La nuova miniserie disponibile su Disney+ a partire dal 5 aprile

The Good Mothers è la nuova miniserie disponibile su Disney+ a partire dal 5 aprile. È una produzione italo-inglese per la regia, anch’essa italo-inglese, di Julian Jarrold ed Elisa Amoruso. Il soggetto è tratto da avvenimenti realmente accaduti. Sei puntate di circa un’ora che affrontano un tema apparentemente battutissimo: quello della mafia, stavolta in salsa calabrese. E invece fortunatamente no, The Good Mothers non è Gomorra versione calabra. Non perché Gomorra sia disprezzabile, ma solo perché The Good Mothers è una finestra su altri risvolti e sfaccettature del fenomeno mafioso. Questa serie TV, infatti, possiede meno spettacolarità (e sangue ostentato) del suo celebre predecessore, ma più approfondimento sociologico e psicologico.

Gli autori, infatti, focalizzano l’attenzione sulla condizione delle donne che, direttamente o indirettamente, si trovano a respirare la mefitica aria mafiosa. Un’aria soffocante, sulfurea, tanto pesante da schiacciare prepotentemente e violentemente le persone più deboli, donne e bambini su tutti. Una condizione, quella delle donne, di perenne prigionia che, paradossalmente, appare ancor più penosa fuori da una galera. Una condizione apparentemente irreversibile, un unico status, quello di madre e moglie, inesorabilmente assegnato dalla famiglia di origine, in ossequio a regole non scritte della società mafiosa. L’assenza di cultura e istruzione, cui si aggiunge spesso l’inadeguatezza dell’azione dello Stato – pur in presenza dell’apprezzabile sforzo dei singoli – cristallizza un quadro sconfortante in cui la donna, accessorio dell’uomo, diviene facilmente controllabile e manipolabile.

The Good Mothers è la storia di donne ostaggi di padri, mariti e fratelli violenti. Anche i figli divengono cinico strumento di controllo delle “famiglie” per soffocare eventuali slanci di ribellione o riscatto.

Protagoniste sono cinque donne tutte apparentemente diverse, ma accomunate da un amaro destino. Lea Garofalo, collaboratrice di giustizia che, dopo anni di peregrinazioni in giro per l’Italia (insieme alla figlia) crede ingenuamente di poter cambiare il corso della propria vita, ma viene eliminata senza pietà dal marito, boss di Pagliarelle, un paesino sperduto ai piedi della Sila. Denise Cosco, figlia di Lea Garofalo, una ragazzina che a causa dei genitori si ritrova a vivere un’esistenza stentata e lontanissima da quella dei suoi coetanei più fortunati. Giuseppina Pesce, esponente del clan omonimo, arrestata e posta dinanzi ad alternative laceranti, scegliere tra i figli e una nuova vita lontano dalla Calabria. Maria Concetta Cacciola, non direttamente mafiosa ma figlia di mafioso, schiacciata da regole e codici brutali e arcaici. Anna Colace, coraggioso magistrato, anch’ella – a suo modo – prigioniera in un luogo dove è possibile svolgere il lavoro di Pubblico Ministero solo a costo di enormi privazioni.

Fanno da contorno alla storia un’ottima colonna sonora e una fotografia evocativa e suggestiva degli stati d’animo dei protagonisti. In fin dei conti, The Good Mothers non è solo un buon prodotto di intrattenimento ma anche una buona occasione di riflessione su temi, purtroppo, sempre attuali.


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Green è una parola di gran moda e, per questo, anche molto abusata. Oggi però voglio seguire la moda e professarmi supergreen. Infatti il mio motore non va a benzina, non va a gasolio e nemmeno a batterie. Il mio motore si alimenta esclusivamente con la curiosità. Avidamente mi approvvigiono agli inesauribili e gratuiti giacimenti di curiosità a disposizione dell’umanità. Viva la mia irrefrenabile, immarcescibile, eco-compatibile curiosità.