«Circolo Per Indomiti Amabili»

(i ragazzi della Casa Circondariale di Brindisi)

È il secondo anno consecutivo che mi capita di vivere il mio triduo Pasquale dal lunedì al martedì santo invece che, come da tradizione, dal giovedì al sabato.

…Se qualcuno sta pensando che ho cambiato spacciatore, allora devo confessare che la mia unica droga sono le emozioni e i sentimenti belli di cui ho la fortuna di nutrirmi ogni giorno.

Dunque, quale la ragione di questa mia dichiarazione iniziale?

Caro lettore, adorata lettrice, prova a metterti nei miei panni.

Ti faccio un breve riepilogo.

Lunedì mattina, ho potuto incontrare i detenuti della Casa Circondariale di Brindisi poi, a sera, gli studenti e i docenti del CPIA Brindisi nella splendida cornice del Castello Dentice di Frasso a Carovigno. Quindi, martedì mattina, ho incontrato prima oltre 100 studenti di scuola media e poi oltre 100 bambini di quarta elementare dell’Istituto Comprensivo “Hero – Paradiso – Bosco” di Santeramo in Colle. E, se questo non bastasse, ho potuto trascorrere il pomeriggio di lunedì e il pomeriggio di martedì, incontrando rispettivamente i docenti del Liceo Europeo “Fermi Monticelli” di Brindisi e i docenti del già citato Istituto Comprensivo di Santeramo.

Una filigrana di incontri tenuti insieme da un unico filo di Arianna: la necessità di seminare parole di luce, di accendere il nostro umile fiammifero invece che gridare al buio.

Impossibile riassumere tutte le emozioni, citare tutte le carezze a cuore, le strette di mano, gli abbracci.

Ritorno con la mente all’incontro nella Casa Circondariale, con Leonardo che mi dona un quadretto fatto con le sue mani e mi dedica i suoi versi.

Con Dario che legge, meglio di come avrebbe fatto un attore professionista, le pagine di “Io speriamo che Ci Pìo”.

Con tutti i compagni di cella lì attenti, sorridenti, a far coro, e a farmi dono dei loro incredibili e bellissimi acronimi per rispondere in un modo sempre nuovo alla domanda “CPIA che?”: cosa che, in verità, era già accaduta la settimana scorsa in quel di Altamura, presso il CPIA “Chiara Lubich”, la Scuola di Paola.

E così giù con le definizioni.

Mi scuso, con i ragazzi della Casa, se non le cito tutte: “Circolo Per Indomiti Amabili”, “Cambiare Per Iniziare ad Amare”, “C’è Possibilità In Amore”, “Cuore Passione Infinito Amore”, “Centro Per Instaurare Amicizie”, “Creare Pensieri In Aula”, “Come Poter Imparare Altro”.

E su tutte la mia preferita: “Causa Persa In Anticipo”, sulla quale ci siamo soffermarti per dire che no, proprio no, noi non ci stiamo. Al CPIA nessuno è causa persa in anticipo. Al CPIA si vince sempre, tutti insieme, e non solo a Pasqua.

Che dire poi di vedere, in quel di Carovigno, Dante letto e interrogato da alunni del Benin, della Somalia, della Costa d’Avorio? E che cosa dire della possibilità di cantare “Volevo essere un duro” insieme ai ragazzi di scuola media di Santeramo mentre scoprono, con Dante, che non mai troppo tardi per sperare?

E volete provare a immaginare di commentare il girone dei golosi a bambini della quarta elementare travesti da panini alla Nutella? E riuscite a vedere i volti luminosi dei docenti che raccontano i loro miracoli in classe e fuori dalla classe? Riuscite a vederli accesi, sorridenti, motivati, consapevoli di quale grande dono, alto compito e tremenda responsabilità comporti il loro lavoro?

Ecco, la sintesi di tutti questi incontri che hanno illuminato l’inizio della mia settimana santa, mi pare essere solo una: questo mondo ha bisogno di fiammiferi, possibilmente di fiammiferi accesi. Vorresti esserlo anche tu?

Forse non immagini quanto ce ne sia bisogno. Forse dimentichi che, per quanto effimero, un solo fiammifero può illuminare un intero salone.

E che, prima di spegnersi, ha sempre tempo sufficiente per passare la luce ad un altro fiammifero: e ad un altro ancora, ancora ad un altro… Proprio come avviene nella notte della veglia pasquale.

Buona Pasqua, dunque, anche quest’anno, anche di lunedì e di martedì.

Buona Pasqua, ogni giorno.

Buona Pasqua, con i versi che mi e ci ha donato Leonardo:

Avevo perso il rispetto del tempo.

Dove il tempo si ferma e lo spazio si svuota.

Il carcere è un mondo perduto pieno di voci,

inquilini delle macerie,

dove solo la memoria ti rende ancora vivo.

Poi arriva l’alba,

quell’alba che altrove sa di rinascita,

perché qui tutto il sole sorge e tramonta,

ma sempre dietro un muro!

È angosciante vedere tutta la terra

rinchiusa in quel fazzoletto di cielo

che scorgo dalla finestra…

Quell’infinito finito, compreso e delimitato.


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

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