionale “Salute e prevenzione” dei Tecnici della Prevenzione d’Italia; collabora al sito nazionale dell’“Avanti! online”. Ha fondato e diretto “Controradio” di Urbino, e il periodico locale “Il Corriere di Corato”. È stato co-fondatore del Gruppo Archeologico Napoletano-GAN, e consulente per la cultura e l’informazione della Regione Marche. Ha collaborato con le Università di Leuven/Lovanio, Urbino e Bari. Ha all’attivo numerose partecipazioni, in veste di relatore, a congressi di studi storici e letterari. È autore di studi di storia moderna e contemporanea.