Il “Grande Fratello” a Scuola…
Non c’è cosa più umiliante per un insegnante che dover essere impegnato in cose inutili, abbiamo detto. Poi ci sono le cose pericolose e, fra queste, il posto d’onore va al registro elettronico (RE).
Chi non ha dimestichezza con le scuole del Duemila fatica ad immaginare cosa sia un registro elettronico; ricorderà probabilmente il vecchio registro cartaceo, custodito dall’insegnante, con gli alunni che cercavano di sbirciare i voti mentre erano alla cattedra oppure si precipitavano a curiosare se improvvidamente il registro era lasciato incustodito per qualche istante.
I genitori, ammesso che frequentassero il ricevimento dei professori, si sentivano dire “bravissimo”, “bravo” “bravino”, “si impegna poco”, “potrebbe fare di più”, “un caso disperato” e così via. Oggi le valutazioni scolastiche si sono invece trasformate in un terreno minato: vertenze legali, ricorsi, guerre fra genitori e insegnanti, fra genitori e alunni, fra alunni e insegnanti. È arrivato il RE, il registro elettronico, un prodotto piuttosto costoso (alcune migliaia di euro l’anno) che aziende informatiche specializzate in prodotti per la scuola vendono alle singole Istituzioni scolastiche.
Ogni volta che va in classe l’insegnante deve dare conto online al RE di tutto ciò che fa, specificando l’argomento delle lezioni, i voti delle interrogazioni, i compiti per casa, gli assenti, gli ingressi in ritardo.
L’intento originario principale era la possibilità per ogni genitore di verificare se il proprio figlio/a fosse effettivamente andato a scuola e sicuramente c’era una legittima domanda di maggiore trasparenza nelle valutazioni. Invece, soprattutto dopo gli anni del Covid, il RE è diventato un potente strumento di controllo del docente. Come se non bastasse, al RE si sono affiancate le chat dei gruppi di genitori e dei gruppi di alunni che possono tenere sott’occhio e giudicare l’operato di ogni singolo docente, giorno dopo giorno, minuto per minuto, parola per parola.
La cronaca ci ha poi abituato alle aggressioni fisiche e verbali ai docenti ed ai ricorsi legali connessi alle valutazioni finali. Sono frequenti i ricorsi al TAR, piuttosto costosi e dunque riservati ai più abbienti, basati su vizi di forma degli atti (registro, scrutini) elaborati dalla scuola: non è difficile immaginare come, fra i tanti atti del RE, un vizio di forma alla fine si riesce pure a trovare!
Molte scuole si sono trasformate in una specie di tribunale di Pulcinella, con vertenze legali che hanno un effetto devastante sul clima di lavoro e che sono quasi sempre inconcludenti; intanto i docenti vivono in una specie di Grande Fratello per cui al minimo errore rischiano la nomination per la gogna popolare.
Non è raro vedere mamme, papà, nonni precipitarsi a scuola cinque minuti dopo la fine di un’interrogazione: conoscono già il voto, le domande dell’insegnante, le risposte ritenute sbagliate, il voto degli altri alunni interrogati.
Si può andare avanti così? Come ne usciamo?
In alcuni Paesi si è pensato di abolire la valutazione, o, più esattamente, di valutare l’alunno solo se lo chiede espressamente e, comunque, di togliere dalle scuole l’incubo del voto, specialmente nella fascia dell’obbligo. In alcuni Licei italiani si sta sperimentando l’abolizione dei voti del primo quadrimestre.
Una cosa è sicura: l’introduzione del registro elettronico non era obbligatoria. I Collegi dei docenti si sono condannati da soli alle miserie presenti, stimolati dai dirigenti scolastici, dal conformismo e da quanti hanno agitato e agitano il feticcio della scuola “competitiva”, “digitalizzata”, senza applicare buon senso e senso critico.
In questa frenesia è stato travolto anche un diritto faticosamente conquistato, il diritto alla disconnessione (art. 22 del CCNL scuola 2016/18): oggi gli insegnanti possono essere raggiunti dagli alert provenienti dal RE ad ogni ora del giorno e tutti i giorni della settimana. La qualità della vita rischia di essere seriamente compromessa. Saranno capaci i Collegi dei docenti di risolvere questa emergenza? C’è da sperarlo. Comunque, abbasso il RE!
Buongiorno, professor Filannino, il re, francamente, ci è molto utile per verificare i compiti che qualche volta i bambini dimenticano di scrivere sul diario. La ringrazio
Il RE, come ogni altro strumento tecnologico ha i suoi svantaggi ma anche tanti aspetti positivi. L’aspetto negativo è che l’alunno non può scegliere più il momento giusto per dire ai genitori del suo voto basso in una disciplina: la comunicazione del brutto voto talvolta arriva in un momento in cui la famiglia sta vivendo una situazione di sofferenza o crisi per motivi fra i più vari. Inoltre l’alunno si sente braccato se la famiglia effettua in maniera ossessiva il controllo della sua vita scolastica attraverso il RE.
I vantaggi sono invece quelli della trasparenza dei voti, soprattutto delle verifiche orali, voti che alcuni docenti non comunicavano all’alunno e cambiavano a sua insaputa col senno di poi, non vincolandoli ad una precisa prestazione.
Il RE permette ai docenti di avere ogni tipo di informazione (elenchi di tutte le classi dell’Istituto, numeri di telefono, voti delle proprie classi, ecc.) a portata di mano in qualsiasi ora del giorno e in qualsiasi luogo senza doversi fare tabelle e prendere appunti, tra l’altro con notevole spreco di carta. Il registro elettronico fonde quelli che erano il “giornale del professore” e il registro di classe (che non si poteva portare a casa). Permette al docente di scrivere a stampa evitando il dramma delle grafie illeggibili; permette al docente di correggere eventuali errori evitando le cancellature che rendevano il cartaceo sciatto e soggetto a contestazioni. Permette all’alunno di controllare se le sue assenze, i sui ritardi o le uscite anticipate sono state correttamente registrate dal docente. E mille altre cose ancora.
Sul RE i genitori prenotano i colloqui.
In occasione degli scrutini il RE fornisce la base per i verbali riportando in essi ogni informazione; permette di immettere i voti a qualsiasi ora e luogo: evita così che il coordinatore rincorra i colleghi per avere le loro proposte di voto. Fornisce dopo lo scrutinio ogni sorta di tabellone.
In quanto al diritto alla disconnessione il RE non c’entra; è il docente che deve fissare i paletti fra la scuola e la sua vita privata, esigendo che l’utenza e il personale scolastico lo contatti solo nei giorni e nelle ore previste dal contratto di lavoro, e con gli strumenti ufficiali (mail istituzionale, sito dell’Istituto), dicendo no ai messaggini sul cellulare, ai gruppi WhatsApp, ecc).
Con meno parole non avrei potuto esprimere in maniera efficace il mio pensiero.
Francesca De Santis
Ovviamente i punti da discutere sono tanti. Il primo è questo:
“L’aspetto negativo è che l’alunno non può scegliere più il momento giusto per dire ai genitori del suo voto basso in una disciplina: la comunicazione del brutto voto talvolta arriva in un momento in cui la famiglia sta vivendo una situazione di sofferenza o crisi per motivi fra i più vari. Inoltre l’alunno si sente braccato se la famiglia effettua in maniera ossessiva il controllo della sua vita scolastica attraverso il RE.”
Ebbene, basterebbe questo per bocciare il RE.
Il punto è che la scuola non ha esercitato quel ruolo di “filtro critico” di cui si parlava quando le TIC sono entrate nelle scuole.
In realtà si può gestire la tempistica di comunicazione dei voti agli alunni, ma questo richiede una cura che non c’è.
(continua)
L’UE ha elaborato due importanti documenti, DgComp1 e DgComp2, che sono, per così dire, la patente di guida per l’uso delle TIC da parte di studenti e insegnanti. Purtroppo, invece, le TIC a scuola hanno fatto irruzione senza nessun controllo: se nemmeno la scuola riesce ad essere un presidio di critica razionale, di organizzazione delle conoscenze, di umanizzazione dei comportamenti, dove si farà tutto questo?
Il docente che viene raggiunto da alert, mail, sms inviati automaticamente da una macchina e da un programma è l’emblema della subordinazione della persona alla macchina, che è esattamente lo scenario in cui siamo immersi. L’intelligenza artificiale è la nuova frontiera e anche questa vanta grandi estimatori nel MIM e nel partito di governo (vedi Atreju): nel clima di conformismo che vige nelle scuole cosa possiamo aspettarci?
I compiti a casa dei bambini, specialmente quelli del weekend o dei periodi di vacanza, sono un’anomalia tutta italiana che deriva dalla demolizione o mancata attuazione del tempo pieno. Per dirla in modo semplice, per i bambini i compiti a casa dovrebbero essere molto marginali. A parte questo, un sistema così potente come il RE, così costoso, è ben poco giustificato da un’esigenza così marginale: inoltre, che un bambino dimentichi di scrivere sul diario dei compiti è sempre successo e si rimediava ricorrendo ai compagni oppure, ancora meglio, ” imparando sbagliando”. In buona sintesi, per rimediare a piccoli problemi si è creato un meccanismo a cui si delega la vera esigenza dell’educazione, che è la maturazione dei comportamenti . Grazie per l’attenzione.
L’UE ha elaborato due importanti documenti, DgComp1 e DgComp2, che sono, per così dire, la patente di guida per l’uso delle TIC da parte di studenti e insegnanti. Purtroppo, invece, le TIC a scuola hanno fatto irruzione senza nessun controllo: se nemmeno la scuola riesce ad essere un presidio di critica razionale, di organizzazione delle conoscenze, di umanizzazione dei comportamenti, dove si farà tutto questo?
Il docente che viene raggiunto da alert, mail, sms inviati automaticamente da una macchina e da un programma è l’emblema della subordinazione della persona alla macchina, che è esattamente lo scenario in cui siamo immersi. L’intelligenza artificiale è la nuova frontiera e anche questa vanta grandi estimatori nel MIM e nel partito di governo (vedi Atreju): nel clima di conformismo che vige nelle scuole cosa possiamo aspettarci?