Dietro scelto coraggiose, un pensiero con radici profonde

A volte le scelte strategiche impresse al corso dei fatti da parte di eminenti personalità sembrano spesso  frutto di  geniali intuizioni, sotto la spinta magari di forze maggiori, o dettate dalla necessità di dare delle risposte improrogabili a problemi reali sempre più bisognosi di interventi decisi e a volte radicali col mettere in crisi ogni tipo di approccio unilaterale; e questo si rivela ancora più pregnante in un momento come quello attuale data la loro dimensione planetaria sino ad investire ogni ambito a partire da quello più propriamente umano e tale da far prendere coscienza di essere tutti sulla ‘stessa barca’ anche se non equipaggiati in maniera uniforme. Com’è noto, è stato  Papa Francesco  sin dalla sua elezione, con le  scelte operate e le recenti encicliche, che ha dato voce a tali cruciali problematiche, scelte e prese di posizione oggetto di numerosissimi libri e articoli in varie parti del mondo per lo più incentrati sugli aspetti pastorali; ma poco spazio è stato dato al percorso di base, alla formazione intellettuale e alla genesi  del suo ‘pensiero’ e si è distinto, invece, in tal senso l’articolato lavoro di Massimo Borghesi,  Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale. Dialettica e mistica (Milano, Jaca Book 2017), già autore di un altro studio sul precedente pontificato  Senza legami.Fede e politica nel mondo liquido: gli anni di Benedetto XVI del 2014.

Questo lavoro, innanzitutto, conferma un fatto più generale, spesso non tenuto adeguatamente presente, che dietro scelte operative di dimensioni non comuni si cela il più delle volte un pensiero pluriarticolato e frutto di approfondimento di diverse figure ben metabolizzate, che sono servite da lievito fecondo per poter approdare a tali esiti; in tal modo si può meglio capire quello che Borghesi chiama ‘lo sguardo complesso e poliedrico che guida l’attuale pontificato’  abbeveratosi a diverse fonti, al di là del messaggio di Sant’Ignazio, come al pensiero e alla vita di tre figure di filosofi-teologi appartenenti a mondi culturali diversi come Gaston Fessard, Romano Guardini e Alberto Methol Ferré, la cui presenza viene ricostruita anche grazie a quattro interviste concesse dallo stesso pontefice attraverso file audio. Grazie agli approcci di tali figure che nel corso del Novecento hanno fatto dialogare in maniera costruttiva il mondo cristiano con le problematiche della modernità col pagare anche le conseguenze di tali non comuni scelte, è emersa così una prospettiva filosofica di ampio raggio col fornire ‘una riflessione, originale e profonda, in grado di misurarsi con le grandi sfide della Chiesa nell’era della globalizzazione’.

Nello stesso tempo in questo lavoro di Borghesi non mancano ulteriori riferimenti a lavori di  pensatori della tradizione del pensiero gesuitico, come ad esempio Adam Mölher, Erich Przywara, Henri de Lubac, e di altre figure come ad esempio la pensatrice argentina degli anni ’70 Amelia Podetti, che hanno forgiato in un certo senso il percorso di Bergoglio; in tal modo viene tracciato in profondità ‘il filo rosso’  del suo pensiero non preso in debita considerazione da coloro che non ne condividono  le coordinate pastorali oltre ad accusarlo di ‘scarsa preparazione in sede teologico-filosofica’, come viene sottolineato nella premessa da Guzmán Carriquiry Lecour, vicepresidente della Pontificia Commissione per l’America Latina,  che ci ricorda le presenze non secondarie giocate da figure appartenenti al mondo letterario come Borges, Leopoldo Marechal, Manzoni, Dostoevskij, Chesterton, e anche da personaggi della cultura francese del primo Novecento come Léon Bloy, Charles Péguy e  Bernanos. Queste letture hanno avuto un peso non trascurabile  e continuano ad essere lievito costante nei suoi discorsi ed omelie sino a non costituire ‘un genere minore per una biografia intellettuale’, come avverte lo stesso Carriquiry Lecour nel riportare una significativa affermazione del teologo Hans Urs von Balthasar del 1956 e relativa al fatto che a volte nei grandi scrittori cattolici ci sia più libertà ed originalità ‘che nella nostra odierna teologia, di corto respiro e che si accontenta di poco’.

Alla luce di queste considerazioni Borghesi sottolinea a più riprese che, per capire il pontificato di Papa Francesco, bisogna tenere presente il fatto che formazione intellettuale ed esperienza sacerdotale e pastorale costituiscono un  unicum inscindibile  e spiegano la struttura di un pensiero complesso ed elaborato, ancorato da una parte al solido pensiero europeo di Fessard e Guardini e dall’altro al pensiero e ai fenomeni sociali e politici del mondo latino-americano spesso guardati con superficialità; per questo il suo pensiero viene visto come un pensiero della riconciliazione,  un pensiero ‘tensionante’ che nasce sul terreno concreto dei fatti contrassegnati da laceranti contrapposizioni e nello stesso tempo bisognosi di trovare una ‘unità antinomica, una soluzione agonica raggiunta mediante il contrasto’. Borghesi segue tale percorso che trovato negli anni ’60  in Guardini e nella strategica idea di ‘polarità dialettica’  ‘il primo germe del suo pensiero’ e diventato in maniera programmatica il suo ‘filo rosso’, il suo ‘nucleo concettuale originale’ coniugato in una originale sintesi con la ‘teologia del come se’ di Fessard, fattori che hanno fatto prendere le distanze al giovane Bergoglio da quello che chiama ‘tomismo decadente’ presente nei manuali’ ma non dal ‘realismo gnoseologico’ con la sua ‘valorizzazione del mondo sensibile’ presente nella Somma teologica.

Tali figure, integrate con lo stretto rapporto avuto con Methol Ferré, hanno portato il  suo pensiero ‘a costituirsi come una sinfonia degli opposti’  sino ad assumere una precisa fisionomia nello stesso ‘alveo del cattolicesimo inteso come coincidentia oppositorum’,  dove l’obiettivo primario teoretico ed insieme pastorale è di  ‘suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità  e allo stesso tempo fare l’unità’ con l’evitare due tentazioni sempre presenti, quella di ‘cercare la diversità senza l’unità’ e quella di ‘cercare l’unità senza diversità’,  come sarà detto in una importante omelia del 2017. Si potrebbe considerare tale omelia, come tanti altri scritti precedenti a partire dall’enciclica Laudato sì, un vero e proprio manifesto del pensiero complesso con tutto il corredo concettuale-politico che lo caratterizza dove si prende atto, per utilizzare il titolo di un capitolo del lavoro di Borghesi, sì di ‘un orizzonte segnato da contrasti profondi’  ma orientato ad uno dei ‘quattro principi teorici’ a base del pensiero di Bergoglio: ‘l’unità è superiore al conflitto’;   tutto questo è ritenuto interno a Bergoglio stesso che ‘rappresenta, nella sua apparente semplicità, una figura complessa’ un modo non comune di vivere la ‘complexio oppositorum’,   e da questa dialettica emerge il suo aspetto ‘mistico’ che lo porta ad interessarsi del reale e delle ‘sorti del mondo’, del ‘pueblo fiel come luogo teologico’ aspetto in comune con altre autentiche esperienze mistiche come ad esempio quella di Simone Weil.

Per questo Borghesi dà una importanza non secondaria  all’indicazione dello st esso Bergoglio quando traccia una strada ‘La mia porta è sempre aperta’ che è lo sbocco quasi naturale dell’altro ‘principio della polarità’, un vero e proprio antidoto contro ogni visione riduzionistica sia in campo teorico e soprattutto nel campo delle azioni umane, principio che si basa su quello che in varie sue opere precedenti, come Pastorale sociale e Necessità di una antropologia politica, ha chiamato “tensione bipolare molteplice” dominata dal processo ‘ispirazione, concettualizzazione, realtà’ tre momenti che “interagiscono nell’azione”; ed è tale “ispirazione concettualizzata che ci spinge ad agire sulla realtà”,  scriveva nel 1989 quasi perentoriamente Bergoglio, e a fornire le basi per “una mutua interazione con la realtà”, vera e propria “tensione” che si concretizza “in termini di bonum tra bene comune e bene particolare, il che configura la tensione politica in quanto tale”.

Questo articolato lavoro di Massimo Borghesi si sofferma su altri e non secondari aspetti come il rapporto tra ‘Chiesa e modernità’,  tra ‘Cristianesimo e mondo contemporaneo’, la forte denuncia presente in Evangelii gaudium di ‘un mondo senza legami’ dove già si mette in evidenza la necessità da parte della politica di ‘trascendere’ l’economia, il modo tutto particolare di interpretare e di vivere i temi della ‘scuola di S. Ignazio’ col mettere in atto quello che chiama ‘empirismo mistico che spiega lo stile di Bergoglio da Papa, nelle sue omelie, nel suo linguaggio narrativo, realistico, diretto’; il complesso ed elaborato pensiero di Bergoglio sfocia così in ‘un pensiero narrativo che richiede l’immedesimazione tra il soggetto  e l’oggetto’,  in quanto è un ‘pensiero tensionante’, frutto del fatto che la ‘polarità viene concepita e vissuta’ e come tale si presenta come un cuore pensante,  nel senso di Etty Hillesum, nel senso che dà voce insieme  al ‘paradigma del ‘già’ e del ‘non ancora’, proprio della tradizione cristiana che si può mantenere viva in una società come quella contemporanea se si basa sulla ‘tensione polare tra parousia e impegno nel mondo’, come del resto  ci indicava Simone Weil.


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Mario Castellana, già docente di Filosofia della scienza presso l’Università del Salento e di Introduzione generale alla filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari, è da anni impegnato nel valorizzare la dimensione culturale del pensiero scientifico attraverso l’analisi di alcune figure della filosofia della scienza francese ed italiana del ‘900. Oltre ad essere autore di diverse monografie e di diversi saggi su tali figure, ha allargato i suoi interessi ai rapporti fra scienza e fede, scienza ed etica, scienza e democrazia, al ruolo di alcune figure femminili nel pensiero contemporaneo come Simone Weil e Hélène Metzger. Collaboratore della storica rivista francese "Revue de synthèse", è attualmente direttore scientifico di "Idee", rivista di filosofia e scienze dell’uomo nonché direttore della Collana Internazionale "Pensée des sciences", Pensa Multimedia, Lecce; come nello spirito di "Odysseo" è un umile navigatore nelle acque sempre più insicure della conoscenza.