Un’Odissea nella città in cui si vive…

Caro direttore è da tempo che non ci sentiamo, ma questo non vuol dire che non vi ho letto e non vi ho seguito, per ciò oggi vi scrivo per la Giornata della Memoria e per rimanere nel tema del vostro giornale cioè dei viaggiatori e parlare per il viaggio più incredibile mai organizzato, non da qualche agenzia viaggi ma dall’uomo. E non per raggiungere qualche terra sconosciuta o qualche pianeta lontano ma quello verso Auschwitz.

Normale, i viaggi comprendono pure le pause…, anzi esse sono la parte migliore, oltre che viaggiare scrivendo durante e dopo averlo compiuto, si può viaggiare scrivendo pur stando sempre allo stesso posto come fece Anna.

Come in ogni cosa ci sono viaggi e viaggi, e capita che per descrivere certi viaggi ci vuole coraggio, ma non perché hai preso il treno o sei andato nel binario sbagliato e per questo ti prenderanno in giro gli amici, ma perché quello era il treno maledettamente “giusto” con gli orari delle fermate esatti, con i passeggeri “giusti” e col nome in ogni “giusta” fermata e tale era anche la destinazione, “Giusto”!

Come si possono descrivere certi viaggi programmati e perfettamente riusciti, ti lasciano “senza parole” sbalorditi per la loro fredda e impeccabile efficienza e professionalità dell’organizzazione.

Proprio il giorno che questa meta, antro labirintico del Minotauro smise per sempre di sperimentare, divorare, produrre, provare e catalogare minuziosamente atrocità ai danni dll prossimo, quel giorno si è scelto e segnato perché rimanesse nella memoria!

Ho voluto scrivervi e riportare in mente cos’è successo tanto tempo fa anche se sono un po’ di parte, per certe esperienze personali ma ancora con l’occhio fresco e non completamente assuefatto.                 Rinnovarla di anno in anno, mi sembra una necessità per chi non ha memoria o per chi ha la memoria corta, (titoli di giornali a parte) istituirla come giornata e internazionalizzarla significa che qualcuno non ha conosciuto quello che ha fatto e non ha chiesto scusa, peggio ancora, se l’ha fatta franca, è quindi normale c’è chi le fa ancora!

Io non vorrei entrare a spiegare l’etimologia di chi sono gli estranei e gli stranieri, chi è interessato vada a leggere i nomi di coloro che hanno fatto l’Italia, però spiegherei meglio il giorno della memoria con Ulisse che vuol dire il Viaggiatore, cioè colui che compie l’azione, colui che vede e calpesta terre camminando e navigando con una meta; per tornare nella propria casa o trovare un terra dove poter costruire la propria casa e mettere radici, gli altri tipi di viaggio sono sempre accompagnati con un aggettivo complementare a fianco o luogo di meta o si chiamano in un altra maniera.

Questo vuol dire nome Odisseo e quasi quasi mi dispiace che non è stato mai tradotto il titolo come si conviene in certi casi,  “Il viaggiatore” o “l’Odissea, il viaggiatore” e forse avrebbe avuto più lettori ed avrebbero  compreso di più che chi viaggia non sta nella propria terra di origine o casa, quindi estraneo ai suoli che calpesterà, credo.

Senza fermarci nei molteplici aspetti dell’opera di “H-omero”, mi fermerei al tema centrale attorno al quale girano tutti gli, ed è il tema dell’H‐OSPITALITÀ. Come il viaggio non avrebbe senso senza la meta, ma anche il viaggiatore senza colui che lo Ospita, se no sarebbe un vagabondare. L’Odissea oltre i vari luoghi che vide o calpestò, i golfi e le baie dove attraccò, racconta propriamente vari tipi di ospitalità ricevuta e il rispetto fatto (lei direttore ha spiegato l’etimologia della parola rispetto in un suo scritto), quindi riflettersi nel prossimo di conseguenza anche l’atteggiamento dell’ospite fino alla fine nella sacralità del diritto della inviolabilità della propria casa, della famiglia come cellula di civiltà e di nazioni; se leggiamo l’opera con questo occhio, l’organicità di colui che ospita e l’ospitato interagiscono e esistono in funzione di un altro. Senza fermarci nei particolari delle vicissitudini della causa-effetto questa è uno delle chiavi di lettura che suggerisco per comprendere certe conseguenze e in fine aggiungerei i valori e i diritti dell’Uomo.

I tempi sono difficili, e i ruoli ospite-ospitante si capovolgono ogni giorno anche dentro il nostro paese stesso e in ogni momento anche il rispetto e il dovere (basti pensare alla vocazione turistica e quello del lavoro) verso gli estranei e gli stranieri, e i più  deboli, coloro che non portano nulla dietro.

Oggi come mai più è necessario riflettere sulla memoria anche nel senso più utile di essa, per non fare lo stesso sbaglio due volte. Io vi parlo dalla terra dove mi sono fermato, cioè Ostuni, dove santo Sant’Oronzo raccolse san Giusto dopo un naufragio, raccolto come naufrago Ulisse, come migrante sulle nostre coste, sola questa  storia basterebbe per capire l’appartenenza e tante cose del mondo e il mondo, non tenerlo presente fa sì che succedano certe cose e fa dimenticare a chi appartieni. Nella unicità di questa storia si può vedere tutta la parte messa insieme, fatta da miriadi di pezzi che compongono quel puzzle meraviglioso della storia universale dei viaggiatori e delle nazioni nonché nazioni di viaggiatori.

Dunque come l’Ulisse di Joyce il mio viaggio è breve qui ad Ostuni (e consiglio chi lo leggerà di provare a farlo nel proprio paese, non per polemizzare o obbligarlo, ma per vedere se la storia che ci appartiene è la stessa e, mal che vada, arricchirla ) e parte dalla piazza della Libertà che sottolineo cioè dalle porte bronzee della chiesa di S. Francesco, che descrive il viaggio della vita  spirituale e fisica del santo mentre tornava dall’Oriente (portando con sé l’arancio amaro, immancabile nei giardini d’inverno ad Ostuni ) l’obelisco di Sant’Oronzo fatto dal maestro Giuseppe Greco, percorrendo corso Cavour dove si sbracciano le vie Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci, verso la metà inciampando su un “san pietrino” di bronzo con nome di Ayroldi Antonio (morto alle fosse Ardeatine), per giungere sul monumento dei Caduti dove conto in ordine alfabetico i cognomi Albanese, Anglani, Greco, Francioso, Indiano, Laveneziana, Moro, Parisi, Rodio, Romano, Spagnulo, Tedesco, Turco,  …manca solo Zingarelli (ma a me basta quello del vocabolario) e questo per far vedere la provenienza; attraversare poi la villa comunale con le sue bellissime piante e alberi pervenute da diverse parti del mondo come gli uomini del resto e dove l’albero più giovane è quello dell’ulivo (perché qualcuno che veniva da “fore” cioè… forestiero notò che mancava la Pianta caratteristica della nostra città e Regione) a volte non solo l’indifferenza di chi sa, ma di più la pedanteria, l’ignoranza e la mancanza di professionalità creano confusione e contribuiscono nella perdita della memoria nel bene e nel male. Uscendo dalla Villa percorro quello che è rimasto del parco della Rimembranza, per trovarmi di fronte al più grande Ospite “ebreo” (perché lui non era Cristiano) che sta steso sul Calvario nonché nella chiesa delle Grazie li vicino, messo sulla Croce.

Solo 400 metri di tratto basterebbe per raccontare la storia di questo paese e riflettendo capire perché certe cose sono andate e andranno in una certa maniera, e quella del mondo intero tra santi, viaggiatori e gli uomini che lo hanno fatto, nel passato e presente, e  ti rendi conto che sei parte del mondo intero e la domanda mi viene spontanea: chi è contro di chi? Viaggiatori contro viaggiatori, fratelli contro fratelli! Fare delle leggi di razza o protocolli “H” e perseguire, alzare muri, vietare o condannare l’altrui ragione di essere, è più che follia, con il pretesto che non sai leggere o scrivere bene e conoscere questa lingua e calpestare questa terra ogni istante e non sapere dentro di te chi sei. Certo, importantissimo il ruolo degli insegnanti della scuola e dei giornalisti, comprando il loro consenso nulla si saprà e nulla rimarrà. E magari tutto fatto da ultimo arrivato nella scena politica o il più strano che può esserci, è più che assurdo.

Nella loro coscienza e consapevolezza, il dolo, nella programmazione di tutto ciò che avvenne la monumentale complicità vile verso l’umana vita.

Il resto è solo demagogia e ipocrisia per un pugno di voti e consenso della piazza mentre dovremmo viaggiare tutti sulla stessa strada e perseguire la stessa meta per recuperare il tempo perduto; verso la casa comune.


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Sono Besnik Nazaj (Niko Albanese) e vengo dall'Albania, precisamente dall'Epiro. Ho visto per la prima volta Ostuni dal mare e mi definisco Sudista per scelta. Ho studiato Storia dell'Arte e Arti Figurative specializzandomi in materie dure. Sono laureato in Storia e Filosofia all'Accademia Militare di Tirana. Vivo, studio e creo descrivendo il territorio in tutte le tecniche e generi. Insomma, sono partito da dove parti Enea per attraversare lo Ionio, con la "piccola" differenza che Enea vide e girò per il Tirreno, io mi sono fermato qui. Il mio motto è: il mondo è paese e non ha confini.

1 COMMENTO

  1. Come sempre quello che dici è profondo….
    Ma noi poveri uomini stiamo scegliendo di diventare Vagabondi e non più Viaggiatori
    Forze le nuove leve riusciranno a portare una ventata di freschezza su questa terra che sta diventando sterile

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