Il grande artista nasceva il 15 giugno 1920 nella Capitale. È riconosciuto come una delle personalità italiane più memorabili e influenti della storia del secolo passato

In questi mesi di preoccupazione generale causata dal covid 19, il nostro Paese è riuscito a tributare una serie di retrospettive ad uno dei maggiori interpreti della settima arte, che più di ogni altro ha fatto conoscere pregi (pochi!) e (tanti?) difetti dell’italiano medio. Stiamo parlando di Alberto Sordi, nato a Roma il 15 giugno 1920, a Trastevere, da Pietro, direttore d’orchestra e concertista e Maria Righetti, insegnante. Con lui due sorelle, Savina e Aurelia, ed un fratello, Giuseppe.

Sin da giovane cresce in lui la passione per la recitazione: Alberto gira l’Italia con la compagnia del “Teatrino delle marionette” ed inizia a mettere in mostra anche le sue doti canore.

Frequenta, poi, l’Istituto d’Avviamento Commerciale “Giulio Romano” ma non completa gli studi: si diplomerà in seguito da privatista.

Inizia così la sua carriera nel mondo dello spettacolo, incidendo con la Fonit un disco di fiabe musicali per bambini. In seguito, si iscrive all’Accademia dei Filodrammatici di Milano, dalla quale sarà, poi, espulso a causa della sua inflessione tipicamente romanesca. Un episodio che lo segnerà profondamente e che  ricorderà quando sarà famoso a livello internazionale.

Questo lo spingerà a rendere la sua inflessione romanesca una delle fondamenta del suo personaggio e la scelta non fu sbagliata; da qui, infatti, deriva la verve comica di Alberto.

Nella Capitale ci sarà la sua prima esperienza cinematografica, partecipando come comparsa al film “Scipione l’Africano”, di Carmine Gallone, presentato alla Mostra di Venezia nel 1937.

Doppiando Oliver Hardy, Sordi vince il concorso della Metro Goldwyn Mayer e, così, ottiene il suo primo lavoro nell’avanspettacolo (spettacolo di varietà che precede solitamente la proiezione di un film). Conoscerà, successivamente, il grande attore romano del momento, lo strepitoso Aldo Fabrizi, che lo inviterà a partecipare alla sua compagnia.

Inizia così a frequentare la buona società e, seguendo l’antiquariato, sua grande passione dopo il cinema, conosce Apolloni, antiquario, che gli presenta Mario Bonnard. Gira alcune sequenze de “Il feroce Saladino” di Bonnard, travestito, pensate un pò da leone. Sordi fu sostituito nelle ultime scene del film poiché, per avvicinarsi ad Alida Valli, uno dei personaggi principali del film, tentò di sostituirsi al protagonista francese e, cadendo rovinosamente, fu cacciato dalle scene.

Ricoprì, poi, il ruolo di “stilè” (accompagnatore delle soubrette) in una Compagnia di rivista di Riccioli – Primavera. Successivamente, diviene ballerino classico ed è, in seguito, “promosso” al ruolo di maggiordomo in uno sketch di Benini e Gori, scritto per lui.

Segue il periodo del servizio di leva, con l’Italia in guerra al fianco della Germania nazista, durante il quale suona i piatti e i timpani nella Banda Presidiaria, della quale fanno parte altri personaggi destinati al successo, come il musicista Carlo Rustichelli, autore di tante colonne sonore dei film del dopoguerra (ma non collaborò con Sordi che preferì sempre il suo amico Piero Piccioni).

I suoi primi veri successi arrivano, però, dal teatro.

Debutta al Quattro Fontane di Roma con “Sai che ti dico?”, di Marchesi, per la regia di Mario Mattoli. Emerge nell’ambiente cinematografico con “Tre ragazze cercano marito”, di Duilio Coletti. In seguito alla Liberazione di Roma, comincia una nuova stagione della satira politica: Sordi partecipa alla rivista “Imputati…alziamoci!”, di Michele Galdieri e appare per la prima volta in grande sui manifesti dello spettacolo.

In ambito cinematografico, Alberto, però, stenta ancora a decollare.

Sordi doppia molti celebri personaggi americani e italiani e, grazie a questo, ottiene molto lavoro. Nel 1948 raggiunge un grande successo radiofonico con il suo programma “Vi parla Alberto Sordi” e, nel 1950, fonda una casa di produzione con il suo amico Vittorio De Sica e con “Mamma mia che impressione”, un film da lui scritto (in collaborazione con Cesare Zavattini) e interpretato, diretto da Roberto Bavarese. Finalmente arrivano i primi successi. Federico Fellini, suo grande amico, lo sceglie come protagonista de “Lo sceicco bianco” (1952) ed “I vitelloni” (1953) ma continua ad esibirsi con buoni risultato in teatro, con la divina Wanda Osiris, nello spettacolo di Garinei, Giovannini e Kramer “Gran Baraonda”.

Successivamente, impersonerà una serie di personaggi tragi-comici, la maggior parte dei quali sarà l’incarnazione dell’italiano medio, conformista, un po’ cinico, codardo, mammone e inconcludente. Nel 1966 avviene la consacrazione cinematografico internazionale in “Fumo di Londra” da lui diretto, sceneggiato ed interpretato, oltre a collaborare alle musiche con Piero Piccioni, di cui canterà con Mina la colonna sonora.

Molteplici sono stati i premi conseguiti in Italia e all’estero:

– nel ’55 è invitato a Kansas City dal presidente americano Truman, dove gli sono consegnate le chiavi della città (e la carica di governatore onorario), premio per la propaganda pro-America promossa dal suo personaggio Nando Moriconi (ricordate “Un americano a Roma”)

– nel ’58 riceve la carica di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Giovanni Gronchi

– nel ’79 consegue la cittadinanza onoraria della città di Planis in Georgia (USA)

– a metà degli anni ’80 organizza una rassegna dei suoi film al prestigioso Carnegie Hall Cinema di New York

– nel 1995 riceve il premio “Colonna Sonora” dall’Ente dello Spettacolo italiano

– nel 2000, in occasione dei suoi ottant’anni, è investito dal sindaco di Roma della carica di “Sindaco per un giorno”.

Tra i riconoscimenti artistici si annoverano 4 Nastri d’argento, un Orso d’argento a Berlino nel 1972, un Leone d’oro alla carriera nel 1995 e un David di Donatello alla carriera nel 1999.

Diviene ambasciatore della cultura italiana nel mondo ed ottiene la Laurea honoris causain Scienze della Comunicazione. Alberto ha condotto la sua vita privata in modo molto riservato; ha sempre vissuto con le sue sorelle Savina e Aurelia. La profonda fede e le donazioni segrete ad alcune opere religiose sono le uniche conoscenze (postume) su di lui. Suo fratello Giuseppe, ingegnere, con la segretaria Annunziata si è sempre occupato dei suoi affari. Dopo una grave malattia, Alberto muore all’età di 82 anni, la sera del 24 febbraio 2003, nella sua villa, situata in piazza Numa Pompilio, causando il dolore di milioni e milioni di ammiratori, non solo italiani, ormai affezionatisi molto alla sua persona.

In queste celebrazioni legate al secolo dalla sua nascita, è stata riconosciuta unanimemente la caratura di grande poliedrico artista, che pur non essendo considerato nel novero di attori facenti parte di   un certo cinema così detto “impegnato”, ha dimostrato la sua popolare fama, riconosciuta e premiata a livello internazionale.


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Nato a Bari nel 2003, vive e frequenta il Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” a Bisceglie. Si definisce un amante delle materie scientifiche, pratica il calcio amatoriale e l’attività fisica e tifa per il Milan, per il quale nutre una autentica venerazione. Ama il mare e la campagna, il buon cibo e la vita all’aria aperta. Musicalmente preferisce ascoltare brani italiani, in special modo quelli di Ultimo e Tommaso Paradiso, ma ascolta anche brani stranieri, come quelli di Shawn Mendes e Bruno Mars. Non rinuncia mai ad una serata in compagnia di amici, specie se sono quelli con i quali è facile parlare di sport ma anche di altri piaceri come quelli de la bonne vie. Desidera viaggiare e visitare in particolare le città d’arte. Scrive per esternare le sue passioni.