Il ruggito dei Tre Leoni

Spetta agli inglesi organizzare il Mondiale 1966. L’assegnazione avviene alla vigilia dell’Olimpiade romana di sei anni prima, con l’Inghilterra che ottiene 34 voti rispetto ai 27 della Germania Ovest. È un’edizione segnata dal boicottaggio di quindici nazionali africane, che non accettano la decisione della FIFA di far giocare lo spareggio per un solo posto alla fase finale tra la vincitrice del girone africano e quello asiatico. Rimangono in lizza Australia e Corea del Nord e i coreani hanno la meglio. E questo non fa che creare altri problemi. Gran parte degli Stati non riconosce la Repubblica Democratica di Corea che gioca le due partite di qualificazione a Phnom Penh, ospitata dalla Cambogia di Sihanouk. Risultata vincitrice, gli inglesi, che non riconoscono Pyongyang, inizialmente pensano di negare il visto ai giocatori nordcoreani. Si opta poi di non far suonare gli inni nazionali per tutta la competizione, eccezion fatta per la partita inaugurale e la finale, dove i coreani non dovrebbero arrivarci. Non ci arrivano, ma faranno prendere un bello spavento. Un leone, e chi se no, diventa la prima mascotte ufficiale di una fase finale, e un cane, di nome Pickles, assurge al ruolo di eroe nazionale, ritrovando la Coppa Rimet che un tale ruba per fare fortuna.

Si gioca in luglio, dall’11 al 30, a Londra, nel mitico Wembley e al White City Stadium, Sheffield, Birmingham, Liverpool, Manchester, Middlesbrough e Sunderland. Il Brasile è atteso al varco dai padroni di casa e da altre quattordici nazionali che completano la rosa delle partecipanti. Si qualificano Italia, Ungheria, Unione Sovietica, Portogallo (prima volta), Francia, Spagna, Germania Ovest, Svizzera, Bulgaria, Uruguay, Cile, Argentina, Messico e Corea del Nord.

È il mondiale degli allenatori venuti dal nulla come Alf Ramsey, che dalla terza divisione porta l’Ipswich Town a vincere la Premiership e a sfidare il Milan nella Coppa Campioni del 1963, ed Edmondo Fabbri, artefice del miracolo Mantova, dalla D alla A.

L’Inghilterra di Sir Alf Ramsey inizia il suo torneo pareggiando 0 a 0 con l’Uruguay, battendo poi per 2 a 0 il Messico e la Francia. È una squadra pratica, che adotta il 4-3-3 denominato wingless wonder (meraviglia senza ali), che predilige far lanciare la palla dagli stopper verso le punte. I gol di Hunt qualificano gli inglesi al secondo turno, seguiti dall’Uruguay.

Nel gruppo B Germania Ovest e Argentina proseguono il loro cammino. Tedeschi primi per differenza reti e Inghilterra evitata ai quarti. Fuori la Spagna campione d’Europa che perde con Germania e Argentina con identico risultato : 2 a 1.

Nei gruppo C e nel gruppo D arrivano le sorprese. Il Portogallo della Pantera Nera Eusebio, il Pelé europeo, elimina i campioni del mondo. Al Goodison Park i lusitani affondano per 3 a 1 la Seleçao, con la doppietta di Eusebio e il gol di Simoes. Inutile il gol di Rildo. I brasiliani avevano in precedenza battuto la Bulgaria per 2 a 0, con i gol di Pelé e Garrincha, e perso clamorosamente contro l’Ungheria, per 1 a 3. A far ritorno a casa con i verdeoro é la Bulgaria che incassa otto gol e ne segna solo uno. Portogallo primo, Ungheria seconda. La sorpresa in assoluto più eclatante è l’eliminazione dell’Italia. Per la prima volta un’asiatica, la Corea del Nord, elimina un’europea o una sudamericana. Eppure, il nostro girone parte bene. Ci vendichiamo delle botte di Santiago con un 2 a 0 sul Cile. A segno Mazzola e Barison. Nel secondo incontro Čislenko ci condanna alla sconfitta contro l’URSS. E poi la Corea del Nord e quell’uomo venuto dall’Estremo Oriente, che materializza i nostri peggiori incubi : Pak Doo – Ik. Il dentista, che in realtà fa parte dell’esercito,  punisce la nostra sufficienza e la certezza di poter vincere a occhi chiusi. Ce ne torniamo a casa, chiudendo una serie di mondiali al di sotto delle aspettative. Ad accogliere gli Azzurri ci sono i pomodori dell’aeroporto e le interrogazioni parlamentari. Da allora Corea si associa a Caporetto, sinonimi di disfatta. Ma il Mondiale va avanti con il programma dei quarti di finale.

La partita più importante si disputa tra Inghilterra e Argentina. Segna Hurst e viene espulso il gigantesco Rattin tra le polemiche e l’accusa di furto da parte dell‘Albiceleste.

La Germania Ovest ha la meglio sull’Uruguay con un roboante 4 a 0, a segno anche Beckenbauer al suo primo mondiale. L’URSS si impone sull’Ungheria, mentre la Corea del Nord fa passare una brutta mezz’ora al Portogallo : avanti per 3 a 0 perde 5 a 3. Quattro gol sono di Eusebio.

Urss e Germania Ovest giocano per un posto in finale a Liverpool. La spuntano i tedeschi con i gol di Haller e Beckenbauer,  a nulla serve la marcatura di Porkujan. L’altra semifinale è tra Inghilterra e lo spauracchio Eusebio. Bobby Charlton con una doppietta manda in visibilio Wembley. Eusebio deve accontentarsi di firmare il suo ottavo gol su rigore.

A dividere l’Inghilterra dalla sua prima Rimet c’è la Germania Ovest, alla sua seconda finale. Arbitra lo svizzero Dienst. Haller trafigge Banks, gelando Wembley e sua maestà Elisabetta II al 12′. Sei minuti dopo Hurst ristabilisce le distanze. Non succede nulla fino al 78′, quando Peters insacca e porta avanti i rossi. A rovinare la festa ci pensa Weber all’89’ : 2 a 2. Si va ai supplementari. Minuto 101 : Adam Ball dal fondo mette una palla in mezzo, stop a seguire di Geoff Hurst e tiro di prima intenzione, palla che sbatte contro la traversa e cade sulla linea. Gol, non gol? Gli inglesi esultano, i tedeschi protestano. L’arbitro svizzero indeciso si rivolge al guardalinee sovietico che non ha dubbi. 3 a 2. All’ultimo minuto Hurst mette il sigillo sul risultato. Gli inglesi sono campioni del mondo ed è la Regina Elisabetta a consegnare nelle mani di Moore il trofeo.

CAPOCANNONIERE : Eusebio (Portogallo) 9 reti

CLASSIFICA FINALE

  1. Inghilterra
  2. Germania Ovest
  3. Portogallo
  4. Unione Sovietica

FINALE TERZO E QUARTO POSTO :

Portogallo – Unione Sovietica 2 – 1