“Io sono l’altro”: un percorso formativo a distanza a cura del Centro di Orientamento “Don Bosco”
Nel corso degli anni l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole ha registrato modalità diversificate di studio e di approfondimento da parte di docenti e studenti. Già i padri costituenti, nel periodo tra il 1946 e il 1948, manifestano l’esigenza che in tutte le scuole venga introdotto lo studio specifico della Carta Costituzionale in quanto «lo spirito democratico della Costituzione e la conoscenza della struttura stessa dello stato democratico costituiscono elementi necessari per la formazione di una coscienza civile nazionale”.
L’Educazione civica come disciplina affonda le sue radici nel 36° convegno nazionale dell’UCIIM, che si svolge presso il Castello Ursino di Catania nei giorni 9 – 11 febbraio del 1957 sul tema: “L’insegnamento della Costituzione e l’Educazione Civica dei giovani”.
L’anno successivo con il DPR 585 del 13 giugno 1958, a firma del Capo dello Stato, Giovanni Gronchi, e del Ministro dell’Istruzione, Aldo Moro, si stabilisce che “….I programmi d’insegnamento della storia, in vigore negli Istituti e Scuole d’istruzione secondaria e artistica, sono integrati con quelli di Educazione civica”.
Tra gli anni ’80 e ’90 il Parlamento, il Ministero e le singole Istituzioni scolastiche sono indotti a rispondere ad una serie di «emergenze» sociali o con progetti specifici o con le cosiddette «educazioni aggiunte», imperniate sull’educazione alla salute e sul progetto Giovani, sul Progetto Ragazzi 2000 e sul Progetto Genitori, che in seguito confluiscono nella declinazione delle “sei «educazioni» della Riforma Moratti.
I ministri Fioroni e Berlinguer «semplificano» il menu scolastico delle “sei educazioni” e successivamente la legge Gelmini 169/2008 e la successiva 222/2012 inglobano l’Educazione Civica nella nuova formula di “Cittadinanza e Costituzione”.
I principi e i valori di «Cittadinanza e Costituzione», tuttavia, non trovano spazio nell’elenco delle discipline, risultando così semplicemente affidate alla buona volontà e alla sensibilità pedagogica di alcuni docenti riguardo alle tematiche ministeriali per i progetti di educazione alla legalità, alle pari opportunità, alla risposta al bullismo ed ora al cyberbullismo.
La proposta della L.92/2019, già deliberata alla Camera, restituisce, per così dire, dignità all’educazione civica, rivoluzionandone la “ratio” e soprattutto calibrandola sulle rapide trasformazioni in atto e sulla mutazione genetica della società italiana. Infatti la «conoscenza della nostra Costituzione e delle Istituzioni comunitarie” sarà un «insegnamento trasversale» ed ogni scuola ricaverà 33 ore annuali per insegnare i «principi di legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale, diritto alla salute e al benessere della persona», rosicchiando ore un po’ da tutte le materie, come il Consiglio di Istituto riterrà più utile. L’insegnamento della disciplina potrà essere affidato a più docenti, in contitolarità, nel primo ciclo, e a più docenti facenti parte dell’organico dell’autonomia, in contitolarità, nel secondo ciclo; significativamente si tradurrà, pertanto, in azione educativa trasversale, coinvolgendo tutti gli insegnanti impegnati, e la valutazione sarà equiparata a quella delle altre materie di studio grazie agli elementi forniti al Coordinatore dell’Educazione Civica che formulerà la proposta valutativa.
Il meccanismo sembra alquanto complicato; in realtà necessita soltanto di rodaggio, che si spera possa svolgersi secondo un ritmo più o meno lineare in un contesto reso precario dal timore del Covid.
Nonostante le ombre, sempre in agguato, è preferibile cogliere i risvolti positivi. La conoscenza della Costituzione e delle Istituzioni Europee, le cui istanze devono operativamente produrre il rispetto dei diritti, l’osservanza dei doveri e l’impegno per il conseguimento del bene comune, è motivata sia dalle carenze di esatte informazioni e di documentazione degli studenti italiani, sia dalla presenza di alunni stranieri che, in numero sempre più consistente, frequentano le scuole nel nostro Paese.
La correttezza dei comportamenti e degli stili di vita in ordine alla sostenibilità ambientale, al benessere collettivo, alla salute psico/fisica si impone in una società in cui dominano la logica dello sfruttamento di cose e persone, l’imperativo dello sperpero, la cultura dello scarto e dei rifiuti in senso reale e metaforico.
La cittadinanza digitale implica non solo l’acquisizione di una risorsa e di competenze da spendere nel futuro occupazionale, ma anche l’opportunità di “analizzare, confrontare e valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti di dati, informazioni e contenuti digitali”, oltre che di evitare esperienze di cyberbullismo, che creano inevitabilmente distorsioni e frustrazioni nella psiche rispettivamente dei “carnefici” e delle “vittime”, dei “persecutori” e dei “perseguitati”.
Il percorso formativo “Io sono l’altro”, che il Centro don Bosco ha elaborato e che inizierà, secondo la modalità a distanza, l’8 ottobre, intende presentare ai docenti una pluralità di sollecitazioni e di proposte laboratoriali per costruire un percorso di educazione civica.
Allo spessore dei contenuti previsti fa riscontro la solidità culturale ed esperienziale dei formatori: il dirigente scolastico prof. Paolo Farina, la dott.ssa Ilaria D’Aprile, il prof. Gerardo Zenga e il prof. Giancarlo Visitilli.
Il programma