Di Maria Grazia Calandrone, Einaudi Editore.
Finalista al Premio Strega 2023 senza vincere. E il libro vincitore preferisco leggerlo prima di nominarlo, lo lascio nel mio silenzio, in attesa. Il silenzio, nel nostro tempo stuprato e diarizzato dai social, resta il più grande dei rumori che disturba la pace del qualunquismo.
So per certo che si può diventare uno scrittore non leggendo e vivendo ma frequentando un corso di scrittura online.
La pubblicazione di un libro non è sempre una certificazione di qualità, talvolta è solo il risultato di una indagine di mercato: una storia del genere può piacere, appassionare, vendere. L’editoria è logica assuefatta del melenso detto “va dove ti porta il cuore”.
E la colpa non si è di chi legge un libro quando ha tempo ma di chi si priva del riposo per leggerne tanti.
Contesto moralmente non la precarietà della trama ma l’assenza del talento, di quel miracolo umano e interiore che ci rende capaci di regalare storie, di poggiarle laddove altri non potranno più dimenticarle.
Rispondo con la mia vita interiore di lettore all’autrice, dicendole che “non si è soli quando qualcuno ci abbandona ma quando quel qualcuno non è mai venuto”.
I genitori di chi scrive il libro sono venuti, si sono arrangiati, si sono trovati e poi perduti ma lei è venuta: gli stessi genitori che l’hanno abbandonata sono venuti da lei e lei da loro, lei infine al mondo.
Il vero regalo è la vita che è sopravvissuta alla disperazione. I suoi genitori con il loro ultimo gesto sono guariti da una vita che doveva terminare per essere donata, hanno guarito.
La morte è la casa che nessuno ha potuto costruire prima, quella casa in cui l’affitto o il mutuo li si paga con l’anima/coscienza.
Bisogna essere capaci, se si vuole essere scrittori, di decifrare di ogni essere umano la grandezza e la miseria, con tutti i suoi limiti; proprio la debolezza è il punto di forza che fa di ogni uomo un essere speciale. Ma io e altri pur sapendolo, non riusciamo a spiegarcelo. Per questo, benedetto scrittore, insegnami come fare.
Ora, tutte queste parole disposte con ordine e garbo dalla scrittrice fanno un libro ma non il racconto che la solitudine di ognuno di noi cercava. La mia solitudine compresa.