«E c’è un’alba, simile a mille altre che hai visto nel corso della tua vita, con la luce che è grigia e lentamente si schiara, e si colora, e dapprima è celeste, non rosa, è poi rosa, quindi in un baleno, da dietro i poggi, sbuca il sole, e il cielo, investito da tanta luce, sembra scattare più in alto. Tutto quanto accade cotesto giorno non potrà mai trapassare dalla memoria. È il giorno in cui, a nostra insaputa, la nostra vita si volta come si volta sul palmo il dorso della mano»

(Vasco Pratolini)

Questo giorno è il giorno. Non ce n’è un altro. È il giorno da vivere. L’unico che ci rimane per oggi. Non c’è più ieri, non c’è ancora domani. C’è questo giorno.

Questo giorno che, come io amo, ho iniziato all’alba, molto presto, persino prima del sorgere del sole. Quando i più dormono e quelli che fanno un lavoro di fatica sono già di corsa. Quando il silenzio vince ogni rumore del mondo, quando l’aurora dita di rosa colora l’orizzonte e subito si fa rosso fuoco, poi arancio chiaro, infine giallo accecante.

Quando, proprio come stamattina, raggiungo il mio scoglio isolato e lo trovo occupato da ragazzini che hanno tirato tutta la notte ed io sorrido, perché il mio giorno inizia mentre il loro finisce: il tempo di immergermi in acqua e loro già saranno corsi a tuffarsi sotto le lenzuola, per svegliarsi tardi, mangiare e dormire ancora, perdendosi il meglio del tempo di luce pur di attraversare da nottambuli le ore di buio. Loro magari pensano di me che non sanno cosa mi perda, ma io lo so, e magari penso la stessa cosa di loro. Magari no.

E poi mi rispunta Pratolini, letto più di trent’anni fa, e dico che sì, sono felice di vivere, di morderla la vita, giorno per giorno, con ogni giorno che può fare la differenza, con ogni giorno che è la differenza. Perché ogni giorno puoi voltare pagina come si volta un palmo della mano ed ogni giorno è quello della svolta. E quel che ti ha ucciso ieri, non può più ferirti oggi. Ciò che ti ha illuso, non può più allettarti. Ciò che ti ha ingannato, ha svelato ormai il suo volto.

È oggi il giorno. Ed è un giorno nuovo. Tutto da vivere. E da nuotare.

Una gambata dopo l’altra.

Il sole, la luce, il mare, il vento, lo sciacquio delle bracciate.

In silente e dirompente gratitudine.

Albert Camus: «Della gente passava senza affrettarsi. Mi sentii ricolmo d’amore per loro. Io li amavo perché sapevo con certezza che la loro indifferenza nascondeva un mondo d’attese e di delusioni. Non ero diverso dagli altri uomini e m’accorgevo che questa sorte comune non era poi così banale. Allora dissi a me stesso che la mia vita consumata in sforzi inutili e lacerata da mille esitazioni era bella perché queste esitazioni sono altrettante sofferenze».

Kahlil Gibran: «Il significato di un uomo non va ricercato in ciò che egli raggiunge, ma in ciò che vorrebbe raggiungere».

Victor Hugo: «La suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è o, meglio, di essere amati a dispetto di quello che si è».

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FontePhotocredits: Paolo Farina
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...