Disponibile in libreria e negli store digitali “PICASSO – La Mala Arte” (La Corte Editore) il libro di Michela Tanfoglio, agente letterario, editor e scrittrice. A cinquant’anni dalla morte del Maestro, uno straordinario ritratto dell’uomo che ha rivoluzionato la Storia dell’Arte, tra le tinte accese delle sue ardenti passioni e le ombre fosche dei suoi lati più oscuri. L’autrice vi farà conoscere Picasso in tutte le sue sfaccettature, attraverso un’attenta e documentata ricostruzione, potrete entrare nella vita del più grande artista del XX secolo, scoprendo i sentimenti e le ossessioni che ha saputo trasformare in opere immortali.

Ciao, Michela. La definizione di “mala arte” potrebbe essere un ossimoro identificativo della personalità di Pablo Picasso?

In realtà La mala arte contiene tre concetti fondamentali: l’aggettivo spagnolo “mala” che identifica Pablo come artista spagnolo, la visione nazista nei confronti delle avanguardie artistiche (e non solo) che definivano l’arte di quel tempo “degenerata”, e il rapporto con le muse che vennero incastrate nelle sue tele, o che si fecero incastrare (vedi “Donna che piange”, Dora Maar).

Perché hai scelto di raccontare la vita del Maestro di Malaga?

Nella storia dell’arte, almeno per me, ci sono stati due grandi geni: Michelangelo e Picasso, quindi ero incline e ben disposta nei confronti dell’argomento. Picasso – La mala arte nasce grazie a una chiacchierata con l’editore Gianni La Corte: quando mi ha ricordato che l’anno dopo, ovvero il 2023, sarebbe stato il cinquantenario dalla morte del Maestro, abbiamo deciso di dar vita al progetto. Così è nato Picasso – La mala arte.

Quanto hanno influito Parigi e le Donne nel percorso stilistico e figurativo del più eclettico pittore del Novecento?

Parigi ha influito sicuramente più delle donne. Quando Picasso giunse a Parigi nel 1900 rimase affascinato dall’ambiente bohemien, molto diverso da quello spagnolo in cui era nato e dove si era formato artisticamente e intellettualmente. Difatti, se prendiamo ad esempio il Periodo Blu o quello Rosa, le donne hanno sì un valore, ma marginale, in quanto la maggior parte delle rappresentazioni offrono immagini di uomini emarginati, donne sifilitiche, ciechi e bambini affamati. Nel Periodo Rosa troviamo perlopiù circensi e saltimbanchi. L’universo femminile c’era, certo, ma non era alla base delle sue produzioni. Le donne per Picasso erano una grande passione, ed è anche vero che le francesi lo colpirono fin subito, ma probabilmente per un motivo diverso. Durante il primo periodo di permanenza a Parigi, Picasso era rimasto colpito dalle giovani madri che portavano a spasso i loro piccoli adagiati in culle o in “passeggini”; molti sono i disegni e le tele, in cui Picasso ritrae fagottini addormentati avvolti in copertine di lana, ornate da pizzi o frange delicate.

Qual è l’altra faccia della medaglia di Picasso, per così dire, la sua “dark side of the moon”?

Non era un uomo semplice. Egocentrico, distratto, talvolta disinteressato alle sofferenze che provocava alle sue donne (principalmente per il fatto che lui non era un uomo fedele) e un po’ vittima di sé stesso. Era ossessionato dalla malattia e dalla morte, vere e proprie fobie per Pablo, ma anche incline a voler vivere la vita che era certo di meritare: voleva fare ciò che gli passava per la testa, odiava la noia e voleva essere felice a tutti i costi. E alla fine ci riuscì. Il fatto che fece soffrire le sue donne è vero, ma in fondo loro non volevano perderlo e accettavano le difficoltà di un rapporto che, per citare lady Diana, era sempre “un po’ troppo affollato”. Non era un tipaccio violento, non le ha mai tenute a pane e acqua, e si è sempre occupato dei suoi figli. E poi diciamocela tutta: Abele è morto e siamo tutti figli di Caino. Nessuno di noi è immune alla cattiveria, se di cattiveria vogliamo parlare, in quanto la stessa è insita nell’uomo.

A chi speri arrivi il tuo racconto biografico?a

Allo scrittore Carlo F. De Filippis, la persona che ho perso pochi giorni prima dell’uscita di Picasso – La mala arte. Se esiste qualcosa dopo la morte, spero che qualcuno glielo consegni: questo libro è dedicato a Carlo, che tanto mi manca in ogni istante della mia esistenza.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.