”Quando vai nello spazio sai che stai andando in un ambiente estremo e rischioso, di cui non sei assolutamente padrone”: così ha dichiarato all’ANSA Luca Parmitano, l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa).  Luca è tornato “coi piedi per terra”, dopo essere stato 6 mesi a “Volare”, questo il nome della prima missione di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Sei mesi orbitando attorno la terra, un record per un italiano a cui se ne aggiunge un secondo: Luca Parmitano è il primo italiano ad aver “passeggiato nello spazio”.

Non che i legami con “Itaca” gli mancassero: a casa, lo aspettavano la moglie Kathryn e le due figlie, Sara e Maia. Troppo forte era, tuttavia, il desiderio di esplorare l’inesplorato, spostando le colonne d’Ercole della conoscenza umana.

Non è un caso che egli stesso abbia fatto ricorso al “gene di Ulisse” per definire il pungolo che lo ha indotto a sfidare l’ignoto e che, pur felice una volta sulla Terra, gli ha fatto volgere uno sguardo nostalgico verso lo spazio che si era lasciato alle spalle, anzi: sulla testa.

Ecco come ha raccontato la sua prima passeggiata nello spazio: “Descriverei lo spazio come un nero: non è semplicemente buio, c’è una totale assenza di luce […] improvvisamente mi sono reso conto di essere l’uomo più lontano dalla superficie terrestre e che il braccio robotico era l’unico collegamento con tutto ciò che conosciamo, con sei miliardi di persone e 10.000 anni di storia”.

Luca Parmitano durante la sua prima EVA

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Luca come Ulisse, capace di spingersi, nella fantasia dantesca, oltre tutto ciò che era “mare nostrum”: oltre la storia, la civiltà, la cultura del Mediterraneo, conscio di sfidare la morte, pur di non rinunciare alla sua sete di conoscenza.

Fatte le debite proporzioni, riconoscendo tutto il rispetto che si deve ai campioni della conoscenza, al mitologico Ulisse come al realissimo Luca, il nostro piccolo Odysseo vuole in fondo provare ad imitarli: Ulisse non dimenticava Itaca, Luca non ha dimenticato la sua famiglia, noi di Odysseo non disconosciamo il rapporto di odio/amore con la nostra terra. Eppure, come Ulisse e Luca, desideriamo spingerci oltre, visitare e abbracciare l’oltre e l’altro, per tornare a casa un po’ più ricchi e già carichi di nostalgia per il prossimo viaggio, in attesa di una nuova partenza.

Sarà una questione di geni. Magari proprio del gene di Ulisse.

Per la cronaca: Luca Parmitano è rimasto in orbita 166 giorni, 6 ore, 19 minuti, a partire dal 16 luglio e fino all’11 novembre 2013. Ha effettuato due “passeggiate spaziali” (nome tecnico: Extra-vehicular activity – EVA). La prima di esse è avvenuta il 9 luglio 2013 e si è protratta per ben 6 ore e 7 minuti facendo sì, come anticipato, che Luca fosse il primo italiano ad aver effettuato un’EVA. La seconda, svoltasi una settimana dopo, il 16 luglio, è celebre per un incidente che sarebbe potuto costargli la vita: ad un certo punto il suo casco ha incominciato a riempirsi di acqua, impedendogli il respiro e la vista. Luca, con grande freddezza, è riuscito a gestire la situazione e a rientrare in tempo nella stazione orbitante, concludendo la sua seconda EVA dopo un totale di 92 minuti.

 


[Foto: Wikipedia + Ansa ]