Oggi i detenuti nei campi libici, o al confine con la Croazia i profughi che alla neve porgono le proprie carni semi-nude, riproducono gli echi delle sofferenze tutte del mondo

Scorrono, di notte, le interviste alle bimbe con le tante tante primavere, sopravvissute ai campi dell’orrore nazifascista, nel grande Olocausto che nessun libro di storia del secolo XX potrà omettere o considerare in negazioni o in negoziazioni storiografiche al ribasso. La Shoah è esistita, nella sua tragicità vinta; ne portano le ferite gli occhi e l’animo, le braccia tatuate in codice e la memoria indelebile di quelle belle signore che del 1942 o del ‘43 ricordano le inenarrabili paure.

I mostri politici, generati dalle perversioni di massa contro l’umanità nel suo diritto ad esser serena, sono dietro l’angolo, in ogni epoca. In ogni età della storia in corso, in ogni età del diritto occorre servire la ragion comune dell’umanità, ragion comune non quale mera somma bensì quale sintesi fragile e speranziera della ragione esistenziale in sé, unica e irripetibile, di ciascun individuo a vivere dignitosamente senza subire ricatti, torture, abomini.

Oggi i detenuti nei campi libici, o al confine con la Croazia i profughi che alla neve porgono le proprie carni semi-nude, sicuramente, non arriveranno all’abominevole feticismocrazia dell’ir-ragione e dell’assurdo male cupo dei nazisti, accompagnati poi dai fascisti. Ma anche quegli esseri umani che oggi chiedono asilo esistenziale alle nazioni civili e alle entità sovranazionali ed internazionali altrettanto civili, d’altronde, riproducono gli echi delle sofferenze tutte del mondo. In un accorato “mai più” che risuoni oltre lo stesso eterno, diremo, agiremo, scriveremo affinché resti memoria tra le tracce dell’umano, di quelle atroci e di queste meste sofferenze di popoli raminghi, in preda ai predatori del sorriso fragile dell’esistere.

Allora gli sguardi atterriti dei bambini nei filmati in bianco e nero degli anni ’40 del Novecento, nelle loro unicità mai più ripetutesi grazie al cielo in quella totalità ed estensione, ci ricordano che anche del filo d’erba schiacciato occorre occuparsi, prima che ci si abitui all’indifferenza elevandola a regime, prima che il fil d’erba diventi un prato privato del suo diritto a vedere il sole.

Ogni anno fa male al cuore riscoprire quanto l’umanità possa diventare pericolosa, attraverso i filmati degli ebrei nei campi di concentramento novecenteschi. Fa bene alla memoria, e quel male che sentiamo al cuore – per chi se lo appercepisce – è in realtà un malessere che brulica di bene, di fame di speranza nella giustizia per tutti, i popoli, le generazioni, le persone.

Europa e USA adesso, con il presidente Joe Biden, abbiano il coraggio di opporsi ad ogni tentativo di disumanità a macchia di leopardo che si agita in Eurasia, oltre che nelle Afriche e nell’Europa afro-mediterranea. Abbia adesso l’amicizia euro-statunitense una missione da compiere nel rispetto dei diritti umani nella macroarea russa e nell’area cinese.

Abbiamo salutato l’uscita dell’ex presidente USA Trump, ed era ora! A inizio gennaio alcune folle infuriate che non chiedevano un mondo migliore, ma un mondo più chiuso, più corrotto in favore ai loro giri di estrema destra, hanno assediato la stanza dei bottoni degli Stati Uniti. Le correnti di destra si stanno agitando in varie parti del mondo, insieme ai populismi.

Per chi ama i diritti umani, civili e sociali al contempo, queste tipologie di agitazioni sono preoccupanti, non solo per l’ordine pubblico – sempre importante per una vita associata decorosa – ma anche per la tenuta delle conquiste giuridiche e per il corso ulteriore delle necessarie conquiste da fare, in termini di “humanitas”, nel diritto dei diritti delle genti tutte.

Le correnti di sinistra nell’età post-ideologista della politica non hanno più orientato le proprie mire verso una riedificazione critica e innovativa degli assetti costituiti. Lo slancio che i democratici e i socialisti liberali devono riscoprire deve essere uno slancio che stacchi il popolo delle sinistre dai social e dalle mere messaggerie burocratesi dei partiti senza circoli. Il nuovo movimento della sinistra new age deve portare fuori (fuori!) le necessità e gli obiettivi inespressi o irrealizzati dei più, in un disegno comune di individualità pensanti che guardino di nuovo – stavolta concretamente – ad un sole, nell’avvenire; oltre l’ordinario efficientamento del già esistente.

La rivoluzione liberalsociale, che sia liberante, che sia federativa nella “humanitas”, che sia eco-esistenziale nel condiviso produrre servizi o merci e nel libero scambio di essi, deve ancora adempiere alle vocazioni delle proprie mine antropiche e vaganti, nel mondo. Si organizzino queste nonviolente mine che vagano alla ricerca delle proprie pangee politiche. In un meccanismo transtatuale che armonizzi contemperando le antinomie, il futuro è liberale e sociale insieme. In una federazione di liberalità e socialità si procederà a garantire attraverso il controllo pubblico il dinamismo equo, tra i privati liberi di osare, nella sussidiarietà orizzontale delle economie locali e federate, verso un maggior bene comune delle diversità.

E intanto ritorna alla mente, come acqua pura oltre i confini inenarrabili dell’universo ad oggi, lo sguardo delle bimbe con le tante tante primavere, le bimbe che dai campi nazifascisti sono uscite vive, riconsegnate alla vita per vivere. Nel costruire il post-ideologico new age in politica, sicuramente, non saremo privi della memoria dei loro sguardi narranti, fragili ma forti insieme. E quando ci vedrete silenti, il nostro silenzio sarà riflessione ed emozione e mai indifferenza.


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Luigi Trisolino, nato l’11 ottobre 1989 in Puglia, è giurista e giornalista, saggista e poeta, vive a Roma dove lavora a tempo indeterminato come specialista legale della Presidenza del Consiglio dei ministri, all’interno del Dipartimento per le riforme istituzionali. È avvocato, dottore di ricerca in “Discipline giuridiche storico-filosofiche, sovranazionali, internazionali e comparate”, più volte cultore di materie giuridiche e politologiche, è scrittore e ha pubblicato articoli, saggi, monografie, romanzistica, poesie. Ha lavorato presso l’ufficio Affari generali, organizzazione e metodo dell’Avvocatura Generale dello Stato, presso la direzione amministrativa del Comune di Firenze, presso università, licei, studi legali, testate giornalistiche e case editrici. Appassionato di politica, difende le libertà e i diritti fondamentali delle persone, nonché il rispetto dei doveri inderogabili, con un attivismo indipendente e diplomatico, ponendo sempre al centro di ogni battaglia o dossier la cura per gli aspetti socioculturali e produttivi dell’esistere.

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