«Siate come il mandorlo, che fiorisce di inverno»
(Don Luigi Verdi)[1]
Mio caro lettore, adorata lettrice,
ti confesso che, la prima volta in cui ho letto queste parole di don Luigi Verdi, è stato come accogliere una rivelazione.
“Siate come il mandorlo, che fiorisce di inverno”: e certo! Come potrebbe essere diversamente?
Sai, ho imparato da don Luigi che mandorlo, in ebraico, vuol dire “attenzione” e ho pensato: mai nome fu scelto in modo più appropriato. L’attenzione, ovvero la capacità di guardare avanti, di precorrere i tempi, di vedere ciò che ai più sfugge.
Proprio così. Perché a fiorire in primavera sono tutti buoni, ma per fiorire quando tutto dorme e sembra morto sotto il gelo, ci vuole attenzione…
Occorre uno sguardo che non si rassegna a ciò che vede, urge la sete dei visionari, il desiderio che anticipa ciò che sarà, l’ansia del futuro che non si lascia sconfiggere dal ghiaccio. Occorre saper vivere l’attesa, imparare a camminare sospesi.
E ci vuole attenzione, per tutto questo. Nelle piccole cose delle vita, come in quelle grandi. Nel terribile quotidiano o quando imperversa la tramontana. Bisogna essere come il mandorlo, che fiorisce di inverno…
In realtà, serve spesso avere anche orecchie dure: “Lascia perdere! Chi te lo fare? Non vedi che il mondo è sempre lo stesso?”. Il cinismo, la resa scambiata per realismo, l’individualismo che giustifica la propria chiusura, hanno gioco facile a chiedere al mandorlo di rinunciare alle sue gemme. Del resto, una sensibilità troppo acuta si paga: e si espone al rischio di una gelata.
Ma che ci si provi pure a dire al mandorlo di non fiorire. Gli si spieghi, se qualcuno può, perché mai dovrebbe smettere di essere se stesso. Lui è un mandorlo. Mette fiori. È mandorlo. Fiorisce di inverno. Ci innamora di speranza. E annuncia primavera.
[1]Luigi Verdi, Il mandorlo. Piccole attenzioni quotidiane (Ed. Romena, 2003 e 2018).
Grazie Paolo per questo tuo scritto…per citare don Luigi Verdi che io chiamo Uomo di Dio….
Grazie a te, Angela: “uomo di Dio”, concordo!