“Manchester by the sea” vibra sulle stesse note di una canzone d’amore rock, ti graffia l’anima già dal pianosequenza iniziale.

Il mare di Casey

“Manchester by the sea” vibra sulle stesse note di una canzone d’amore rock, ti graffia l’anima già dal pianosequenza iniziale. Candidato agli Oscar come “Miglior Film”, “Miglior Regia”, “Miglior Attore Protagonista” (statuetta assegnata a Casey Affleck), “Miglior Attrice Non Protagonista” a Michelle Williams, “Miglior Attore Non Protagonista” a Lucas Hedges e “Miglior Sceneggiatura Originale” (altra vittoria per lo sceneggiatore Kenneth Lonergan), vive di sfondi e di incontri, facendo da spola tra l’innevata Boston e, appunto, Manchester by the sea, comune della contea di Essex, nello Stato del Massachusetts.

L’acquiescenza con cui Kenneth Lonergan si approccia alla macchina da presa, con un cameo in stile Hitchcock, delinea, perfettamente, il climax emozionale intrapreso nella sua precedente direzione di “Margaret”, opera del 2011 incentrata sul dramma famigliare. Stavolta il protagonista è Lee Chandler, idraulico factotum dalle svampite sembianze. La grazia, mista a compunzione, con cui Casey Affleck si attaglia al ruolo della vittima sopraffatta, lo indirizza, meritatamente, verso un Oscar che suo fratello Ben ha toccato per Argo.

Insignito di un Golden Globe e del Premio BAFTA, Affleck pare trasmettere allo spettatore il livore sfrigolante della sua casa in fiamme, progenie in ceneri sparse lungo le pratiche divorzistiche di sua moglie Randi, angariata madre dal recalcitrante destino personale. Attraverso la nomination di Michelle Williams, infatti, l’Academy non si esime dal rintuzzare la scomparsa di Heath Ledger, compagno, nella vita reale, proprio dell’ex pinup di Dawson’s Creek, e Oscar postumo per il Joker del Batman di noliana memoria.

Lee torna a Manchester by the sea per un’ultima mansione, fare da monatto a suo fratello Joe (Kyle Chandler), ma l’apostasia a cui decide di tener fede si barda di compassione quando briga per garantire un futuro a suo nipote Patrick, rattrappito adolescente nel giovane volto di Lucas Hedges, enfant prodige di un’industria selettiva con chi seleziona il copione a sè più idoneo.

La pellicola, dicevamo, vive di incontri e di sfondi, di un mare solcato dalla “Claudia Marie”, atavico peschereccio, speciosa greppia da cui attingere dilatorio sostentamento e uno sbrecciato domani.

 


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.