«La felicità è reale solo quando è condivisa»
(Christopher McCandless)

Ultimamente mi è stato fatto dono del “libro-game” Prendila con filosofia. Manuale di fioritura personale, di Andrea Colamedici e Maura Gancitano. Gli autori, con uno stile empatico e originale, già nelle prime pagine invitano il lettore a riconoscersi in una delle seguenti strade: un’autostrada dove si corre veloci, una strada di campagna, sterrata e lenta ma ricca di panorami, una provinciale che attraversa paesini e storie, una strada urbana, affollata e caotica, piena di incontri e possibilità.

Questa allegoria mi è apparsa subito come un simbolo potente: abbiamo una sola vita da vivere, e tutti siamo chiamati a farla fiorire. Conta la strada che scegliamo, ma ancora di più conta come, con chi e perché scegliamo di percorrerla: in libertà, responsabilità e gratitudine.

Mi sono sorpreso a soffermarmi e chiedermi: «Come sto? Dove sto andando? Lungo quale strada voglio camminare? Sto davvero fiorendo?».
Non sono domande a cui rispondere in fretta. Prima di cercare una risposta, è necessario concedersi uno spazio vuoto, restare in ascolto, in “azione non agente”, lasciando emergere desideri e paure, sogni e domande, fragilità e speranze. Contraddizioni e potenzialità.

In questo percorso, mi sono chiesto anche se io sia semplicemente contento o davvero felice. Essere contenti, suggeriscono i due autori, significa sentirsi appagati da ciò che si ha, trovare equilibrio e sicurezza nelle piccole cose quotidiane, accontentarsi di ciò che la vita offre senza cercare altro. La contentezza è una quieta soddisfazione, spesso legata a momenti precisi, a una serenità che rassicura e protegge.

La felicità, invece, è qualcosa di più profondo e dinamico: è apertura al nuovo, desiderio di crescita, coraggio di lasciarsi sorprendere dalla Vita. Chi è felice non si limita a custodire ciò che ha, ma si mette in gioco, accoglie l’imprevedibile, si lascia trasformare. La felicità è movimento, è fioritura continua, è la spinta a cercare senso e bellezza anche oltre la propria zona di comfort. Per dirla con Nassim Nicholas Taleb, il filosofo dell’antifragilità: «Voglio vivere felice in un mondo che non capisco».

Lo sappiamo, la vita è un dono irripetibile, ma ogni dono è anche un compito: un talento ricevuto gratuitamente, da reinvestire con generosità. Pare lo ricordi anche il Vangelo: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Peraltro, Gustave Flaubert, lette le prime bozze di un manoscritto di Guy de Maupassant, ebbe a dirgli: «Non so se avrete talento. Ciò che mi avete portato prova una certa intelligenza, ma non dimenticate questo, giovanotto, che il talento, come dice Chateaubriand, non è altro che una lunga pazienza. Lavorate».

E dunque, nel mio piccolo, ti auguro di celebrare ogni giorno, anche quelli storti o lenti. Ringrazia per ogni incontro, per ogni ostacolo, per ogni occasione di crescita: io lo farò con te. Tutto è dono: sii grato per la libertà di scegliere la tua strada, per la possibilità di sbagliare e ricominciare, qualunque sia il percorso che senti tuo. Suggerisce Yogi Berra: «Quando arrivi a un bivio, prendilo». Cioè, difficile a dirsi e ancor più a farsi: prendi tutte e due le strade insieme, non o l’una o l’altra. Perché due cammini sono meglio di uno.

A proposito, sei curioso di sapere in quale strada mi sia identificato? In quella di campagna. E non ho avuto bisogno di pensarci: evidentemente, la Vita, da un po’ di tempo a questa parte, mi suggerisce di rallentare e di godere del panorama. Anche se la mia stagione ha ora i colori di un paesaggio autunnale. In autunno le foglie cadono, ma resta l’essenziale e i colori sono bellissimi. Verrà l’inverno? Certo, l’inverno arriva sempre, nessuno può evitarlo. Seguirà la primavera? È ciò che spero.

Tu, però, non lasciarti tediare dalle mie parole. Oggi, alza il calice e brinda alla Vita.
Che sia un inno, una lode, un canto di ringraziamento, il tuo Verso.
Perché questa è la tua unica, preziosa occasione per fiorire, per amare, per essere te stesso. Per partorire. E per donare, con la stessa gratuità con cui ognuno di noi ha ricevuto.

Andrea Colamedici e Maura Gancitano: «La vera coerenza è un accordo gioioso che va rinnovato ogni giorno con sé, è il segreto della felicità, che non ha nulla che a che fare con piani di lavoro su stessi che trasformano la propria vita in un business sfiancante. Per essere coerenti bisogna, quindi, non smettere mai di conoscersi, non smettere mai di osservare l’emersione di nuove parti di sé».

George Eliot: «Non è mai troppo tardi per essere ciò che avresti voluto essere».

Albert Camus: «La vera generosità verso il futuro consiste nel donare tutto al presente».


FontePhotocredits: Paolo Farina
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

2 COMMENTI

  1. Complimenti Paolo per lo scritto che ci hai voluto regalare e che ci mette di fronte un quadrivio, da cui scegliere il nostro percorso. Molto bello l’articolo nella sua chiarezza.

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