Insistere in comportamenti autolesionistici, ci porterà a sbattere, ci toccherà un altro Monti, se non peggio (o meglio)

Caro Direttore,

la mattina all’alba, quando mi sveglio, tocca stropiciarmi gli occhi più volte per capire se sogno o son desto. Poi devo constatare che un po’ sogno e un po’ son desto. Cominciamo dalla realtà. Dunque l’Europa, tutta la zona Euro senza eccezioni, ha giudicato sballata e pericolosa la manovra del governo gialloverde Conte-Di Maio-Salvini, le nostre tre civette sul comò. E ci ha detto chiaro e tondo che, stavolta, non è disposta a pagare il prezzo moltiplicato per dieci che pagò (pagammo anche noi) per il dissesto economico della Grecia. In altre parole, che se l’Italia ha deciso di andare a sbattere, a spese delle future generazioni, ci va da sola. La manovra del nostro governo, che fa navetta da Roma a Bruxelles in un’andata e ritorno senza fine, spende molto di più di quel che i suoi conti possono sopportare. E che se Conte pensa di risolvere tutto con una cena con Junker, può anche risparmiarsi i soldi del viaggio. Il Trio gialloverde, infatti, pensa che si possa prendere a male parole l’Europa, continuare a insistere su una manovra sbagliata (che ci è già costata qualche miliardo di spread) e poi risolvere tutto con una tavolata fra vecchi amici del vino. Ma Conte è dialogante a chiacchiere, Di Maio non sa che pesci pigliare (un bilancio per lui è come per me l’astrofisica), Salvini il Truce continua a provocare con le sue auto-spiritosaggini, tipo aspettiamo “la letterina di Babbo Natale” e ognuno pensi ai suoi conti. Non si capisce chi dei tre sia più pericoloso, chi più ignorante, chi più sfascista.

Salvini, il nemico dei “negri”, potrebbe a buon titolo essere il caposquadra. È lui che ha pensato di sfasciare l’Europa, alleandosi con i Paesi di Visegrad e con i sovranisti in genere. Adesso che nessuno lo prende sul serio in Europa, neanche i sovranisti, cambia registro al grido di ognuno badi ai conti suoi, a casa sua. Ma Salvini trascura o non comprende un particolare non trascurabile: la zona Euro ha la stessa moneta, l’euro giustappunto. E, quindi, è giocoforza mantenere una linea condivisa nei conti, perché il deficit di un Paese non danneggi anche gli altri (ripeto: anche noi abbiamo pagato per la Grecia). Lui aspetta “la letterina di Babbo Natale” che è molto probabile arrivi e che contenga un bel vaffa dell’Europa compatta. Se la prospettiva è questa – e lo è – insistere in comportamenti autolesionistici, ci porterà a sbattere, ci toccherà un altro Monti, se non peggio (o meglio).

Ora, miei cari lettori, mentre il Paese viaggia sull’orlo del baratro, che ci minaccia tutti, il governo continua fare la sua campagna elettorale. La casa brucia e loro vanno avanti col teatrino della propaganda a poco prezzo, dopo i soliti “negri”. La sfilata Raggi-Conte-Salvini allo sfratto dei Casamonica ha qualcosa di surreale. Mancava Di Maio, che fra un po’ dovrà dare il presunto reddito di cittadinanza ai nuovi indigenti della malavita. Ma gli altri, con sprezzo del pericolo, hanno sfidato l’intelligenza degli italiani (non tutti), sfilando nella grandeur dei velluti intarsiati d’oro e dell’abusivismo. Salvini per marcare la Raggi, Conte per marcare Salvini in uno spettacolo di grande comicità, e lasciamo stare il buongusto.

I Casamonica hanno già subito, negli anni passati, sfratti e abbattimenti di case abusive. Al tempo, bastarono i carabinieri e le ruspe. Nessuno del governo Monti ebbe la grande idea di sfilare fra i cimeli del delirio, mentre l’Italia andava a fondo. Fate presto, aridatece Monti!


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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).