Non si ferma il viaggio di Trenta giorni in racconti brevi (EtEt edizioni), il fortunato libro di racconti di Paolo Farina che continua a ricevere lusinghieri giudizi tra i lettori. Questa volta Trenta giorni sarà presentato in quel di Galatina, presso il Salone “De Maria”, in Corte Taddeo, 39, grazie all’invito della Libreria Fiordilibro. Moderatrice della serata sarà la prof.ssa Mariarita Colazzo. Appuntamento al 20, ore 18.30.

Devo chiamarti “Paolo” o “direttore”?

Paolo va benissimo: ho la fortuna di avere un nome che mi piace e che nessuno mi potrà togliere, a differenza di tanti titoli che, come è noto, vanno e vengono…

Bene, Paolo, vogliamo parlare di questa nuova tappa di Trenta giorni? Questa volta l’invito arriva da Galatina…

Devo dire che attendo la serata della presentazione, prevista per lunedì 20 febbraio, ore 18.30, con un misto di curiosità e intima soddisfazione. La curiosità, è facile intuirlo, deriva dall’attesa di quelle che saranno le diverse reazioni dei presenti. L’intima soddisfazione nasce dal fatto che protagonista della serata saranno una libreria, una sala convegni e una cara amica. La libreria è “Fiordilibro” (un nome, un programma!) di Emilia Frassanito, che ringrazio di cuore; la sala convegni, in Corte Taddeo, 39, è il salone “De Maria”, presso la chiesa dei SS Paolo e Pietro, e qui il mio grazie va a un uomo e un sacerdote, don Aldo Santoro, che ha giocato un ruolo fondamentale negli anni della mia formazione liceale; l’amica, che fungerà anche da moderatrice, è la prof.ssa Mariarita Colazzo, la vera ispiratrice di questo appuntamento, nei cui confronti ho un debito inestinguibile… Ora che ci penso, a curiosità e soddisfazione devo aggiungere un termo elemento: commozione! Sì, direi proprio che tanta attenzione mi commuove…

Anticipazioni sulla serata?

Top secret! Scherzo. Come amo fare, o meglio “essere”, sarà un dialogo informale, una chiacchierata tra amici al bar, anzi in libreria. Condivideremo parole, racconti, emozioni e speranze. Proveremo a seminare gocce di luce: ne abbiamo bisogno.Paolo Farina

C’è un racconto a cui sei particolarmente legato?

Domanda difficile. I racconti sono come figli: li si ama tutti, magari in modo diverso, perché diverso è ognuno di loro, ma sempre senza limiti. Diciamo che racconti come Io sono Melissa, La corriera, La salsa, Casa, Terra antica, Rewind, ricevono sempre tanto consenso. Ma ve ne sono altri che magari sono meno citati, ma che io amo ugualmente e a cui tengo molto.

Sono racconti autobiografici?

Ovviamente sì e ovviamente no. Flaubert diceva: “Madame Bovary c’est moi“.

Perché si scrive?

Altra bella domanda, alla quale Primo Levi ha individuato nove diverse risposte. Provo ad aggiungere la mia: perché si ama leggere, perché si ama sognare, perché si ritiene di avere una storia da raccontare, perché si spera di essere letti, per prendersi una rivincita su un mondo bello che scompare o su un mondo brutto che si impone. Insomma: si scrive perché si è presuntuosi…

Perché si dovrebbe leggere Trenta giorni in racconti brevi?

Magari per dire che è proprio un brutto libro di racconti. Oppure per affermare il contrario. Io spero che almeno qualcuna delle mie pagine resti nel cuore dei lettori. Non sarei sincero fino in fondo se negassi che, almeno sino ad ora, molti di essi mi hanno contattato, a lettura terminata, per ringraziarmi e incitarmi a scrivere ancora. Devo confessare che non c’è gratificazione più grande per chi scrive: ok, a parte vincere il Premio Italo Calvino!