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«…e tu puoi contribuirvi con un verso»

(Walt Whitman)

Le coincidenze della vita – un paio di miei cari amici le chiamano “Dioincidenze”.

Sto leggendo da qualche giorno “L’ora di greco” di Han Kang, recente vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura 2024. Me lo sono regalato a Capodanno: amo regalarmi libri e non sono il solo, si sa. Il capolavoro di Han Kang non è di facile lettura. Esplora temi della perdita, di traumi che ci segnano e della necessità di operare una rinascita. Ne sono protagonisti una donna che ha perso la voce e un professore di greco antico che sta perdendo la vista. Tra i due nasce un’intimità intessuta di penombra e di perdita. Forse, e in qualche modo, uno sarà salvezza dell’altra: e viceversa.

Bene, proprio mentre mi inoltro in questa lettura, e mi sovviene il ricordo dolce delle mie lezioni di greco ai tempi del liceo, ecco che mi sono trovato a raccontare il mito di Eco ad un amico che negli ultimi anni ha avuto difficoltà a ritrovare la propria voce, quella interiore.

Eco era una ninfa dei boschi che fu punita dalla dea Era (Giunone) per il suo incessante chiacchiericcio. La dea la condannò a ripetere solo le ultime parole che le venivano dette, privandola della capacità di esprimersi autonomamente. Innamorata di Narciso, Eco non poté comunicargli i suoi sentimenti e ne fu respinta. Ritiratasi in una caverna, lentamente svanì, non lasciandoci altro che la sua voce, che continuava a ripetere le parole altrui.

Vedi anche tu l’analogia tra i protagonisti de “L’ora di greco”, i cui nomi l’autrice mai ci rivela, e la storia di Eco?

A me appare lampante, anche se non sono sicuro di riuscire a spiegarla. Ci provo, però.

Mi pare che le due storie ci dicano:  ognuno di noi hai necessità di trovare o ritrovare le proprie parole; ognuno è chiamato a vivere oggi; ogni giorno può essere quello in cui decidiamo di nascere a vita nuova. È meraviglia essere vivi, e nessuno ha il diritto di privarci della nostra voce. È meraviglia essere vivi, ma solo a chi è capace di rispetto, solo a chi ha occhi di luce, occhi di amore, tale meraviglia si dispiega.

E se Era intende punirci, è nostro diritto e dovere ribellarci, pena essere ridotti ad un’eco vuota e stantia che è come dire: pena perdere la propria identità e dissolversi negli stereotipi che qualcun altro vorrebbe imporci.

Vabbè, scrivo storto. Leggerà chi sa leggere diritto.

Lascio la parola a Walt Whitman:

«Oh me! Oh vita! Di queste domande che ricorrono,
degli infiniti cortei di infedeli, di città gremite di stolti,
di me stesso che sempre mi rimprovero, (Perché chi più stolto di me, chi più infedele?)
di occhi che invano bramano la luce, degli scopi meschini, della battaglia sempre rinnovata,
dei poveri risultati di tutto, delle sordide folle ansimanti che vedo intorno a me,
degli anni inutili e vuoti del resto, io intrecciato col resto,
la domanda, ahimé! Così triste, ricorrente
-Cosa c’è di buono in tutto questo, oh me, oh vita?

Risposta:
Che tu sei qui – che la vita esiste, e l’identità,
Che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi con un verso».


FontePhotocredits: https://elements.envato.com/be-voice-not-an-echo-on-a-lightbox-clipboard-with--GEWASCU
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

6 COMMENTI

  1. È sempre un piacere leggere i tuoi racconti ma soprattutto riflettere sul loro significato e sul messaggio che ci lasciano dentro. Grazie.

  2. A Paolo Farina

    Per quello che ha scritto ,
    la ringrazio per due ” cose ”

    per avermi fatto rivivere la mia ignoranza

    e per la bellezza dei suoi pensieri

    grazie .

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