Aver marginalizzato lo studio del Latino e del Greco è in contrasto con le finalità della scuola pubblica

È di questi giorni la notizia che le iscrizioni al Liceo classico e al Liceo scientifico tradizionale sono calate ulteriormente.

Su questo terreno l’attuale Governo dovrebbe avviare una seria autocritica ed un accurato confronto. La caduta verticale del numero di studenti che apprendono le lingue classiche è il frutto dell’impostazione aziendalista della scuola che ha prevalso nell’era Berlusconi, con le famose o famigerate tre “I”: impresa, informatica, inglese. Ci sono poi stati dei tagli alle ore di insegnamento del Latino nei Licei linguistici e l’istituzione del Liceo dell’opzione Scienze applicate dei Licei scientifici, in cui non si studia più il Latino.

Le lingue classiche sono state considerate inutili salvo poi, dopo un ventennio, scoprire il dilagare della superficialità, dei negazionismi, dei terrapiattismi. Lo studio delle lingue classiche può invece essere un freno alle distorsioni provocate dalla comunicazione digitale.

Gustav Mahler disse: ”La tradizione non è custodia delle ceneri, ma salvaguardia del fuoco”: quello che fa specie è constatare che il “fuoco” della tradizione è oggi ridotto a marketing, a pura immagine. La destra liberale e conservatrice europea era sempre stata fortemente legata alle tradizioni nazionali: invece la destra neoliberista, da Berlusconi in poi, a parte le recenti chiacchiere sull’italianità e sul made in Italy, ha banalizzato la tradizione e ha americanizzato la scuola, tagliando le radici nobili della cultura europea, che si dipartono proprio dalle lingue classiche.

È un’ovvietà ripetere che lo studio del Latino e del Greco insegna a pensare: non è un’ovvietà dire con chiarezza che aver marginalizzato lo studio del Latino e del Greco è in contrasto con le finalità della scuola pubblica, che deve trasmettere la tradizione di cultura del Paese.

La paura dell’invasione degli immigrati, della colonizzazione al contrario, dell’islamizzazione dell’Italia è strettamente connessa con il troncamento delle radici alte della cultura italiana ed europea: la nostra alienazione, la nostra perdita di identità culturale ci fa sentire fragili e insicuri di fronte a chi, piaccia o non piaccia, dimostra di avere dei punti di riferimento forti.


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Sono nato a Barletta nel 1956; ho insegnato Lettere per 23 anni e sono stato dirigente scolastico dal 2007 al 2023. Mi sono dedicato allo studio di vari aspetti della storia locale e sono membro della Società di storia patria per la Puglia; ho censito, trascritto e tradotto le epigrafi di Barletta. Per i tipi della Rotas ho pubblicato il romanzo-saggio “Ricognizioni al giro di boa”. Da molti anni mi interesso di religioni (specialmente il Buddhismo Mahayana) e di dialogo interreligioso. Ho avuto la fortuna di avere tre figli e ora di essere anche nonno! Da settembre 2023 sono in pensione: si dice tecnicamente "in quiescenza" ma è un po' difficile fermarsi. Gioco a tennis, mi piace molto viaggiare e credo molto nel lifelong learning. Sono stato cooptato in Odysseo da Paolo Farina :) e gli sono grato per avermi offerto uno spazio per parlare di scuola (e non solo) fuori dall’ambito formale/ istituzionale.

2 COMMENTI

  1. Benvenuti nel secolo della confusione. La scuola sembra un mercato dove tutti cercano di portare novità e cambiamenti perché questo serve solo per l’immagine, per apparire e non per essere. Ritengo che il latino e il greco siano materie scolastiche tradizionali ma sempre attuali, materie importanti che inducono a ragionare e a formare menti pensanti.

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