
Un inno all’educazione permanente, «alla Scuola fatta a Scuola»
di Salvatore Mattana, dirigente scolastico in quiescenza
Nell’atto del suo insediamento alla guida del CPIA BAT, oggi intitolato alla memoria di Gino Strada, mi è stato particolarmente gradito formulare al d.s. Paolo Farina gli auspici più sinceri per i compiti che lo attendevano.
Ero convinto che, sotto “l’egida” della sua gestione, tutto “l’intelletto collettivo” del Centro sarebbe stato in grado di elaborare una profonda riflessione sul sistema formativo che si snoda lungo tutto l’arco della vita (a lifelong learning) in ordine al quartiere, alla città, all’intero territorio della BAT, in ordine alla dimensione teorica ed operativa dell’integrazione «…senza distinzione di razza, di sesso, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (art. 3 della Costituzione).
In pochissimo tempo il d.s. Paolo Farina, al timone del CPIA BAT “Gino Strada”, ha saputo riportare in auge la formazione degli adulti attraverso un impianto progettuale condiviso e concertato a sostegno della qualità della vita, del pieno esercizio della cittadinanza attiva, dello studio come valore essenziale per tutti che deve contenere tutti i saperi, ma soprattutto i fondamentali della vita per rapportarsi a sé e agli altri.
A sottolineare l’importanza di questo ideale “pansofico”, di una formazione capace di aiutare tutti a crescere in umanità, in intelligenza, in valori, giunge assai gradito questo suo significativo saggio dal titolo emblematico: Io speriamo che Ci Pìo. Tutto quello che dovreste sapere, e non immaginate, dei CPIA.
Scrive Italo Calvino: «La prerogativa della grande poesia consiste proprio nella capacità di chiudere il mare in un bicchiere». Come a dire che l’Autore riesce a “restituirci” l’universale mondo del CPIA attraverso un breve ma intenso scritto in cui viene affrescata una scuola impegnata, come voleva Don Milani (seguendo alla lettera la Costituzione) nella rimozione degli ostacoli all’uguaglianza, alla libertà, al pieno sviluppo della persona.
I vissuti, come rami di un unico albero, ci rappresentano il CPIA quale luogo, per eccellenza, delle relazioni profonde, quale luogo migliore per crescere insieme magari parlando del classicismo e del romanticismo, leggendo anche Dante e Leopardi.
La “humanitas”, la “civilitas”, la “megalopsichia” (la comprensione, la solidarietà, l’alto sentire) sono sentimenti ricorrenti nei racconti. Tutto ci fa correre con la mente alla “Scuola di Atene”, l’ineffabile opera di Raffaello. Le due figure centrali (Platone ed Aristotele) sembrano riassumere la storia dell’educazione degli adulti (CTP-EDA, CTP-IDA, CPIA) fatta dal continuo incontro tra cielo e terra: l’altezza contemplativa da un lato e l’ampiezza della ragione dall’altro, la visione e la missione, l’intenzionalità e la determinazione.
Per tutto questo, e altro ancora, il saggio di Paolo Farina è un inno all’educazione permanente: o, come scrive e ama ripetere il medesimo Autore, «alla Scuola fatta a Scuola».
«Ho eretto un monumento più eterno del bronzo, più alto della mole regale delle piramidi che non potranno abbattere piogge mordenti o venti sfrenati o l’innumerevole serie degli anni, la fuga del tempo…» (Quinto Orazio Flacco, Odi III, 30).