La cronaca nera degli omicidi consumati in danno alle donne, in quanto donne, deve smuoverci l’anima

In questo periodo che ci profuma ancora di Natale, con il tepore dei focolari domestici addobbati a festa, con gli uffici rimasti ancora ornati dai simboli natalizi, l’attesa di un qualcosa di grande ci deve interrogare, sin dalle piccole cose.

Di fronte ai tg o scivolando sulle pagine social delle testate giornalistiche la cronaca nera degli omicidi consumati in danno alle donne, in quanto donne, deve smuoverci l’anima. Deve indifferibilmente abbattere il muro individuale d’indifferenza di ciascun uomo, e non solo quello delle apparenze mediatiche collettive. La cronaca nera graffiata dal rosso del sangue versato deve perforare il velo di pigrizia, e con esso l’ignavia nel fare, con l’obiettivo di cambiare partendo dalle piccole grandi cose del vivere insieme.

Nelle geopolitiche del mondo abbiamo ancora troppi luoghi dove la donna viene tenuta in disparte, viene ripudiata e oltraggiata, viene punita con pene corporali e con la gogna a causa di azioni od omissioni non conformi ad un’etichetta tremenda di ideologie devianti, a causa di azioni od omissioni come il non indossare un velo, o l’indossarlo male. Azioni od omissioni che per natura e per diritto, nelle nostre civiltà giuridicamente più umaniste e paritarie, rappresentano comportamenti frutto di libere scelte personali costituzionalmente tutelate e garantite a chiunque.

Però nelle case della nostra fetta di mondo si perpetrano ancora ripudi più o meno occulti. Si celebrano machismi che mostrano le proprie debolezze proprio nel momento in cui hanno bisogno di utilizzare la violenza per mostrare la propria essenza, bruta e perversa, ai danni di chi si ha più vicino, come ancora accade da parte di tanti mariti e compagni nei confronti di donne mogli, di donne compagne, di donne le cui libertà vengono calpestate insensatamente dentro e fuori le mura domestiche. Troppo spesso nel silenzio di una dannosa sopportazione.

Ancora ogni giorno nella nostra fetta d’Europa donne vengono uccise in quanto donne: giornalisticamente e politicamente potremmo unirci a chi definisce “femminicidio” questo tipo di omicidio. Anche se le statistiche odierne ci parlano di un trend in diminuzione di fronte ai trend orrendi della storia più datata, nemmeno un’altra donna deve esser vittima di questa brutalità ch’è la violenza degradante ed omicida per causa di un uomo che la uccide in quanto “sua” donna.

Essere volgarmente “la donna di” così come essere “l’uomo di” – al di là di ogni critica del politicamente corretto – dovrebbe voler significare solo e soltanto (solo e soltanto!) essere la persona a cui in un interscambio amorevole fondato sulla libera nonché cosciente volontà appartengono le proprie attenzioni positive, i propri stimoli più belli e condivisi, e null’altro. “Io sono la tua donna”, “io sono il tuo uomo” dovrebbe potersi tradurre solo e soltanto in ciò: io sono un fiore che conoscendoti bene ad oggi ha scelto di farsi coccolare dai tuoi raggi di sole all’alba e dai tuoi riflessi lunari nella notte. E lo sappiamo tutti che i raggi di sole al primo mattino o i riflessi selenici non possono che fare bene al corpo e all’animo.

Il 25 novembre ci siamo lasciati coi fiocchetti rossi, con la tintura rossa sulla guancia, abbiamo accolto la disperazione di molte donne che ci hanno donato le proprie testimonianze, ma abbiamo accolto anche le ansie di quelle ragazze che hanno paura di amare l’uomo sbagliato proprio per ciò che si sente in quelle cronache nere, marcate dal rosso del sangue delle tante vittime uccise in quanto “femmine”. Ora, invece, con le case, con le scuole, con gli uffici e con i palazzi istituzionali ancora vestiti a rosso per il Natale, lasciamoci ispirare dalla parabola in cui Gesù solleva psicosomaticamente la Maddalena. Facciamo altrettanto anche noi, mobilitandoci nelle nostre famiglie, nei nostri ambienti di lavoro, nelle nostre piazze: solleviamo gli animi e l’attenzione, solleviamoci fraternamente dicendo no alle violenze di genere, dicendo no alle violenze psicofisiche sulle donne di ogni dove. Tutto ciò che porta il germe causativo di quelle violenze, dalle ideologie alle psicodinamiche del male, deve essere individuato, conosciuto, divulgato, e trattato con il coraggio di voler cambiare.

Dai 25 novembre ai Natali che verranno, ogni anno, dovremo trovare un filo, una guida rossa che ci trovi preparati e in veglia fattiva, affinché nessuna bestialità possa più accanirsi con facilità sulle donne in quanto donne, nelle mura domestiche e in generale nelle relazioni interpersonali fra i generi.

Ora la scala ci appare tutta in salita, scoraggiati dagli ultimi avvenimenti mediaticamente riportati dalle fonti d’informazione a disposizione di tutti noi cittadini, ma quella scala dobbiamo percorrerla con coraggio sulla guida rossa della storia. La guida rossa è già segnata dall’esperienza delle organizzazioni umane: le battaglie e i movimenti, le competenze del sapere che si affinano nella meditazione condivisa, l’azione progressiva della politica che deve procedere in modo trasversale ed al di là delle bandiere, le consapevolezze sul nostro divenire individuale e associato, e molto altro ancora che dobbiamo inventarci, ripagano.

Come con ogni cosa profonda, la capacità di interrogarsi spiana già la strada all’inabortibile coraggio del fare, per cambiare.

Saliamo la scala lungo la guida rossa, dalle piazze alle istituzioni della  civitas,  e formiamo noi il destino del nostro vivere insieme: solo mentre saliamo, lungo quella guida segnata dal rosso del sangue versato ma anche dal rosso del fermento giubilare della nostra giovane Italia, possiamo dire che il nostro vivere insieme è un vivere civile, quaggiù. A Palazzo Chigi dove lavoro come specialista legale della Presidenza del Consiglio dei ministri trovo questa guida rossa, ma io la interpreto così, semplicemente: come un qualcosa che celebra la storia dei padri dei nostri padri e delle madri delle nostre madri, che ci hanno consegnato una bellissima possibilità di vita, con una Costituzione piena di germi precettivi paritari, dal volto umano e pragmatico nella sostanza delle materie da disciplinare, tempo dopo tempo. Quella guida rossa, oltre a ricordarmi la storia, ricorda il filo rosso dei sacrifici di ogni fase dura dell’Italia e dell’Europa che verranno. Perché i tempi duri arrivano sempre a chiedere il conto, e dobbiamo essere preparati e più forti di prima. Fortificati da quella memoria, quella guida rossa in salita – che per il Natale, il Capodanno e l’Epifania è stata addobbata a festa – ricorda l’impegno che devono garantire coloro che per meriti e per consensi si trovano a salirla come politici di governo, ma anche coloro che come specialisti del diritto, nello Stato di diritto che non teme la brutalità della forza di chi non lo riconosce, si trovano per meriti scientifici a salirla con spirito d’imparzialità, di democratica diplomazia.

Un nuovo Natale verrà e ci vedrà partorire tutti, per opera dello spirito umano, un più bel modo di stare insieme. Allora quella guida rossa non la guarderemo più solo dal basso, ma potremo notare le differenze fruttificate dagli sforzi profusi nei percorsi saliti, con la pragmatica nonché sociologica consapevolezza che la storia è e dev’essere sempre tutta in salita, per l’evoluzione, nel suo umano divenire.


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Luigi Trisolino, nato l’11 ottobre 1989 in Puglia, è giurista e giornalista, saggista e poeta, vive a Roma dove lavora a tempo indeterminato come specialista legale della Presidenza del Consiglio dei ministri, all’interno del Dipartimento per le riforme istituzionali. È avvocato, dottore di ricerca in “Discipline giuridiche storico-filosofiche, sovranazionali, internazionali e comparate”, più volte cultore di materie giuridiche e politologiche, è scrittore e ha pubblicato articoli, saggi, monografie, romanzistica, poesie. Ha lavorato presso l’ufficio Affari generali, organizzazione e metodo dell’Avvocatura Generale dello Stato, presso la direzione amministrativa del Comune di Firenze, presso università, licei, studi legali, testate giornalistiche e case editrici. Appassionato di politica, difende le libertà e i diritti fondamentali delle persone, nonché il rispetto dei doveri inderogabili, con un attivismo indipendente e diplomatico, ponendo sempre al centro di ogni battaglia o dossier la cura per gli aspetti socioculturali e produttivi dell’esistere.